Il Tirreno

Grosseto

L'allerta

Leishmaniosi umana, boom di casi, Asl: «Dobbiamo fare prevenzione»

di Matteo Scardigli
Leishmaniosi umana, boom di casi, Asl: «Dobbiamo fare prevenzione»

Cinque ricoveri (tra cui un minore) da inizio anno, in tutto il 2022 furono sette

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GROSSETO. Nelle case delle dieci province della Toscana ci sono circa 800mila cani, oltre 79mila dei quali vivono nei 28 comuni della provincia della Maremma e dell’Amiata; dove, nei primi tre mesi di quest’anno, sono stati censiti cinque casi di leishmaniosi umana: già due in più rispetto a quelli registrati nell’intero 2022.

E il dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria Usl Toscana sud est rilancia l’allerta, accentuata dal fatto che uno dei cinque pazienti è un minore, che è stato ricoverato al Meyer di Firenze.

«L’alert c’è a livello nazionale, ma l’incremento sul territorio di Grosseto è notevole», conferma Giorgio Briganti, direttore del dipartimento. Facendo un rapido conto, mantenendo il ritmo di cinque casi a trimestre a fine anno si potrebbe raggiungere quota 20: quasi il triplo rispetto al 2022. Ecco perché la parola chiave torna a essere “prevenzione”.

La leishmaniosi è proprio quella trasmessa dai pappataci che si sente dire nelle pubblicità in tv. Il cane è il suo “serbatoio”: l’insetto responsabile della sua diffusione che punge l’animale e poi l’uomo inietta la malattia nell’uomo.

«La leishmaniosi è una malattia protozoaria trasmessa dai flebotomi», premette – in termini tecnici – Briganti, che poi spiega: «Ne esistono due tipi: cutanea e viscerale. La cutanea, autolimitante, si manifesta con ulcere cutanee nelle aree esposte. La viscerale, invece, causa febbre, aumento del volume di fegato e milza, stanchezza e perdita di peso».

E le caratteristiche del territorio della Maremma e dell’Amiata, offrono terreno sempre più fertile per i flebotomi. «I flebotomi non prolificano in aree umide come le zanzare, ma in zone aride. L’aumento di leishmaniosi umana è presumibilmente da ricondurre alla loro attività, favorita dai fenomeni di siccità», conferma Briganti.

La somma è presto fatta: molti cani, tanta campagna e poca acqua, ed ecco che Grosseto deve correre ai ripari.

La prevenzione, fino a qualche anno fa, era affidata al Consorzio di bonifica 6 Toscana sud. La Regione l’ha poi tolta al consorzio per darla in mano ai Comuni; per i quali, tuttavia, non è fattibile, a differenza dei trattamenti antilarvali contro moscerini e zanzare. I flebotomi, infatti, nidificano sotto terra, poi da adulti si nascondono in anfratti e fenditure di alberi o pareti, specialmente nelle parti di territorio meno urbanizzate: praticamente impossibili da individuare.

La pubblica amministrazione può intervenire solo in aree pubbliche ma non in quelle private, come – per esempio – le abitazioni di campagna (un canile, in questo contesto, è considerato struttura privata). Ai municipi, dunque, il compito di diffondere il decalogo redatto dall’istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana.

La prevenzione è quindi affidata ai padroni dei cani. Due le strategie: «Il cane va protetto con gli appositi collari e i vaccini, l’uomo con repellenti cutanei e indumenti chiari (gli insetti sono attirati dai colori scuri) e coprenti», spiega ancora Briganti.

L’ospedale Misericordia è il punto di riferimento provinciale per il trattamento della leishmaniosi (nell’uomo): «In genere si resta ricoverati per pochi giorni. Se la malattia viene trattata efficacemente, eventuali effetti a lungo termine possono dipendere dallo stato generale del paziente», conclude il direttore del dipartimento di Prevenzione.


 

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