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I no che aiutano a crescere, come educare bene un cane

di Martina Trivigno
L’istruttore cinofilo Gianni Orlandi durante una competizione di agility dog
L’istruttore cinofilo Gianni Orlandi durante una competizione di agility dog

I consigli dell’istruttore cinofilo Gianni Orlandi

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“I no aiutano a crescere”. Quante volte, da bambini, abbiamo sentito pronunciare questa frase dai nostri genitori e nonni. E lo stesso principio vale per i cani. «Perché si può sbagliare anche per troppo amore», precisa Gianni Orlandi, istruttore cinofilo alla guida di “Go dog agility team” di Cecina.

Orlandi, qual è il primo consiglio che darebbe a una famiglia che vuole prendere un cane?

«Innanzitutto di acquisire un po’ di informazione preliminare per far comprendere alle persone che prendere un cane significa avere tempo da dedicargli. Il giardino non basta, anche se abbiamo il cane più sedentario del mondo».

Si spieghi meglio.

«Significa che non dobbiamo restare legati ai soliti stereotipi. Ad esempio: scelgo una determinata razza perché va di moda. Ma non è detto che faccia per noi: magari è iperattivo e di grossa taglia e quindi non riusciamo a gestirlo».

È una scelta difficile: chi può aiutarci?

«È possibile rivolgersi a un educatore cinofilo per chiedere un consiglio su quale razza sia più adatta a una determinata famiglia in base ai suoi impegni. Ad esempio, i Border Collie sono cani intelligenti e duttili, ma non sono per tutti. Hanno bisogno, infatti, di una persona sportiva accanto a loro che faccia tre ore di passeggiata al giorno e vada a correre».

E quando il cucciolo arriva a casa come è bene comportarsi?

«Per una buona gestione del cane tra le mura domestiche è fondamentale essere coerenti: a volte il troppo amore porta a vizi che possono anche essere dannosi».

Il caso più comune è quello del cucciolo che si avvicina alla tavola quando la famiglia è a pranzo o a cena per ottenere qualche boccone.

«Esatto, o quando salta addosso per fare le feste. Ecco, questi comportamenti, se non bloccati subito, il cucciolo se li porterà dietro anche da adulto. Faccio un esempio: la proprietaria vestita di bianco, pronta per uscire, che si arrabbia perché il cane le è saltato addosso. È colpa della nostra incoerenza, non del cane».

Come mai?

«Significa che in passato è stato come premiarlo per questa azione. Mi spiego: magari da cucciolo, quando saltava addosso, gli abbiamo detto “bello, bravo”. Secondo lui, quindi, stava facendo qualcosa di positivo. Invece bisognerebbe non gratificare il cane quando salta addosso, ma ignorarlo e, di contro, lodarlo quando non salta. È l’errore comune un po’ in tutte le fasi dell’educazione».

Quindi?

«Bisogna imparare a capire quando è il momento giusto di premiare o bloccare un’azione».

È giusto sgridare il cane?

«È meglio ignorare, ma fin da subito, un comportamento sbagliato perché il linguaggio del cane non è uguale al nostro e per lui alzare la voce è spesso sinonimo di gratificazione».

Allora come fare?

«Non è sbagliato allungare un boccone al nostro cane, ma è sbagliato farlo dalla tavola. Va bene farlo, invece, quando è nel suo posto, quando si trova sul suo cuscinetto, nell’angolo in fondo alla stanza in cui lui è rilassato e non è venuto a cercarci. È il suo premio».

Parliamo della comunicazione dei cani.

«È completamente diversa dalla nostra. Per loro, guardarsi negli occhi è sinonimo di sfida, anzi di minaccia. Il cane rilassato ci dà il fianco o la schiena perché significa che si fida e non deve controllarci. C’è poi chi ha difficoltà a chiamare il cane e a mettergli il guinzaglio. Quando scappa sta giocando, per lui quindi significa: rincorrimi. E c’è chi, disperato perché non si ferma, lo bracca in malo modo. E più viene braccato, più il cane tende a scappare. Invece deve essere lui a venire da noi, e non il contrario».

E nel caso di un cane mordace come dobbiamo comportarci?

«Il più delle volte, tranne in alcuni casi, il cane mordace è diffidente verso le persone. Spesso l’aggressività è data dalla paura. Ecco, ci sono situazioni difficili in cui sarebbe bene rivolgersi a un educatore cinofilo prima possibile».

E sul fronte dei cosiddetti dispetti?

«Succede soprattutto quando non ha sfoghi: fare la buca in giardino o mordere le zampe del tavolo e delle sedie sono in realtà scarichi di un cane che non è stimolato».


 

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