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Empoli, morta incinta di quattro settimane: condannate tre dottoresse dell’ospedale San Giuseppe


	L'ospedale San Giuseppe di Empoli
L'ospedale San Giuseppe di Empoli

Secondo il tribunale di Firenze sbagliarono la diagnosi: non era iperemesi gravidica ma occlusione intestinale. La vittima, Barbara Squillace, aveva 42 anni

28 giugno 2024
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EMPOLI. Occlusione intestinale. Per questo è morta Barbara Squillace il 19 luglio 2018 nel reparto di ginecologia dell’ospedale di Empoli dove la 42enne, incinta di quattro settimane, era ricoverata da alcuni giorni perché soffriva di continui attacchi di vomito. La diagnosi che seguirono i medici era sbagliata, secondo quanto emerso durante il processo che ha portato alla condanna di tre medici che l’hanno seguita in quei giorni. Pensavano, infatti, che si trattasse iperemesi gravidica, nonostante i sintomi come addome teso, vomito, nausea e forti dolori addominali e i risultati delle ecografie a cui era stata sottoposta la paziente.

Per le tre dottoresse al lavoro in quei giorni nel reparto del San Giuseppe l’accusa è omicidio colposo e sono state condannate a una pena di due anni e quattro mesi di reclusione. La richiesta del pubblico ministero Ester Nocera era stata di condanna per due medici e l’assoluzione di un terzo. Durante il ricovero, in base alla ricostruzione emersa nelle varie fasi del processo, a Squillace venne prescritta sia una valutazione interna da parte di un nutrizionista che una di uno psichiatra. Ma non fu mai valutata da un chirurgo che, secondo quanto spiegato nell’aula del Tribunale di Firenze, avrebbe potuto correggere la diagnosi e, molto probabilmente, salvarle la vita.

Una storia che sconvolse Empoli e dintorni. Barbara Squillace lavorava in una ditta di prodotti surgelati a Spicchio ed era rimasta incinta dopo vari tentativi, tra cui anche la fecondazione assistita. Alla fine la 42enne e il marito Marco Pistolesi avevano provato la gioia di vedere il test di gravidanza rimandare la risposta tanto sperata. E da quel momento era cominciato un percorso con tante cose da fare e a cui pensare. Progetti per la cameretta, i vestitini, il nome, le attenzioni alla futura mamma affinché la strada verso il parto fosse la migliore possibile.

Poi, dopo appena un mese, i continui attacchi di vomito e sintomi strani che l’avevano portata a presentarsi in ospedale per un controllo. Il ricovero in ginecologia era stata la conseguenza, mentre la sua condizione non migliorava. Marco le rimase accanto praticamente sempre. E proprio davanti a lui ha chiuso gli occhi per sempre.

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