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Aeroporto di Firenze, l’architetto svela il progetto: i tempi, i dettagli e il nuovo volto «ispirato al Rinascimento»
Il nuovo “Vespucci” immaginato dall’architetto Marco Casamonti è un omaggio alla città
FIRENZE. Una grande copertura ispirata alle logge di Firenze, composta da molteplici ottagoni proprio come quelli su cui poggiano le cupole delle sue basiliche. Il nuovo aeroporto Vespucci immaginato dall’architetto Marco Casamonti è un omaggio alla città, di cui propone una visione contemporanea forte delle sue radici architettoniche rinascimentali.
Funzionale – la pista sarà orientata diversamente, in modo convergente all’autostrada – e perfettamente collegato sia alla tramvia che ai percorsi automobilistici, ma anche esteticamente bello e rispettoso delle necessità ambientali, il progetto verrà presentato ufficialmente questo mese, frutto di una collaborazione importante tra Toscana Aeroporti, la soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Firenze, Pistoia e Prato e lo studio Archea.
Architetto Casamonti, come mai siete intervenuti sul progetto dell’aeroporto e come sarà il nuovo?
«La struttura pensata da Rafael Viñoly, architetto di straordinario valore che purtroppo è scomparso lo scorso anno, presentava alcune problematiche evidenziate dal Ministero dell’ambiente. La prima era l’eccessivo consumo di suolo: Viñoly aveva immaginato un unico terminal disposto orizzontalmente, con partenze e arrivi uno a fianco all’altro e non sovrapposti, venendo così a occupare del terreno completamente nuovo. Inoltre c’era la necessità di integrare meglio la tramvia, usata dal 50% di tutti i viaggiatori che arrivano all’aeroporto, che da capolinea diventerà stazione di transito, proseguendo fino a Sesto Fiorentino. Infine al terminal era richiesto di non interferire con la cassa di espansione del Canale di Cinta Orientale, collocata tra l’aeroporto e la scuola marescialli. Il progetto che abbiamo messo a punto ora si estende dall’altro lato, verso l’autostrada, e ingloba parte dell'aerostazione attuale - il blocco più recente rivestito in lamiera di rame brunita, entrato in funzione nel 2014 - riuscendo così a consumare meno suolo e a non toccare la cassa di laminazione. Di fronte al terminal, di 40mila mq su due livelli con gli arrivi al piano terra e le partenze a quello superiore, è previsto un parcheggio multipiano da 2700 posti auto, coperto da alberi di ulivo; accanto passerà la tramvia, che arriverà esattamente al centro della grande piazza coperta che abbiamo immaginato, per poi proseguire la sua corsa. La pista non sarà esattamente parallela all’autostrada ma leggermente inclinata, convergente; non guarderà più verso monte Morello, posizione che la limitava molto e che creava forti disagi agli abitanti della zona. In questo modo inoltre anche il parco della piana sarà meglio in relazione con la città».
I primi commenti al progetto lo definiscono spettacolare.
«In realtà il progetto era spettacolare già nella stesura di Rafael Viñoly. Curiosamente, mi sono laureato proprio con una tesi su un concorso per il Tokyo International Forum vinto da lui, è una figura a cui sono legato e sono stato felice di essere chiamato a proseguire il suo lavoro. Il suo disegno, che prevedeva delle vigne sul tetto proprio come la Cantina Antinori progettata da noi nel 2004, parlava forse più di Toscana che non di Firenze: quando siamo subentrati come consulenti artistici della società di engineering di Toscana Aeroporti per rispondere a problematiche evidenziate dal Ministero, lo abbiamo modificato in modo da renderlo più identitario rispetto alla città. Ci sono però degli elementi di continuità, primo fra tutti la grande piazza coperta, che noi abbiamo ampliato e caratterizzato: quando Roberto Naldi e Marco Carrai, rispettivamente ceo e presidente di Toscana Aeroporti, ci hanno chiamato, hanno chiesto espressamente che l'aeroporto della città fosse “di Firenze e per Firenze”. Per questo abbiamo ci siamo ispirati alle grandi logge fiorentine - la loggia de’ Lanzi, quella del Porcellino - che sono un grande tema identitario della città. Allo stesso tempo ci siamo focalizzati su una figura geometrica, l’ottagono, che a Firenze è un simbolo di grande significato: è nel Battistero, nella cupola di Santa Maria del Fiore, nella Cappella dei Principi, solo per citarne alcune. È il risultato della congiunzione tra il quadrato, che rappresenta la terra, l’umano, e il cerchio, simbolo del divino. L’ottagono insomma come l’incontro tra umano e divino, tra terra e cielo. E che cos’è un aeroporto se non la congiunzione tra terra e cielo? Quindi i viaggiatori alzeranno gli occhi verso una grande loggia composta da tante cupole ottagonali: stiamo discutendo su come rivestirle all’interno, forse a mosaico. Dall’alto si vedrà una grande copertura che sembra un tappeto a forma di cuore - o di giglio - composto da cupole ottagonali, che nelle parti di congiunzione le une con le altre formano dei quadrati - come nel pavimento della biblioteca Laurenziana di Michelangelo - in cui verranno sistemati i pannelli fotovoltaici».
Quali materiali verranno usati?
«Principalmente materiali riutilizzabili; come abbiamo fatto per il Viola Park, cercheremo di usare quanto più possibile l’acciaio, per motivi sia di velocità che di sostenibilità. Tutta la struttura sarà totalmente sostenibile: verranno collocati 11mila mq di pannelli solari sul tetto, i pilastri della copertura contengono i pluviali per il sistema di drenaggio delle acque piovane, i materiali saranno ecologici. Tutto però garantendo un livello di comfort molto elevato, senza far bagnare le persone, anche nell’accesso agli aerei, per cui sono stati previsti sei fingers da tre gate ciascuno. Ci saranno ovviamente una galleria di negozi, aree molto confortevoli, lounge e servizi di grande qualità, in modo da accontentare sia il passeggero che transita velocemente sia i viaggiatori di fascia alta, per un totale di circa 5-6 milioni di visitatori, un’utenza raddoppiata rispetto agli attuali 3 milioni».
Dopo l’esperienza del Covid, ci sono indicazioni specifiche?
«Assolutamente sì, già prima del Covid la normativa prevedeva attenzione alle malattie infettive che ora è ancora più stretta, per cui esiste un percorso preciso con procedure che cambiano il layout dell'aeroporto in caso di problemi sanitari o di arrivi da paesi in cui ci sono problemi di natura sanitaria».
A che punto siete?
«La progettazione è quasi conclusa, non l’abbiamo ancora presentata ufficialmente ma siamo fiduciosi di aver raccolto tutte le osservazioni che il ministero aveva mosso a Toscana Aeroporti. La società è pronta, con una squadra di ingegneri e architetti molto competenti - un know how specifico e molto elevato - che hanno sviluppato le parti tecniche. C’è stato un rapporto fattivo e di grande collaborazione anche con la soprintendente, Antonella Ranaldi, e con i suoi collaboratori. Le osservazioni del Ministero fatte a maggio devono trovare risposta entro fine novembre, dopodiché in teoria i tempi dovrebbero essere rapidi. Gli interventi verranno eseguiti senza chiudere l’aeroporto, un’operazione complessa ma fattibile. Si partirà dal parcheggio, che sarà sotto l’attuale per cui verrà costruito un parcheggio transitorio; poi verrà costruito il terminal che si estenderà anche a destra della tramvia, che riemergerà da sottoterra per poi proseguire. L’aeroporto è l’ingresso alla città, la prima cosa che un turista vede: deve essere bello e funzionale. La discussione non deve avere come oggetto farlo oppure no, perché un aeroporto c’è già: si tratta di renderlo funzionale sotto ogni punto di vista - anche estetico».
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