Il Tirreno

L'intervista

Sinner squalificato, il farmacologo: «Cos'è il Clostabol, chi lo usava e perché la sanzione è un atto dovuto»

di Francesco Paletti
Sinner squalificato, il farmacologo: «Cos'è il Clostabol, chi lo usava e perché la sanzione è un atto dovuto»<br type="_moz" />

Mario Giorgi, docente all’Università di Pisa: «Dose irrisoria che non ha migliorato le prestazioni del tennista italiano. Ma in questi casi conta anche la fama degli atleti»

2 MINUTI DI LETTURA





«I tre mesi di squalifica a Sinner? Non solo non mi stupiscono, ma ci stanno. Beninteso, è certo che il campione italiano non abbia alterato le sue prestazioni sportive». Parola di Mario Giorgi, professore di farmacologia all’Università di Pisa un’autorità in fatto di doping, anche perito in molti processi che hanno coinvolto sportivi illustri.

Perché dice di essere certo che Sinner non ha alterato le prestazioni sportive?

«Per la sostanza che è stata trovata nei campioni prelevati durante i test antidoping, ossia un metabolita del Clostebol».

Di cosa si tratta?

«È un derivato del testosterone: una molecola sintetica. Costruita in laboratorio perché è maggiormente anabolizzante e ha minori effetti collaterali rispetto a quest’ultimo. È entrato nell’elenco delle sostanze dopanti a metà anni’70, quando ne facevano largo uso gli atleti dell’ex Ddr».

Se è così, come mai sostiene che non ha migliorato le prestazioni del campione italiano?

«Per le quantità ritrovate nei campioni, non solo irrisorie ma incapaci di modificare il rendimento di qualunque atleta. E compatibili con la spiegazione fornita da Sinner e dai suoi testimoni quando hanno spiegato che un collaboratore l’avrebbe utilizzata per curarsi delle ferite alla mano con cui, poi, ha massaggiato il tennista. In Italia esiste un solo farmaco che contiene Clostebol ed è quella pomata».

Ma è doping anche se non ha alterato le prestazioni sportive?

«Si. E anche se l’atleta non è direttamente responsabile dell’assunzione. I regolamenti della Wada dicono che la semplice negligenza, anche di collaboratori e componenti dello staff, può essere un attenuante, ma non scagiona da responsabilità. La casistica al riguardo è vasta e ha previsto anche sanzioni assai più pesanti».

Sinner, quindi, è stato fortunato?

«No. Sono stati molto bravi i farmacologi e i professionisti che lo hanno seguito. Poi, mi lasci dire, che in casi del genere, in cui vi sono margini di incertezza, un pizzico conta anche la fama degli atleti».

Addirittura?

«Un po’sì. Emblematici i casi dei ciclisti Froome e Petacchi, trovati positivi allo stesso beta due agonista antiasma che si trova in un farmaco di largo utilizzo: il Ventolin».

Come è andata a andata finire?

«Il primo aveva vinto tre Tour e investito in consulenti e periti per provarne la non responsabilità, infatti è stato scagionato. Petacchi ha preso due anni di squalifica»

Dunque a Sinner è andata bene?

«Tre mesi di squalifica in un periodo della stagione in cui non ci sono tornei dello slam, sono accettabili. Uscirne proprio senza una minima sanzione, sarebbe stato troppo. Soprattutto per i precedenti». l
 

In evidenza
La spiegazione

Maltempo in Toscana, Protezione civile in allarme. Il pericolo è la “linea di convergenza”: cos’è e dove può colpire

di Tommaso Silvi
Sani e Belli