Grosseto, salvata dall’intervento la piccola Margherita torna a casa. Chi sono i medici che hanno compiuto un “miracolo”
La storia a lieto fine dell’operazione della neonata con una rara problematica. Il padre: «Tutto perfettamente riuscito, adesso è circondata dal nostro amore»
CASTIGLIONCELLO BANDINI. La piccola Margherita, 59 giorni di tenerezza e di dolcezza, è finalmente tornata nella sua casa di Castiglioncello Bandini, nel comune di Cinigiano, coccolata dai genitori Emanuel Moscatelli e Pamela Fazzi, e dai fratelli di 13 e 12 anni. Avvolta nella sua copertina, Margherita cresce dopo giorno, dopo essere stata al centro di una storia che ha tenuto in apprensione la famiglia, ma che si è fortunatamente conclusa nel migliore dei modi grazie alla professionalità dei medici che l’hanno presa in cura per una malattia rara.
«Da alcuni anni – racconta Emanuel Moscatelli, originario della frazione di Cinigiano, nella quale lavora come operaio agricolo – io e mia moglie Pamela, volevamo un terzo figlio e proprio quando stavamo perdendo le speranze abbiamo scoperto, all’improvviso dopo 12 anni, di una nuova gravidanza». La grande gioia di Emanuel e Pamela, però, viene raffreddata all’ospedale Misericordia di Grosseto: «Dalle prime ecografie – aggiunge Emanuel – i medici della ginecologia riscontrano una anomalia cardiaca sospetta, non ben definita e per questo la responsabile, dottoressa Filardi, decide di farci seguire a Firenze all’ospedale di Careggi dove siamo stati accolti e seguiti dalla dottoressa Pasquini e il suo team, dall’ostetrica dottoressa Angeli e dalla cardiologa neonatale dottoressa Vangi che conferma la diagnosi di Grosseto: una coartazione aortica e una riduzione di tutto l’arco aortico di 2/3 sotto la norma». Arrivati a 36 settimane di gravidanza, il 10 agosto viene eseguito taglio cesareo e la bambina appena nata viene subito sottoposta ad una ecocardiografia che conferma di nuovo la diagnosi della dottoressa Vangi che decide di trasferire subito Margherita all’Ospedale del Cuore di Massa, per essere seguita dagli specialisti che decidono sia necessario un intervento chirurgico».
«Mia figlia al momento della nascita pesava solo 1 kg e 800 grammi: era veramente piccola e per questo motivo la sua degenza in terapia intensiva è durata tre settimane. È stata dura: potevamo vedere Margherita e Pamela solo per un’ora al giorno e stavamo in continua apprensione, sempre incollati al telefono, in attesa di una chiamata». Appena raggiunto il peso di due chilogrammi, i medici decidono di andare in sala operatoria. Il primario di cardiochirurgia pediatrica, dottor Pak Vitali, con il suo team, esegue l’intervento a cuore fermo, di ricostruzione dell’arco aortico e di decoartazione aortica mettendo la bambina in circolazione esterna attaccata alla macchina cuore polmoni. «Un intervento di circa cinque ore – ricorda babbo Emanuel – che ci ha tenuti tutti col fiato sospeso fino alle 17, quando il cardiochirurgo viene a dirci che l’intervento è perfettamente riuscito e che Margherita stava rientrando in terapia intensiva; dove è rimasta per un’ulteriore settimana per essere monitorata. La nostra bambina ha reagito in tempi da record, tant’è che dopo una settimana è stata spostata nel reparto di degenza pediatrica per eseguire gli ultimi controlli e dopo altri sette giorni l’hanno dimessa e finalmente abbiamo potuto portarla a casa. Inutile sottolineare l’amore che riceve da noi, ma anche dai fratelli, dai nonni. Non mi piace la parola miracolo, ma dico grazie a chi ha capito subito il problema e l’ha risolto. Vorrei ringraziare due figure importanti per il nostro percorso: l’associazione “Un cuore, un mondo” e le sue volontarie e Marco, lo psicologo dell’Ospedale di Massa».
© RIPRODUZIONE RISERVATA