Carnevale di Viareggio, le nostre pagelle ai carri: è corsa a due per la vittoria
Di Allegrucci e i Cinquini i carri che hanno maggiormente impressionato. E per il terzo posto è gara aperta fra Avanzini, Breschi e Lombardi
VIAREGGIO. Due carri su tutti: il Frankenstein di Jacopo Allegrucci e la Bambola scomponibile dei Cinquini. Due costruzioni completamente diverse fra loro – la prima nel solco della migliore tradizione carnevalesca, la seconda che punta invece su una riuscita ricerca di novità – ma che possono giocarsi alla pari la vittoria finale. È questa la “classifica” provvisoria frutto delle pagelle dopo la prima uscita dei carri del Carnevale di Viareggio.
Una graduatoria che non tiene conto però di alcuni elementi di giudizio che devono essere necessariamente ricalibrati sulle prossime sfilate: a partire dal giudizio sull’effetto notturna che – complice lo slittamento alla domenica pomeriggio del corso inaugurale del sabato causa maltempo – si è visto solo in minima parte. Decisamente più allargata, invece, la lotta per il terzo gradino del podio che vede in lizza l’Hikikomori dei fratelli Breschi, la Meloni di Alessandro Avanzini, la Papessa di Carlo e Lorenzo Lombardi e, leggermente più staccati, la tempesta dei Lebigre, la De Filippi mattatrice di Luca Bertozzi e i vecchietti-musicisti di Roberto Vannucci. Meno convincenti, invece, le Farfalle di Luigi Bonetti. Complessivamente, comunque, la qualità dei carri – almeno in prima categoria – è elevata. Segno di una continua crescita dei carristi.
Il mostro ha paura di Jacopo Allegrucci
Il campione in carica delle ultime tre edizioni prova a calare lo storico poker consecutivo (in passato ci sono riusciti solo Arnaldo Galli e Renato Verlanti) affidandosi al fascino gotico di un personaggio letterario senza tempo come Frankenstein di Mary Shelley e preso a simbolo della paura della diversità. Quasi nascosto fra i rovi quando la costruzione è “a riposo”, il mostro diventa protagonista della scena quando il carro si “spalanca” e Frankenstein conquista il centro della scena. Sapientemente modellato sia nella figura centrale che in quelle di contorno (i merli sembrano vivi…), colorato con gusto e ricercatezza, la costruzione ha il suo punto di maggior forza nei movimenti. Quando il carro si apre, l’effetto è quello di una vera e propria esplosione con nulla che sembra essere statico. Particolarmente curate, poi, le movenze di Frankenstein che, inginocchiato, con le mani sembra quasi implorare il cielo. Se un difetto vogliamo trovarlo, sta paradossalmente nell’eccessivo gigantismo del carro che, non potendosi aprire in molti punti del circuito (ieri un merlo è rimasto impigliato in un terrazzo), permette una visione completa quasi esclusivamente in piazza Mazzini.
Voto: 9
Come tu mi vuoi di Umberto, Stefano, Michele e Jacopo Cinquini
Se il criterio principale di giudizio dovesse essere quello della novità, il carro della Cinquini-family vincerebbe a mani basse. Il gioco della bambola che si scompone e si ricompone cambiandole la testa e/o il vestito che indossa è riuscito perfettamente e fa grande presa sul pubblico: un meccanismo che già alla prima uscita i figuranti mettono in scena con rapidità e sincronia di movimenti quasi fossero i meccanici di un team di Formula 1 al pit stop per il cambio gomme. Di grande effetto anche il movimento delle mani che si muovono e si intrecciano con armonia nel cambio dei vari componenti. Molto ben modellati e curati nei dettagli, poi, i volti sensuali delle tre bamboline. E mezzo punto in più lo merita anche la coreografia a terra, che si integra perfettamente con la costruzione. Ma il carro non avrebbe la stessa potenza se dietro alle innovazioni strutturali non vi fosse anche un messaggio profondo di denuncia su come la donna sia spesso vista come un oggetto da “costruire” a piacimento della società che la vorrebbe vuota e legata soltanto all’effimero.
Voto 9
Social di Massimo e Alessandro Breschi
Un carro moderno, innovativo, che strizza l’occhio ai giovani sia per il messaggio che lancia (la difficoltà ad integrarsi nella società ai tempi dei social) che per il linguaggio che adopera (schermi a led, luci da discoteca). Dopo l’ottimo piazzamento dello scorso anno, Massimo Breschi – decisamente maturato dopo l’esperienza della retrocessione fra i carri piccoli che però lo ha fatto crescere – può rivelarsi uno degli outsider di questa edizione. Il suo Hikikomori, oltre ad essere di grande attualità, è realizzato con uno stile innovativo e futuristico. Anche da un punto di vista compositivo, il carro rompe gli schemi offrendo una lettura asimmetrica e sbilanciata su un lato. Di grande impatto scenico, poi, il movimento del mascherone (effetto mai visto sui viali a mare) che scende dal carro e poggia il piede a terra (peccato però che si noti soprattutto osservandolo lateralmente, mentre l’effetto frontale è meno immediato).
Voto 8
Per una sana e robusta Costituzione di Alessandro Avanzini
Il ritorno in grande stile della satira politica al Carnevale di Viareggio porta la firma illustre di Alessandro Avanzini. Una satira vera, graffiante, per nulla compiacente, la sua. Come nella migliore tradizione della manifestazione. Un linguaggio che sembrava essere stato (colpevolmente) tralasciato da molti anni e che invece si riaffaccia sui viali a mare anche nelle costruzioni minori. Bersaglio di Avanzini non può che essere Giorgia Meloni, leader indiscussa del governo di centrodestra, raffigurata con calzoni e scarponi che rimandano alle divise fasciste. Un richiamo reso ancor più esplicito dagli scheletri (tutti dotati di fez) e dai corvi neri gracchianti che volteggiano davanti ad una copia sgualcita della Costituzione. E a vegliare dall’alto, con tanto di aureola, un Berlusconi sorridente e compiacente. Ma al di là del tema, la realizzazione del carro ci riconsegna un Avanzini ispirato e in ottima forma. Giorgia Meloni, con orecchie appuntite e occhi da elfo, non è un mero ritratto della premier ma una vera e propria caricatura feroce e spietata. E il titolo stesso del carro nasconde il sarcasmo del messaggio che Avanzini vuol far passare. Di più, semmai, si poteva fare sul fronte dei movimenti, troppo compassati e di conseguenza poco empatici.
Voto: 8
Sic transit gloria mundi di Carlo e Lorenzo Lombardi
Imponente, suggestiva, sapientemente realizzata: la Papessa di Carlo e Lorenzo Lombardi (così come i personaggi di contorno presi a prestito da un fantomatico conclave) sono di notevole effetto scenografico. Così come è sempre di sicuro effetto (anche se non nuovo) il movimento del mascherone centrale che ruota su se stesso fino a voltarsi completamente. Di ottimo gusto anche la tavolozza dei colori scelta.
Voto: 8
La grande condottiera di Luca Bertozzi
Un carro in perfetto stile Bertozzi. Il giovane carrista dimostra ancora una volta la sua grande maestria nella modellatura realizzando una serie di personaggi (a cominciare dalla protagonista indiscussa Maria De Filippi, fino alle tante figure di contorno che arricchiscono la scena) che rasentano la perfezione. Curato sia nei colori che nei dettagli strutturali, sarà certamente uno dei carri più fotografati (e virali) di questa edizione. Come spesso accade ai suoi carri, però, manca una chiave di lettura più profonda che dia spessore al tema. Un salto di qualità che, una volta compiuto, farà di Luca Bertozzi uno dei talenti assoluti del Carnevale di Viareggio.
Voto: 7,5
La tempesta di Lebigre e Roger
La figura centrale della donna che sembra danzare sollevata dai venti è di grande suggestione e intensità espressiva. Così come è felicissima la scelta dei colori. Ma il carro punta troppo sulla protagonista tralasciando il resto. E se interessante ma meno riuscito è il gioco dei vortici che dovrebbero evocare le girandole ai lati della donna, risultano invece un po’ troppo dozzinali le nuvole sul retro che fanno da quinta alla costruzione.
Voto 7
Nuova generazione… Balliamo sul mondo di Roberto Vannucci
Gli arzilli vecchietti che si danno al rock armati di chitarre elettriche, sassofono e batteria hanno il sapore di un Carnevale di altri tempi che però piace e fa sorridere il pubblico. Seppur molto tradizionale e di pura evasione, il carro di Roberto Vannucci conquista gli spettatori che si lasciano trascinare anche da una colonna sonora coinvolgente. Buono anche l’effetto scenico dei vestiti di panno, anche se il “trucco” riduce ai minimi termini sia la modellatura che l’uso della cartapesta.
Voto: 7
La felicità è come una farfalla di Luigi Bonetti
Quando è sfilato per la prima volta sul lato mare di piazza Mazzini, il carro era completamente fermo per un problema tecnico. Un difetto che per Bonetti, anno dopo anno, è diventato un non edificante marchio di fabbrica. Al di là dell’inconveniente, però, il carro – al di là di una discreta modellatura – non sembra aver colpito nel segno. Discutibile la scelta di utilizzare un colore chiaro e piatto per la figura principale. E davvero troppo limitato l’uso dei movimenti. Forse potrà migliorare nella versione notturna, ma al momento è il carro che convince meno di ogni altro.
Voto: 6