La storia di mamma Rita sopravvissuta al dolore dopo la morte del figlio
Rita Invernizzi, fondatrice dell’associazione “Sui passi di Ale” di Cecina e mamma di Alessandro, scomparso a 14 anni per un nueroblastoma quarto stadio
CECINA. Ci sono termini precisi per indicare chi ha perso il coniuge o un genitore, ma manca una parola per chi non ha più un figlio. Così Rita Invernizzi, fondatrice dell’associazione “Sui passi di Ale” di Cecina e mamma di Alessandro, scomparso a 14 anni per un nueroblastoma quarto stadio, si presenta sulle pagine del settimanale F in servizio dedicato alle donne coraggiose. “Io. mamma defigliata” recita il titolo, prendendo in prestito una delle parole con cui Rita tenta di dare dignità verbale al dramma che l’ha travolta nel 2011. La perdita del suo figlio più piccolo dopo un lungo calvario, contro cui non sono servite né la chemioterapia né medicinali e cure specialistiche. Rita, con il marito Giovanni e i figli Antonio e Andrea Cavallini, ha fatto rivivere Alessandro grazie all’associazione “Sui passi di Ale”, nata dalla passione del figlio per la danza e l’hip hop, che porta avanti iniziative benefiche legate allo sport e allo spettacolo come FestivAle, la rassegna di cinema resiliente organizzata a giugno a Villa Guerrazzi. Rita con la sua famiglia ha maturato uno spirito resiliente, imparando a rialzarsi dal dolore che l’ha atterrata. L’hanno aiutata la fede e il desiderio di testimoniare con la scrittura la grande lezione appresa dal figlio: «per quanto la vita ti bastoni c’è sempre un motivo per continuare» afferma. A questo si ispirano i suoi due libri, “manuAle di sopravvivenza” e “La vita è magnifica” (Phavar), un diario della malattia di Alessandro, il cui ricavato supporta le cause benefiche dell’associazione (disponibile presso tutti i maggiori store on line e la Libreria Lucarelli). Qui Rita riversa nella scrittura il percorso accidentato che per sei anni (dal 2005 al 2011) ha affrontato lottando contro la malattia del figlio. «E’ stato un ragazzino resiliente, un guerriero che non ha mai rinunciato a fare tutto quello che gli piaceva, nonostante i limiti del tumore – scrive – non si abbatteva, mai, trovava il modo di non arrendersi e di circondarsi sempre di fratelli e amici». Per questo ha deciso di raccontare una vicenda privata, per far conoscere i tumori pediatrici e raccogliere fondi per la ricerca. E adesso, spronata da contatti con altre madri che hanno perso figli, annuncia di voler scrivere un terzo libro, che vorrebbe intitolare “Il mondo parallelo”, mettendo a disposizione la sua storia per sostenere le mamme “sfigliate” come lei.