Condannata alle maxi spese legali, Improta fa il digiuno per protesta e chiede aiuto alla ministra
Orbetello. La presidente della onlus è al 14º giorno di sciopero della fame e si appella a Locatelli perché itnervenga
ORBETELLO. Elena Improta, la madre caregiver da 14 giorni in sciopero della fame per tutelare il diritto alla vita e al futuro del figlio, ma anche della casa famiglia che ospita il progetto per assicurare un futuro ai disabili accolti in quelle mura, scrive alla ministra per la disabilità Alessandra Locatelli chiedendo alla politica «di trovare strumenti di buon senso a tutela delle famiglie» di fronte a casi come il suo.
I processi che durano decenni seguiti, quasi sempre, da condanne «al pagamento di spese di giudizio astronomiche e punitive» mettono definitivamente in ginocchio chi ha il coraggio di sporgere denuncia e dissuadono gli altri.
«Ma soprattutto – prosegue Improta - fanno sì che la legge non sia realmente uguale per tutti, laddove le famiglie si contrappongono a soggetti (ospedali, cliniche, assicurazioni), che hanno capacità e mezzi infinitamente superiori e tali da poter affrontare con tranquillità processi infiniti ed eventuali esiti sfavorevoli».
Improta chiede una sensibilizzazione della politica su questi temi in difesa delle famiglie fragili attraverso, per esempio, una priorità nella fissazione delle udienze, limiti nella quantificazione elle spese di giudizio, patrocini minimi.
Improta, dopo aver perso la causa contro la clinica romana dove partorì 34 anni fa, è stata condannata a pagare quasi 300mila euro di spese legali. In queste ore, come spiegano dal suo staff, «Don Luigi D’Errico ha fatto un ultimo tentativo scrivendo al proprietario della clinica proponendo che Improta e suo figlio Mario paghino la cifra decisa dal tribunale, rateizzando l’importo sine die, e chiedendo a Villa Mafalda di compiere “un gesto di solidarietà verso gli ospiti della Casa di Mario facendo una donazione all’associazione Oltre lo Sguardo». Una proposta che ha ricevuto un secco no.