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Salva Casa, dalle mini-case ai soffitti più bassi: tutte le novità del decreto

di Barbara Antoni
Salva Casa, dalle mini-case ai soffitti più bassi: tutte le novità del decreto

Nardini (professionisti): «Ben vengano le semplificazioni ma per ridurre superfici e altezze serve molta cautela»

22 luglio 2024
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Ben vengano le innovazioni che porteranno a superare difficoltà di carattere burocratico ai fini della progettazione. Ma ad oggi è massima la cautela verso tutte quelle novità del decreto Salva-casa (nella seconda versione da pochi giorni approvata dalla Camera dei Deputati) che andranno a insistere sulla qualità dell’abitare: leggi la riduzione delle metrature minime per mono e bilocali (rispettivamente da 28 a 20 metri quadrati e da 38 a 28), o la riduzione dell’altezza minima dei soffitti (da 2,70 a 2,40 metri), per fare gli esempi più eclatanti di come viene di fatto superato il decreto con cui, il 5 luglio 1975, il ministero della Sanità fissò i requisiti di abitabilità.

Le categorie professionali tecniche della Toscana sono in attesa e fiduciose fino all’ultimo giorno che il confronto aperto fra i loro referenti nazionali il ministero delle Infrastrutture possa portare a smussare alcuni punti dirimenti contenuti nell’ultima versione del decreto che a stretto giro passerà all’esame (e alla votazione) del Senato per arrivare in Gazzetta ufficiale, secondo quanto ha annunciato il ministro Salvini, entro il prossimo 28 luglio.

Le integrazioni

Un provvedimento che si è trasformato in corso d’opera: presentato due mesi fa come un aiuto a risolvere piccole difformità contenute in molti edifici, due mesi dopo (oggi) dà il via, tra le altre, a nuove edificazioni di micro appartamenti, ma anche a realizzare abitazioni in spazi sottotetto: quello, in sostanza, che per anni le politiche urbanistiche e di gestione del territorio hanno cercato di arginare. Nel testo aggiornato del decreto viene inserita l’estensione del cosiddetto “accertamento di conformità” non solo a piccole ma anche grandi difformità; diventa più facile provare lo stato legittimo di un immobile (la sequenza di permessi che ne confermano la legittimità anche dopo essere stato sottoposto a modifiche); confermati i cambi di destinazione.

Aumentano le tolleranze

Un altro punto sostanziale riguarda le tolleranze costruttive, che passano da quattro a cinque categorie: oltre al 2% della metratura per superfici utili superiori a cinquecento metri quadrati, al 3% per superfici comprese tra 300 e 500 metri quadrati, al 4 per superfici tra cento e 300 metri, al 5 per quelle inferiori ai cento metri quadrati, viene introdotta la tolleranza del 6% per superfici inferiori ai sessanta metri quadrati.

L’analisi

«Il decreto Salva-casa – spiega Fabio Nardini, presidente dell’ordine provinciale degli architetti di Lucca e coordinatore del tavolo urbanistica ed edilizia della Rete Toscana delle Professioni Tecniche (associazione con sede a Firenze che riunisce ordini e collegi toscani delle professioni dell’area tecnica e scientifica) – è alla nostra attenzione da un po’ di tempo. Le categorie devono concludere l’analisi della versione licenziata dalla Camera, ma alcuni nostri orientamenti sono tracciati. Da un lato – aggiunge – tutti i nostri professionisti concordano sulla necessità di intervenire sul nuovo testo unico dell’edilizia». Entrando nel merito del decreto, per Nardini «ben vengano innovazioni risolutive di problemi burocratici che costituiscono un ostacolo all’attività di progettazione, ma tutto quello che riguarda la qualità deve essere tenuto sotto stretto controllo». Perché, come ribadisce il coordinatore del tavolo urbanistica ed edilizia della Rete delle professioni tecniche toscane «dimensione minima e abitabilità sono temi delicati, non possono essere trattati con l’unico obiettivo della semplificazione. Come professionisti, il nostro orizzonte, la nostra priorità è di progettare spazi di qualità: da qui nasce la nostra preoccupazione. Se la questione è risolvere problemi del passato va bene, ma per tutto quello che riguarda il futuro bisogna fare molta attenzione. Altri temi da approfondire – sottolinea – saranno quelli legati a necessarie innovazioni, da parte della Regione, su questioni strutturali e di paesaggio sulle quali ci si dovrà misurare con la legge nazionale». Preoccupa i professionisti anche il fatto che la nuova versione del decreto Salva casa vada a intaccare i requisiti di abitabilità fissati nel ’75 dal ministero della Sanità, dal momento che «quel decreto – tiene a ricordare l’architetto Nardini – nacque a valle di disastri e condizioni sanitarie degli anni Settanta che avevano cambiato la vita delle persone. Che tutto ciò avvenga in pochi giorni e in ottica di una semplificazione lo ritengo preoccupante. È una materia su cui occorre cautela; su questa materia organizzeremo infatti incontri e approfondimenti».

Passato e futuro

«La prima versione del Salva-casa guardava al passato, la seconda al futuro – conclude l’architetto Nardini –, ma non aggiunge ulteriori elementi a una disciplina già confusa e stratificata». E contiene il rischio che col decreto «vengano consentite azioni che non saranno possibili in funzione della disciplina generale».


 

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