Il Tirreno

Il maresciallo finisce sotto processo

di Federico Lazzotti
Il maresciallo finisce sotto processo

Avrebbe tentato di ricattare il marchese Incisa e minacciato il direttore dell’azienda dove lavorava la moglie

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LIVORNO. Al maresciallo non doveva proprio andare giù che la moglie fosse relegata dal marchese Nicolò Incisa della Rocchetta e dal direttore dell’azienda vinicola Citai, nella tenuta San Guido, cuore di Bolgheri, a imbottigliare Sassicaia e Guidalberto per quasi otto ore al giorno. «Deve essere trasferita in ufficio», avrebbe chiesto più volte presentandosi in divisa a bordo dell’auto dei carabinieri nella tenuta di Castagneto.

Ma le sue ingerenze non si sarebbero limitate all’impiego della moglie. Il militare, infatti, avrebbe anche fatto pressioni sui titolari affinché assumessero la figlia e pure il suo fidanzato, quest’ultimo in qualità di guardia giurata.

Per portare a termine il suo piano Gaetano Lo Voi, 49 anni, origini palermitane e comandante della stazione di Donoratico tra l’agosto del 2007 e l’inizio di quest’anno prima di essere trasferito in tutta fretta, sarebbe arrivato anche a ricattare i datori di lavoro «alludendo in più occasioni – si legge nel capo d’imputazione – a possibili conseguenze rappresentate dalla diffusione di non meglio precisate notizie sul conto della moglie del marchese, nonché facendo riferimento a possibili ispezioni sui luoghi di lavoro dell’azienda Citai finalizzate ad accertare eventuali irregolarità».

Tanto che agli atti ci sarebbe anche un sollecito da parte di Lo Voi nei confronti del maresciallo Federico Dati, comandate del Nucleo ispettorato del lavoro di Livorno, al quale segnalava «l’opportunità di ispezioni nelle aziende agricole della zona di Donoratico, compresa quella in cui lavorava la moglie per la possibile presenza di lavoratori irregolari»

La tentata concussione, rimasta tale per il rifiuto dei titolari della tenuta di accettare le richieste del maresciallo, è solo il più grave dei reati che il pubblico ministero Gianfranco Petralia contesta al militare accusato anche di truffa ai danni dello Stato per oltre 5.200 euro per affitti gonfiati e poi rimborsati dalla Prefettura, oltre a falsità materiale e ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici per aver scritto su un’annotazione di servizio che un confidente straniero gli aveva riferito che in alcune aziende della zona «impiegavano personale assunto in modo irregolare». Lo scorso 17 ottobre il giudice per l’udienza preliminare Beatrice Dani lo ha rinviato a giudizio per tutti i capi d’imputazione, fissando la prima udienza per il prossimo 7 marzo.

L’indagine. Tutto è partito dalla denuncia che il direttore della tenuta vinicola Citai, Carlo Paoli, ha consegnato alla Procura di Livorno a metà del 2010. È dalla presunta tentata concussione che la polizia giudiziaria è poi arrivata a scoprire gli altri reati che il maresciallo avrebbe compiuto durante la sua permanenza nella zona di Donoratico a cominciare dalle false fatture presentate in Prefettura a titolo di rimborso per affitti che – secondo gli inquirenti – non avrebbe mai pagato.

Affitti e raggiri. Siamo nell’agosto 2007 e Gaetano Lo Voi era appena arrivato a Donoratico da Palermo. In quel periodo però l’alloggio di servizio che gli era stato assegnato era «momentaneamente indisponibile». Ecco perché il militare decise di andare ad abitare in un appartamento al numero 29 di via della Marina, a Donoratico, «dove soggiornava per la prima decade del mese e per quale non corrispondeva alcuna somma all’agenzia immobiliare “Bagnoli” che glielo aveva procurato».

Ma nonostante questo il maresciallo avrebbe presentato una fattura di 650 euro «rilasciata dalla stessa agenzia sulla quale il Lo Voi apponeva, successivamente alla sua compilazione, la falsa indicazione del periodo di permanenza per tutto il mese di agosto, il timbro “pagato” nonché una dichiarazione di avvenuto pagamento del prezzo trasmessa via fax dall’agenzia (alla Prefettura di Livorno)» che successivamente rimborsava il militare della cifra.

Lo stesso raggiro l’ex comandante lo avrebbe messo in piedi nei mesi successivi con la complicità della proprietaria della casa dove si era trasferita, Giuseppina Zambardino, 55 anni, pure lei rinviata a giudizio con l’accusa di truffa in concorso. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, infatti, dopo aver lasciato la casa di via San Martino, Lo Voi si sarebbe trasferito in un immobile al numero 30 di via Toniolo con un contratto intestato al fratello Giovanni e dove sarebbe rimasto fino al 31 gennaio del 2008. La spesa per i quattro mesi di affitto sarebbe stata di 2mila euro, pagati con un assegno della Cassa di Risparmi di Firenze. Quei soldi però, nei mesi successivi, sarebbero lievitati in due ricevute di 2.600 euro e 1.950 euro che la «compiacente proprietaria» avrebbe emesso e che il carabiniere avrebbe poi presentato alla Prefettura come rimborso spese liquidato con un ordinativo di pagamento complessivo il 10 settembre successivo per un totale di 5.200 euro.

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