Come agivano i ladri dei furti in casa in tutta la Toscana: la Punto bianca, il trucco del campanello e gli appostamenti
Sono stati arrestati i quattro uomini accusati di essere gli autori di trenta colpi nelle abitazioni in varie zone della regione: ecco come studiavano ogni mossa nel dettaglio
LIVORNO. La Spezia, Pontremoli e Livorno. Una trentina di furti in abitazione, tutti messi a segno con un sistema studiato a tavolino per non essere scoperti e fuggire col massimo del bottino disponibile. Dall’auto utilizzata per colpire agli orari giusti per entrare in azione, dai sopralluoghi nelle case scelte per il furto al “trucco” del campanello come ultimo step prima di mettersi all’opera, stando sempre attenti a nascondere il volto con vari sistemi. Una banda di professionisti che ora è in manette.
Gli arresti e i nomi della banda
Nella mattina di mercoledì 7 febbraio, su esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice Marco Sacquegna, sono finiti in manette i viareggini Mauro e Valentino Dellachà di 30 e 27 anni, portati nel carcere di Lucca, e il 44enne Diego Moscatelli insieme al 27enne Giuseppe Bianchi, entrambi residenti a Sarzana, che sono stati prelevati dalle proprie case e portati dalle pattuglie incaricate all’interno del carcere spezzino.
La Punto bianca e gli appostamenti
I presunti autori avrebbero utilizzato una Fiat Grande Punto Bianca, intestata a un 44enne di residente al campo nomadi di Ciampino, utilizzata per gli spostamenti su territorio, a cui, per evitare il collegamento con i reati commessi e guadagnarsi l'impunità, sarebbero state apposte, mediante nastro biadesivo, targhe false replicanti quelle di auto dello stesso modello replicate ad arte. La scelta delle abitazioni da svaligiare sarebbe avvenuta tenendo conto della presenza o meno di sistemi di allarme o telecamere deducendo, anche dal valore delle auto posteggiate, l'entità della refurtiva sperata e soprattutto la presenza di "zorli", le casseforti in dialetto sinti. Sempre dalle indagini dei carabinieri è stato possibile accertare come gli indagati abbiano sistematicamente lasciato i propri telefoni cellulari presso le rispettive abitazioni al fine di crearsi un alibi digitale.
La strategia degli orari
L'arco temporale dei furti è stato accuratamente pianificato e selezionato tra le 17 e le 20 così da poter approfittare dell'oscurità dovuta al periodo invernale per aggirarsi nei quartieri residenziali senza essere notati sfruttando anche il fatto che, secondo loro, molte persone in quella fascia oraria ancora non sono rientrate nelle loro abitazioni oppure escono per delle commissioni.
Le radioline e il “trucco” del campanello
Anche la scelta del guidatore della Fiat Grande Punto durante le azioni criminose non sarebbe stata lasciata al caso, bensì condizionata dalla diretta conoscenza della rete stradale e, a seconda della zona, lasciata al 43enne sarzanese per l'area di La Spezia e del Massetano, ovvero al 28enne viareggino per quelle di Pisa e Livorno. Da quanto emerso risulterebbe che gli indagati durante la ricognizione dei luoghi, si sarebbero mantenuti in contatto con apparati ricetrasmittenti walkie talkie con cui riuscivano a captare perfino le frequenze radio delle centrali operative di polizia e carabinieri, carpendone il contenuto. Lo scopo era fornire immediato avviso dell'eventuale arrivo dei proprietari o delle forze dell'ordine al complice che si trovava dentro le abitazioni. Dopo aver individuato l'abitazione prescelta, previa ricognizione circa la presenza o meno di allarmi o telecamere, veniva suonato il campanello.
La mascherina
La persona incaricata di suonare alle abitazioni indossava, per mimetizzarsi, sempre la divisa di un addetto alle consegne a domicilio di un noto marchio, con indosso anche una mascherina chirurgica per poter meglio occultare le proprie sembianze e servendosi dei voluminosi zaini da raider per occultarvi oggetti atti allo scasso anche ingombranti da introdurre in casa, una volta infranto il vetro dell'imposta prescelta.
Casseforti svuotate e le date dei colpi
In un'abitazione di San Giuliano Terme, l'8 dicembre, per mezzo di un flessibile, i malviventi sono riusciti ad aprire la cassaforte e ad asportarne il contenuto, consistente in gioielli e penne di valore, non disdegnando nemmeno di arraffare l'ultimo modello di aspirapolvere di una nota marca. Il 19 dicembre successivo, a Livorno, i malviventi, dopo aver messo a soqquadro tutto, hanno asportato interamente la "zorli" dal muro con tutto il contenuto di gioielli e soldi per un valore di 35000 euro. Nella maggior parte dei colpi messi a segno, ma in altri furti a La Spezia il 7, il 9 e l'11 dicembre, a Cascina il 12 e il 18, e a Santo Stefano Magra il 14, i malviventi hanno asportato notevoli quantità di refurtiva, principalmente gioielli e contanti.
Quando ai ladri è andata male
Solo in due casi il colpo non è andato a buon fine. In una circostanza i ladri sono riusciti a tagliare la cassaforte in un'abitazione di La Spezia il 7 dicembre, ma l'arrivo della moglie del proprietario li ha costretti alla ritirata. Nell'altro caso, sempre a La Spezia il 9 successivo, i ladri si sono dovuti accontentarsi di portare via solo due controller elettronici di una nota consolle per video giochi.
Il conto bancario che ha acceso i sospetti
Ma l'indagine si è spinta anche oltre. L'analisi dei movimenti bancari dei conti correnti del 43enne e della moglie ha consentito di appurare che quest'ultimo, dal 9 dicembre, avrebbe avviato un'attività commerciale di bar con sede a Sarzana con regolare partita iva. Quello che ha insospettito gli inquirenti è stata la movimentazione di 7.000 euro derivanti da due versamenti in denaro da 3.500 euro ciascuno, che sarebbero serviti per l'acquisto della licenza commerciale. Tale disponibilità economica è apparsa quantomeno anomala considerato che il 43enne e la moglie non risultavano svolgere alcuna attività lavorativa ed essere stati anche percettori di reddito di cittadinanza dal 2019 al 2022. Ciò è valso al 43enne sarzanese anche un'incriminazione per autoriciclaggio per aver impiegato i proventi dell'attività delittuosa nell'acquisto e nell'avvio di un'attività commerciale che è stata posta sotto sequestro preventivo.