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Storia e arte

Ritrovati e restaurati i mobili di Puccini: la storia del tavolo della Turandot e il valore dei beni recuperati

di Silvia Barsotti

	La credenza, la specchiera e il tavolino provenienti dal Villino Puccini di Viareggio
La credenza, la specchiera e il tavolino provenienti dal Villino Puccini di Viareggio

Terminato il restauro della dimora viareggina, torneranno all’originaria collocazione

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VIAREGGIO. Un tavolo esagonale, una credenza in noce, un mobile da ingresso e un tavolo da veranda. Quattro mobili che, all’apparenza semplici e banali, sono in realtà legati alla storia di Giacomo Puccini. Una storia che non può essere dimenticata. Dopo cento anni dalla morte del celebre compositore, questi oggetti portano con sé un valore inestimabile.

Ieri, al Puccini Museum di Lucca, sono stati presentati ufficialmente questi quattro preziosi cimeli provenienti dal villino di Viareggio di Giacomo Puccini in via Buonarroti. All’evento hanno partecipato il sindaco di Lucca, Mario Pardini (anche presidente della Fondazione Giacomo Puccini), Luigi Viani, direttore della Fondazione, e Riccardo Mazzoni, storico dell’arte. Dati per dispersi per lungo tempo, i quattro mobili sono stati recuperati grazie alle approfondite ricerche di Renata Frediani e Mauro Pardini. I due ricercatori hanno deciso di donarli alla Fondazione Giacomo Puccini. Dopo il completamento del restauro del villino, previsto per il 2026, i cimeli saranno ricollocati nel loro luogo originario. Questo restauro, del valore di 2 milioni di euro, è stato finanziato dalla Cassa di Risparmio di Lucca e dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della morte di Puccini.

Grazie alla consultazione delle fonti archivistiche e fotografiche, in particolare quelle conservate nel fondo di Giuseppe Magrini, è stato possibile risalire all’originale collocazione dei mobili. Il tavolo esagonale, inizialmente situato nella biblioteca accanto allo studio di Puccini, è impreziosito da inserti ceramici della Manifattura Chini di Borgo San Lorenzo. La credenza in noce faceva parte del salotto della dimora, un elemento distintivo dell’arredamento. Il mobile da ingresso, in origine abbinato a una panca, accoglieva gli ospiti appena varcata la soglia della casa. Il tavolo della veranda, infine, è stato testimone di uno degli episodi più significativi degli ultimi giorni di vita del compositore.

«I mobili non sono soltanto pezzi di legno, ce lo ha insegnato anche Pinocchio» dichiara il direttore della Fondazione Luigi Viani. E il valore simbolico che sta dietro ad uno di questi oggetti – il tavolo della veranda appunto – ne è la conferma. Il 3 novembre 1924 Arturo Toscanini si sedette probabilmente proprio lì, con la scusa di discutere della Turandot, per informarsi sulle condizioni di salute del Maestro. In quell'occasione, il figlio di Puccini accolse Toscanini e gli comunicò il grave stato di salute del padre. Fu attorno a quel tavolo che Puccini stesso chiese al direttore d’orchestra di interrompere l’esecuzione della Turandot nel caso non fosse riuscito a completarla prima di morire: un desiderio che rese quel momento e quel tavolo indimenticabili.

Tre di questi mobili furono realizzati tra il 1921 e il 1922 da Carlo Spicciani, celebre per la capacità di fondere la tradizione rinascimentale, il gusto inglese e la Secessione viennese in uno stile raffinato, in perfetta armonia con l’estetica di Puccini. Il quarto cimelio, invece, porta la firma della rinomata ditta Gebrüder Thonet. Renata Frediani, una delle protagoniste del recupero, ha espresso la sua emozione. «Vedere le immagini di questi mobili mi emoziona – commenta – pensando a tutto il tempo di ricerca che abbiamo dedicato. Puccini non acquistava gli arredi della sua dimora, li commissionava. Dentro c’è la sua anima, il suo quotidiano, la prova della sua particolare estetica».




 

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