Amrabat e Nico Gonzalez: le due certezze di Italiano
Centrocampista e attaccante sono le due carte per ripartire
FIRENZE. Il campionato nella sua corsa all’Europa è compromesso per la Fiorentina, non ci vuole molto a capirlo. E se proprio rimane qualche dubbio ecco i numeri: meno otto punti e quattro posizioni rispetto a un anno fa, meno dodici gol (fatti) e quattro vittorie sempre nel confronto con la 18esima giornata tra allora ed oggi. Il settimo posto – l’ultimo che ammette alle Coppe – è lontano undici punti: è un traguardo impossibile o quasi, ma senza per questo staccare la spina dal campionato è naturale (e necessario) che la squadra viola si dedichi anima e corpo ai due obiettivi diciamo così “rimasti”, la Coppa Italia e Conference League. Tra l’altro, entrambi passaggi privilegiati proprio per l’Europa (League) che verrà.
Chiaro: va rivisto un po’tutto l’atteggiamento, mentale in primis, perché cambiano le “regole”, si trasformano i meccanismi, si aggiungono variabili e incognite, ma la strada è più diretta e lineare. Saranno sfide secche, al massimo composte da una partita d’andata e una di ritorno, con la Conference ovviamente più articolata perché la Fiorentina ha un turno in più da giocare dovendo passare dallo spareggio dei 16esimi a causa del secondo posto nella fase a gironi, ma in Coppa Italia ad esempio l’incrocio col Torino dell’1 febbraio vale già l’ingresso nelle prime quattro elette che si contenderanno l’Olimpico e la finale. A quel punto mancherebbero solo due gare (con la vincente di Roma-Cremonese) per tornare là dove la Fiorentina non c’è dal 3 maggio 2014 e dalla serata-incubo col Napoli.
Ma cammino più veloce della Coppa Italia o cammino più lungo di Conference League che sia, c’è una priorità che Italiano ha individuato e messo in cima a tutto e tutti: recuperare le certezze. Anche personali sotto il profilo del gioco chiesto e proposto – magari rimodellando i concetti tanto cari e tanto proficui in molte occasioni – ma più che altro a livello di reparti, di squadra, di gruppo. Gli serve più solidità difensiva che forse stava garantendo Martinez Quarta (il più in forma del pacchetto arretrato) e, quindi, il recupero in tempi brevi dell’argentino è in cima alla lista delle urgenze. Assieme, ovviamente, alla crescita nel rendimento di Milenkovic, limando il serbo gli errori che a volte caratterizzano le sue prestazioni: nelle sopra citate sfide secche, mantenere inviolata la porta di Terracciano è mezzo risultato conquistato.
E poi affidare il centrocampo in toto a Sofyan Amrabat, sì formidabile cacciatore di palloni (avversari) , ma adesso anche razionale dispensatore di gioco per i compagni, aggiungendo un altro pezzetto consistente al bagaglio già ampio in suo possesso: lo può fare, lo deve fare, e lo stesso Italiano ne è convinto sia nelle corde del marocchino. E siamo a due certezze che avvicinerebbero all’obiettivo: ce ne vogliono altre due. Una è sicuramente la “fame”. Quella che la Fiorentina aveva nella scorsa stagione per andare oltre limiti e difetti, quella che spesso, troppo spesso, sta mancando in quella attuale, perché davvero di rado la squadra viola ha dato l’impressione di essere cattiva e determinata, intenta più a stare dietro al ritmo monocorde delle proprie azioni, al palleggio oltremodo prolungato, che a corse e rincorse con la bava alla bocca. Infine, per ultima ma non ultima come importanza, l’attacco o meglio, la fase offensiva e a seguire quella realizzativa: il pallone va buttato dentro per vincere le partite, sic et simpliciter. Chi e come non importa: la Fiorentina non ne può più fare a meno. Commisso che blinda Gonzalez è un buon segnale.
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