Il Tirreno

Empoli

Calcio: Serie A

L’Empoli, una squadra operaia con Colombo come simbolo

di David Biuzzi

	L’abbraccio tra Colombo e Goglichidze (foto Juri Autovino)
L’abbraccio tra Colombo e Goglichidze (foto Juri Autovino)

Con la Juventus si è battuto e sbattuto dando un contributo determinante: i toscani hanno già ripreso gli allenamenti in vista del Cagliari

16 settembre 2024
3 MINUTI DI LETTURA





EMPOLI. Elio Petri ce lo aveva raccontato già più di mezzo secolo fa. Era il 1971, infatti, quando nella sale cinematografiche usciva il capolavoro “La classe operaia va in paradiso”. Il protagonista, Ludovico “Lulù” Massa, aveva il volto di un grande come Gian Maria Volonté. Quello dell’Empoli che con le stesse armi e lo stesso spirito sta dando vita a una sorta di proletariato applicato al pallone, invece, può essere Lorenzo Colombo. Ovvero del centravanti, vertice alto del 3-4-2-1, che non tira mai in porta, come è accaduto nella sfida contro la Juventus, ma che con una quantità industriale (giusto per restare dentro la metafora) di lavoro oscuro è assolutamente determinante. Il ragazzo, d’altra parte, è di Vimercate, Comune tra Milano e la Brianza dove le industrie sono di casa.

Il protagonista

E così eccolo battersi e sbattersi, coi bianconeri, mettendosi in mostra per i palloni, spesso non semplici, addomesticati facendo salire e respirare i suoi e per la prima pressione con cui ha sporcato in partenza quasi tutte le azioni delle Juve. «Come ho lavorato io – ha spiegato poi a bocce ferme – ha lavorato tutta la squadra e il risultato è una conseguenza di quello che facciamo. Giochiamo l’uno per l’altro, facciamo la corsa in più, anche per correre indietro a difendere. Come detto, i risultati sono la conseguenza e dobbiamo continuare così. D’Aversa? Durante la settimana è carichissimo. Lo aspettiamo a braccia aperte in panchina. Dobbiamo continuare su questa strada».

Tutto vero, tutto giusto. Ma è chiaro che se è il terminale offensivo il primo a dare l’esempio, a sacrificarsi per la fase di non possesso, tutto diventa più semplice. Non a caso l’Empoli finora ha sempre avuto il (grande) merito di essere maledettamente squadra, con tutti che difendono ma anche molti che quando è possibile attaccano. Un collettivo non di fabbrica ma di campo, insomma.

Gli azzurri e i prossimi impegni

Di cui, come detto, Colombo può essere l’attuale simboli ma in cui tutti fanno la loro parte. Anche un ragazzo (classe 2004) come Saba Goglichideze, che dopo l’ottimo esordio a Bologna si è confermato con la Juve. O chi proprio al posto di Colombo è entrato nelle ultime due uscite dopo essere arrivato a fine mercato dal Torino. È Pietro Pellegri, altro attaccante che ha dimostrato di sapersi rendere utile quando la palla ce l’hanno gli azzurri ma anche quando la giostrano gli altri. In questo bel quadretto, poi, ci sono anche il più che incoraggiante esordio di Tino Anjorin e la conferma di un sorprendente Emmanuel Ekong. Tutti membri a pieno titolo della classe operaia che sta portando in paradiso l’Empoli. E che ieri mattina – domenica 15 – era già tornata in fabbrica, anzi in campo (e così anche stamani, lunedì 16), per prepararsi al match di venerdì 20 settembre (alle 18.30) a Cagliari.

Primo piano
L'inchiesta

Falsi incidenti in Toscana per avere soldi dall'assicuarazione, 30 indagati: tutti i nomi, c'è anche un avvocata

di Pietro Barghigiani
Sportello legale