Il Tirreno

Firenze

Calcio

Questa Europa chiama due volte. Fiorentina al bivio che sa di storia

di Francesco Gensini
L’esultanza dei viola dopo un gol un gruppo di tifosi e un contrasto di gioco
L’esultanza dei viola dopo un gol un gruppo di tifosi e un contrasto di gioco

Conquistata la Conference col campionato, ora i viola puntano alla coppa

3 MINUTI DI LETTURA





FIRENZE. Sarà ancora Europa via campionato per la terza volta di fila per la Fiorentina che adesso ha il desiderio, l’ambizione, la responsabilità, il privilegio di trasformarla da Conference League a Europa League grazie alla finale di Atene.

Vincendo la finale di Atene, ovviamente, per alzare il livello qualitativo della partecipazione continentale dopo aver soprattutto aggiunto un trofeo nella bacheca viola: che in ambito internazionale manca da sessantatré anni. E siccome l’esito della partita di mercoledì prossimo è legato a mille fattori non strettamente correlati alla partita stessa di quel giorno, ecco che la vittoria dell’altro ieri a Cagliari porta con sé un pizzico di entusiasmo per l’obiettivo raggiunto e una bella manciata di nuova consapevolezza. Che male non fanno di sicuro. Anzi. L’ottavo posto non è un miglioramento rispetto allo scorso anno, quando la Fiorentina sempre ottava era arrivata alla fine del campionato 2022-23, ma allora si era guadagnata l’accesso alla Conference League successiva in virtù della penalizzazione ai danni della Juventus, mentre stavolta è arrivato sul campo, tagliando il traguardo che questo premio aveva in palio: e l’incidenza sotto il profilo psicologico non è affatto da sottovalutare. Intanto, poi, ci sono anche i numeri a dare conforto e sostanza all’obiettivo. Buoni numeri. Come i punti conquistati, che sono 57 e che sono già uno in più rispetto alla stagione passata e ancora con il recupero di Bergamo del 2 giugno da giocare, quindi i punti totali delle 38 giornate possono diventare 58 in caso di pareggio contro l’Atalanta oppure 60 in caso di vittoria, e allora la differenza sarebbe rispettivamente di due e quattro punti. Questo sì un miglioramento, non eccezionale ma significativo sì, anche per progettare l’immediato futuro. Saldo positivo anche per quello che riguarda i gol: 53 erano stati allora, 58 sono già oggi. E considerando le non poche difficoltà incontrate a garantirsi un centravanti che finalizzasse il gioco (Nzola e Belotti hanno fatto nettamente peggio di Cabral e Jovic) va a tutto merito della capacità del gruppo in tutti i suoi componenti di andare oltre questa mancanza. Come è presto detto: ben diciotto calciatori hanno partecipato ai 58 gol sopra ricordati e nessun altro ha mandato in rete tanti elementi (e diventano 19 considerando anche le altre competizioni) come la Fiorentina in campionato. Con due sopra la media: Nico Gonzalez che a Cagliari ha raggiunto quota 11 in Serie A e Bonaventura che sempre in Sardegna ha eguagliato gli otto gol complessivi segnati col Milan nella stagione 2017-18, finora la sua migliore sempre relativamente alla Serie A. A proposito di difficoltà, il periodo di forte crisi a gennaio e febbraio ha macchiato il cammino fatto fino a dicembre (quando la Fiorentina aveva salutato l’anno da quarta in classifica) e compromesso l’assalto a obiettivi più prestigiosi dell’ottavo posto e della Conference League, come i 24 punti ottenuti nel girone di ritorno (erano stati 34 un anno fa) sono lì a dimostrare senza tema di smentita. E’ la causa principale che ha negato a orizzonti di gloria a Biraghi e compagni e su cui dirigenti e nuovo allenatore, in qualche modo e per le loro rispettive competenze, dovranno intervenire in vista della prossima stagione che sarà comunque su tre fronti, con Europa ancora più impegnativa e dispendiosa per il cambio di formula che sarà sia per la Conference che per l’Europa League: e non è certo né un segreto e né una scoperta scientifica che solo modulando al meglio energie, forze e risorse ci si assicura competitività e risultati giocando tre volte in una settimana con viaggi di qua e di là. Ma è quello che ha fatto la Fiorentina con successo e che adesso vuole continuare a fare cercando il surplus per dare un senso definitivo a questi tre anni di Italiano sulla panchina viola.
 

Sport
L’immagine di Santo Stefano

Max Alvini piange in panchina dopo il gol in Cosenza-Catanzaro: l'allenatore toscano e la scena da brividi

di Tommaso Silvi
Sportello legale