Il Tirreno

Toscana

La decisione

In Toscana un mese in più per la caccia: il Wwf contro la Regione

di Mario Neri
In Toscana un mese in più per la caccia: il Wwf contro la Regione

Oggi il via al calendario venatorio, si parte con lepri e uccelli. Anticipata a ottobre quella al cinghiale per fermare la peste suina. Saccardi: «Ci siamo limitati a rispettare la nuova legge nazionale voluta dal governo»

3 MINUTI DI LETTURA





Settembre è il mese degli uccelli. I volatili, si intende. Da oggi scatta il via alle doppiette e potranno dare la caccia a colombaccio, fagiano, merlo, starna, pernice rossa e altre specie acquatiche come germano reale, cornacchia, codone, fischione, canapiglia e alzavola, e pure a coniglio selvatico e lepre. Ma uno dei nodi del calendario venatorio toscano che sta suscitando maggiori polemiche riguarda il cinghiale. Da quest’anno i 65mila cacciatori toscani avranno un mese in più per poter fare poste o braccate agli ungulati.

La caccia alla Sus scrofa (il nome scientifico) comincerà il primo ottobre (e non il primo novembre) per terminare il 31 gennaio. Lo stabilisce l’ultimo decreto agricoltura del governo Meloni, un prolungamento pensato come anticorpo alla circolazione della peste suina africana, la malattia che sta decimando gli allevamenti italiani.

Una delle misure che però ha convinto il Wwf a protestare contro il calendario approvato dalla Regione. Secondo gli animalisti sta per aprirsi una stagione della caccia «contro la scienza e contro la biodiversità» e che permetterà «di sparare a molte specie un mese in più a quanto richiesto dall’Ispra», l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale del ministero dell’Ambiente. Sebbene ci siano stati due week-end di pre-apertura, oggi è previsto il via ufficiale e la Toscana sarebbe stata di manica larga. La Regione, dice il Wwf, ha ignorato le indicazioni (non vincolanti) di Ispra, che ogni anno fornisce un parere per evitare il rischio spopolamento della fauna. Per il Wwf, la Regione avrebbe potuto far partire le doppiette il 2 ottobre e non a settembre, fermare la caccia agli acquatici al 20 gennaio e non al 30, limitare al 9 gennaio quella a beccaccia e tordi, e a una finestra di solo ottobre per la quaglia e rimandare quella al cinghiale a novembre. Per l’associazione «la fauna selvatica è stata sacrificata dai nostri politici per accaparrarsi i favori di un mondo venatorio sempre più anacronistico e ingiustificabile».

In realtà, la Toscana si è limitata a rispettare quanto previsto dall’ultimo decreto agricoltura. E ha ritenuto di poterlo fare perché in regione quasi tutte le specie di uccelli per cui oggi inizia la caccia hanno una popolazione in aumento o stabile, mentre si registra ogni anno una flessione dei capi prelevati da boschi e aree lacustri. Anche perché ogni anno il numero delle doppiette scende del 3%. Sì, la caccia è uno sport in crisi, sempre meno giovani lo praticano proprio per una crescente e diffusa sensibilità animalista e ambientalista.

«Rispetto allo scorso anno – dice la vicepresidente regionale e assessora all’agricoltura Stefania Saccardi – non abbiamo nemmeno concesso l’apertura della caccia alla tortora. Il calendario venatorio è in linea con le norme nazionali. E per ora ha sempre retto ai giudizi. Le modifiche che sono state inserite riguardano la caccia al cinghiale e servono a contenere la peste suina africana, ma non abbiamo inventato nulla, ci siamo solo adeguati alla legge nazionale».

Peraltro quella degli ungulati è forse una delle poche specie in diminuzione, nonostante la percezione dei cittadini sia quella di un aumento vertiginoso. Si calcola che in questo momento siano 860mila i cinghiali presenti in regione, mentre nel 2016 erano 3,2 milioni. «La popolazione degli ungulati è in diminuzione, siccità e abbandono delle montagne causato dall’aumento di predatori, lupi soprattutto – spiegano dalla Regione – Un tempo stavano su Apuane e Appennino, adesso scendono a valle, e incidenti stradali e danneggiamenti alle coltivazioni ce li fanno sembrare in aumento, ma non è così».

Per ora solo in Lombardia gli ambientalisti sono riusciti a bloccare l’inizio della stagione venatoria 2024-2025. Il Tar ha accolto la richiesta di sospensiva presentata giovedì scorso. Una decisione che ha fatto infuriare il ministro Francesco Lollobrigida: «L’attività venatoria deve potersi svolgere. La legge deve essere chiara perché i magistrati possano applicarla. La modificheremo ancora. Si mettano l'anima in pace quelli che pensano di poter imporre le loro scelte agli altri con processi artificiosi».
 

Il disastro
Lacrime e decisioni

Calenzano, la Regione vuole spostare il deposito dell’esplosione: «Qui non può stare». I parenti delle vittime: «Diteci come sono morte»

di Tommaso Silvi, Libero Red Dolce e Luca Barbieri
Sportello legale