Il tema
Franchi, la Fiorentina resta a casa: ora c’è da sciogliere il nodo dei costi
La società aspetta di conoscere la durata della concessione post restyling
FIRENZE. Il primo passo, quello da parte del governo con cui è stata prevista una nuova programmazione finanziaria del Piano nazionale complementare (il Pnc) nell’ambito del decreto legge numero 19 del 2 marzo scorso, già pubblicato in Gazzetta ufficiale, è stato fatto. Era quello che aveva chiesto a gran voce il sindaco di Firenze Dario Nardella, scrivendo ai titolari dei vari dicasteri, a quello dell’economia Giancarlo Giorgetti, a Raffaele Fitto per gli affari europei, a Gennaro Sangiuliano per la Cultura e, prima ancora, a Andrea Abodi per lo sport, e la fumata bianca non è che una spinta ulteriore verso la positiva conclusione del progetto di restyling, già avviata. Ora, piuttosto, resta da sciogliere il nodo dei 55 milioni definnanziati dall’Europa che ancora mancano all’appello, per cui l’amministrazione comunale sta lavorando senza sosta per arrivare a recuperarli, tagliando il traguardo.
In attesa di risposte
La Fiorentina, che già aveva avuto la rassicurazione di restare nel “suo” stadio per la prossima stagione, la 2024/25, adesso sa già di non doversi sobbarcare nessun successivo trasloco. Piuttosto, l’unica preoccupazione, dal fronte viola, è che l’opera possa essere completata. In ballo c’è il futuro del club oltre al blasone di una tifoseria: il cantiere aperto, insomma, al di là dei proclami politici, va ultimato. Poi, c’è da capire quelli che saranno i costi per il futuro, non appena il restyling sarà terminato, unitamente alla durata della concessione. Sono queste le risposte che il club punta ad avere quanto prima, per guardare non solo all’immediato ma soprattutto al futuro. Quel che pare quasi certo è che, dopo la verifica da parte dell’esecutivo sugli interventi finanziati, le parti, dunque Fiorentina e Comune, dovranno riaggiornarsi per prolungare la convenzione di usufrutto dell’impianto per le stagioni successive, ad un prezzo ridimensionato in virtù della capienza ridotta (ad un massimo di 22mila spettatori, ben al di sopra rispetto agli abbonati). Intanto, la curva Ferrovia è stata chiusa: riaprirà soltanto la prossima stagione, quando ospiterà i tifosi della Fiesole, costretti a cambiare prospettiva per l’incedere dei lavori. Il progetto di trasformazione del Franchi, insomma, non è più un miraggio: adesso è sotto gli occhi di tutti.
Il lungo iter
Il primo a lanciare l’idea di ristrutturare lo stadio del Campo di Marte era stato il presidente viola Commisso, nell’agosto del 2019. Il suo progetto di restyling, curato dall’architetto Casamonti, dal costo di 150 milioni interamente a carico della proprietà e con una durata dei lavori di 3 anni, però fu bocciato dalla Soprintendenza. Nel mezzo c’è stato il capitolo Marcafir, naufragato con un bando di gara per l’acquisto dei terreni andato deserto, quello relativo a Campi Bisenzio, nonostante l’opzione accesa dalla società su una superficie di 35 ettari, e pure la soluzione, per quanto appena ventilata, di un nuovo stadio al Ridolfi. L’ipotesi del restyling del Franchi ritorna dal 2021, con l’apertura del concorso internazionale di idee vinto, nel marzo 2022, da Arup. Un anno dopo, attorno ai primi di aprile del 2023, l’Unione Europea annuncia definitivamente che i fondi per il restyling dell’impianto,i 55 milioni, sono fuori dal Pnrr: è qui che comincia la battaglia, anche legale, da parte dell’amministrazione.
L’ultimo passo
Adesso, c’è da capire se Roma e il governo tenderanno la mano per coprire l’ammanco definanziato, così come auspicato da Nardella e dai dem, con in testa il deputato Federico Gianassi. Il primo cittadino lo ha detto subito, non appena saputo dell’ufficialità della proroga sui tempi di lavoro dell’impianto. «Ora ci aspettiamo che il governo possa rispondere sulla richiesta di restituire alla città di Firenze i 55 milioni di euro a suo tempo tolti, analogamente a quanto fatto col progetto dello stadio della città di Venezia».
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