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Grosseto, la prof sotto accusa: «Mai permessa di dire allo studente sei grasso come un orso polare»

di Pierluigi Sposato
Grosseto, la prof sotto accusa: «Mai permessa di dire allo studente sei grasso come un orso polare»

Si difende l’insegnante, originaria di Livorno, accusata di abuso dei mezzi di correzione

21 giugno 2024
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GROSSETO. «Mai e poi mai. Non mi permetterei mai di dire a qualcuno “sei grasso come un orso polare”». La prof, Saveria Lorella De Luca, 64 anni, originaria di Livorno, difende con compostezza e decisione se stessa e la propria onorabilità davanti al giudice Andrea Stramenga. È accusata di aver pronunciato questa e altre frasi ritenute denigratorie all’indirizzo di alcuni studenti di un istituto di Grosseto, un complesso di situazioni risalente a qualche tempo fa, quando i ragazzi (cinque quelli individuati dalla Procura) avevano un’età compresa tra i 15 e i 16 anni.

Abuso dei mezzi di correzione l’ipotesi per la quale viene processata. Secondo l’imputazione, la professoressa avrebbe tenuto condotte pericolose per la salute psicofisica degli studenti, con ripetuti rimproveri e con frasi umilianti e lesive della dignità e anche con punizioni ingiustificate. A uno di loro l’insegnante avrebbe detto «sei grasso come un orso polare, non puoi sentire freddo», appunto. Si sarebbe rivolta a un’allieva dicendole «se ti alzi è meglio, così perdi qualche etto e non ti fa male»; a un’altra avrebbe detto «Hai portato il cervello in classe, stamani?»; a uno studente avrebbe detto «Hai l’alzheimer». E infine avrebbe impedito a un quinto studente di andare in bagno a sciacquare gli occhi nonostante questi avesse una congiuntivite.

E ieri, dopo le testimonianze di una delle mamme (che era stata anche allieva della prof nel corso serale e che ha ricostruito il quadro dell’epoca dall’interno) e di un collega di sostegno (che ha incontrato molte difficoltà nel confermare le dichiarazioni rese all’epoca alla polizia giudiziaria in merito alla gravità delle frasi pronunciate), la docente si è fatta esaminare, rispondendo alle domande del suo difensore, l’avvocato Calogero Talluto di Agrigento: «I fatti che mi sono stati contestati non sono accaduti. E tengo a sottolineare che non avevo avuto nessun problema nemmeno con i 17 studenti del serale. Soltanto pettegolezzi». E i disegni scomparsi? «I lavori venivano custoditi in una vecchia cassettiera rotta e senza serratura: chiunque poteva prenderle e non c’era altro posto per riporli. Quando segnalai che la situazione era insostenibile e che non si poteva andare avanti così, il dirigente ne fece comprare un’altra, con la chiave». È vero che teneva le finestre aperte in classe? «Da maggio in poi sono gli stessi ragazzi a chiederlo». È vero che usava quelle frasi per rivolgersi ai ragazzi? «No, li chiamavo soltanto con il loro nome. Io lavoro da 35 anni, non farei mai una cosa del genere. E non ho mai tenuto comportamenti vessatori né nei confronti dei colleghi né degli studenti». È vero che impedì a uno studente, che aveva fatto richiesta all’insegnante di sostegno, di uscire per lavarsi le mani? «Se era solo per lavarsi le mani, poteva usare il lavandino presente in aula. Comunque, per disposizione del preside, nella prima ora non si esce dall’aula, salvo casi eccezionali». E la questione della congiuntivite? «Tutto può essere, ma lui stava bene, seguiva le lezioni, io alla preside chiesi un referto di pronto soccorso: ma non ce n’era traccia. È normale che i ragazzi, quando tornano da una malattia, esibiscano una certificazione, non c’è privacy».

Alla domanda del viceprocuratore onorario Alessandro Bonasera, la prof ha risposto di non aver mai pronunciato la frase dell’orso. E le offese di poco conto così come raccontate poco fa dal collega? «Non so di cosa parlasse».

Interviene il giudice: «Ma lei si rimprovera qualcosa, professoressa? Oppure tornando indietro…» «Domanda difficile – risponde De Luca – Io insegno ancora. Io so soltanto che ero appena arrivata in quella scuola e che nell’autunno sono piovute lettere da genitori che nemmeno conoscevo». E fa riferimento implicito alle lamentele di alcuni genitori poi raccolte dalla dirigente in una segnalazione inviate alla Procura. Per la parte civile, l’avvocata Giada Isidori.

Il difensore ha rinunciato ai propri testimoni e l’istruttoria è di fatto terminata. Ma la prof deve attendere per conoscere il proprio destino: la prossima udienza fra poco più di un anno. 

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