Il Tirreno

Livorno

La storia

Ginger, l’artigiana livornese che strega l’Italia: «La disabilità non mi limiterà mai». Il suo negozio online è un successo

di Marcello Mastrocola
La Ginger, al secolo Elena Bergamini, con alcuni dei lavori realizzati da lei e venduti nel suo negozio online (foto concesse dall’artigiana)
La Ginger, al secolo Elena Bergamini, con alcuni dei lavori realizzati da lei e venduti nel suo negozio online (foto concesse dall’artigiana)

Livorno, Elena ha 33 anni e da 5 anni è sulla sedia a rotelle: «Realizzo in lana tutto ciò che uno sogna, questo lavoro per me è un riscatto»

4 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Quella di Elena Bergamini, “La Ginger” è una piccola grande storia d’ amore per la vita. Per i sogni da coltivare, sempre e comunque. Una storia di speranza. Con una carica contagiosa che ormai da mesi strega il web dove conta migliaia di follower. «Da 5 anni sono sulla sedia a rotelle ma la mia disabilità non fermerà mai la voglia di creare», lo dice con forza mentre ricama a mano. Mentre realizza in lana i sogni degli altri, li confeziona e li spedisce in giro per mezza Italia.

Elena ha 33 anni, vive in zona Magenta, è cresciuta con la nonna adorata e per il mondo social è l’artigiana-influencer. Un giorno di 5 anni fa smette di camminare. Ed è lei a raccontare una storia drammatica che ha imparato a gestire. A sdrammatizzare. A ottimizzare. «Mi sono diplomata all’Ipsia Orlando con 75. Dopo un tirocinio gratuito come odontotecnico sono stata dog sitter, ho fatto manicure e altri piccoli lavori. Durante la pandemia purtroppo la mia salute ha avuto dei problemi. Una mattina mi svegliai però con gambe gonfie e difficoltà respiratorie, andai in ospedale. Da lì a qualche tempo ho smesso di camminare».

Da qui l’intervento chirurgico e la successiva diagnosi di paraplegia incompleta. Poi per La Ginger arriva l’unità spinale di Careggi dove sta sei mesi. Tanta terapia, ginnastica. «A me piaceva tanto lo sport e il tiro con l’arco: è a Careggi che nacque il mio soprannome Ginger, perché mettevo le cuffie e cantavo a squarciagola, e il personale sanitario mi cominciò a chiamare Ginger Spice, la rossa delle Spice Girls».

Ma le difficoltà, una volta tornata a casa non finiscono. I soldi per le terapie non sono mai abbastanza, c’è rabbia. Che poi diventa resilienza. La 33enne decide di guardare avanti. «Volevo fare causa all’azienda sanitaria ma non credo che così sarei tornata a camminare. Quindi pazienza, guardo avanti, mi accetto senza problemi come sono, me ne sono fatta una ragione e mi approccio alla vita diversamente». E così La Ginger si reinventa. E dal marzo scorso è concentrata sul suo lavoro, che dalla cucina-laboratorio la occupa a tempo pieno: è il suo negozio online, laginger.it

«Il mio negozio online mi sta dando belle soddisfazioni, realizzo oggetti carini, quadretti, portanomi, portachiavi, sono una vera e propria artigiana. Lavoro lana cardata che mi faccio mandare dall’azienda La filiera della Lana, di un paese vicino Trento. Sono contenta di quello che faccio e mi piace ricevere complimenti. Poi sono molto attiva sui social, Facebook, Instagram e TikTok, sembrano fatti apposta per me, sono una chiacchierona e lì mi potete vedere lavorare e chiacchierare all’infinito».

Il lavoro è riscatto. Lo adora: tante le cose richieste dalle famiglie per i loro bambini. E adesso che si avvicina il Natale la sua creatività è alle stelle: c’è il gattino in lana, lo zuccotto scapigliato. E ancora cappellini per bambini, lavori per la prima infanzia. Il suo shop è una vetrina del fatto a mano. La Ginger guarda al suo futuro. Con grande responsabilità e maturità. «Vorrei un po' di stabilità e sicuramente la casa nuova me la darà. Valuterei di trovare un fondo commerciale a Shangai, ce ne sono vari sfitti e sarebbe bello coinvolgere degli anziani a lavorare uncinetto e amigurumi. Io voglio lasciare qualcosa di buono a questo mondo, figli dipende se ci saranno passi avanti economicamente, col mio compagno siamo d’accordo che arriveranno solo se riusciremo a non farli vivere in ristrettezze - e aggiunge - io spero sempre che il collocamento per disabili si ricordi di me. Pensando a un giorno, quando non ci sarò più, ho disposto che i miei organi e tessuti vengano donati. Mi piace tantissimo pensare che potrei aiutare qualcuno». Il suo cuore è grande. La sua quotidianità piena di difficoltà che non nasconde, tra burocrazia e barriere architettoniche. «Alcune situazioni sono molto difficili, gli stalli di parcheggio per i disabili, ad esempio, ma gli assessori Raspanti e Cepparello sono stati disponibili, e con l’assistente sociale che mi segue sono riusciti a dare lo stallo riservato ai disabili con gravità della mia zona».

Elena vive con il suo compagno, Gabriele, 41 anni, che da qualche mese ha lasciato il lavoro per assisterla: «Mi supporta nelle difficoltà della casa, meglio che ci sia lui per non prendere la badante, la mia casa attuale purtroppo ha tante barriere architettoniche ed è molto umida, vivo in cucina perché per andare in carrozzella in camera da letto bisogna spostare il frigorifero. Fortunatamente fra poche settimane avrò la casa nuova in Corea, il mio quartiere, il più bel regalo di Natale che mi potesse capitare. Tornerò a cucinare, ero bravissima con tutti i tipi di pasta ripiena».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Sport

Calcio: Serie B

Pisa stellare, travolto il Sassuolo all’Arena: la capolista cade sotto i colpi nerazzurri

Sportello legale