Il Tirreno

LIVORNO. Buste paga più ricche, questo mese, per i lavoratori portuali, per quelli delle imprese che operano negli scali marittimi e per i dipendenti delle Autorità di Sistema Portuale. Entra infatti in vigore, dopo il via libera arrivato nel corso delle assemblee svoltesi sui posti di lavoro, il contratto di lavoro sottoscritto nell’ottobre scorso dalle organizzazioni sindacali di categoria di Cgil, Cisl e Uil e dalla parte datoriale rappresentata da Assoporti, Assiterminal, Assologistica e Fise Uniport.

Cosa  cambia 

In particolare, questo mese i lavoratori avranno in busta paga la prima tranche di 200 euro (150 di paga e 50 di welfare) dell’una tantum per la vacanza contrattuale fissata complessivamente in 600 euro. La seconda tranche (100 euro di retribuzione e altrettanti di welfare) sarà corrisposta a luglio del prossimo anno, mentre e la terza e ultima parte (sempre di 100 euro di retribuzione e altrettanti di welfare) verrà erogata a luglio 2026.

I tabellari

Da questo mese vanno anche a regime gli aumenti tabellari, che erano stati fissati complessivamente in 320 euro lordi, dei quali 150 di Minimo conglobato, 50 di Edr, ovvero l’elemento distinto della retribuzione, e 120 di welfare. Anche su questo specifico aspetto, i 200 euro di retribuzione reale saranno erogati in tre momenti distinti. La prima tranche di 90 euro, di cui 40 di Minimo conglobato e 50 di Edr, a partire da questo mese, la seconda di 50 euro dal luglio del prossimo anno e la rimanente parte di 60 euro dal mese di luglio 2026.

Questo mese

Sostanzialmente, solo per questo mese, i lavoratori si troveranno in busta paga 200 euro lordi che saranno sottoposti a tassazione separata e altri 90 per i quali il prelievo fiscale sarà ordinario. Da dicembre e fino a giugno 2025 l’aumento sarà di 90 euro lordi, sottoposti a tassazione ordinaria.

L’accordo

Vale la pena di ricordare che l’accordo sindacale è stato contestato dalla Usb, non firmataria e non partecipante alle trattative, ma anche dai lavoratori portuali di Genova. Entrambi avevano giudicato l’intesa economicamente non soddisfacente, visto che non consentiva ai lavoratori il recupero dell’inflazione maturata nel corso dell’ultimo triennio.