Muore Simonetta, l’erede del Maestro
di Ilaria Bonuccelli e Donatella Francesconi
Ultima discendente del compositore che lasciò un tesoro di miliardi
18 dicembre 2017
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VIAREGGIO. Si arrende a pochi giorni dal compleanno di suo nonno, il 22 dicembre, data oggi celebrata in tutto il mondo. I polmoni tradiscono Simonetta, nata Giurumello ma morta Puccini, nipote e ultima erede del grande compositore lucchese. Fino al ricovero al Policlinico di Milano per i suoi problemi respiratori, Simonetta, 89 anni, si è battuta per difendere la memoria (e l’onore) del nonno recuperato in età adulta. Almeno per i tribunali, lei che di Antonio - il figlio di Giacomo Puccini - è stata l’unica figlia, ma figlia naturale. Esclusa dall’eredità - un tesoro, più che un patrimonio - quasi per una vita. Fino alla rivincita, che la insedia, una ventina di anni fa, nella villa di Torre del Lago dove Puccini è sepolto. E dove non è escluso che venga sepolta Simonetta: seppure deceduta sabato a Milano, il funerale lo ha programmato a Viareggio, nella chiesa di don Bosco, mercoledì alle tre del pomeriggio.
Vicina al nonno, dunque. In vita e in morte. La chiesa delle esequie non è lontana dal cimitero di Viareggio, ma soprattutto dall’ultima casa dove suo nonno è vissuto. Gli anni dell’esilio da Torre del Lago, di Turandot. La villa del viaggio senza ritorno per Bruxelles per l’operazione alla gola, devastata dal cancro. Questa casa non rientra nell’eredità che alla fine il tribunale le riconosce. Non tutta: un pezzettino, in effetti - la ex casa del guardiano - è sua e della Fondazione Simonetta Puccini che nasce nel 2005. Con un duplice scopo: dare impulso all’Istituto di Studi pucciniani (con sede a Milano) e promuovere l’opera del Maestro. Anche attraverso la valorizzazione delle case che Puccini si compra e costruisce in Lucchesia. Un patrimonio culturale (oltre che immobiliare). Che a Simonetta arriva dopo un contenzioso di decenni.
Solo nel 1973, infatti, riesce a farsi riconoscere come figlia naturale di Antonio Puccini. Simonetta ha più di 40 anni e questa battaglia un po’ l’ha indurita. Resa diffidente. Di sicuro, acquisendo il cognome sente di acquisire anche il diritto - lei sì - di difendere l’opera “autentica” del Maestro. Lei che, pure, nata nel 1929, non incontra mai il nonno (morto nel 1924). Lo conosce attraverso i racconti del padre Antonio, ingegnere. Ma fino al 1973, per la società resta comunque Simonetta Giurumello. E non può avanzare pretesa alcuna sul patrimonio di famiglia, valutato - a fine anni Settanta - intorno a 120 miliardi di lire.
Sono cifre da favola. Ma non astruse. E non solo per i diritti d’autore che opere come Madama Butterfly, Tosca, La Bohéme ancora rendevano. Puccini, infatti, in vita sfrutta la propria immagine come testimonial per i cappelli (Borsalino), perfino per un’acqua minerale (Nocera umbra) e per il digestivo Evandrina. Contribuiscono a creare il patrimonio. Quando Simonetta è riconosciuta nipote legittima, è ancora enorme. Ma inaccessibile. La moglie di Antonio, Rita Dell’Anna è viva e l’eredità è nelle sue mani. Poi passa al fratello, Livio, un avvocato, amante della bella vita (e delle Rolls Royce) con il vezzo di farsi chiamare “barone”. Servito e riverito da un maggiordomo - Pasquale Belladonna - al quale poi lascerà il patrimonio.
Così avrebbe rischiato di andare dispersa l’eredità (anche culturale) di Puccini se non fosse esplosa una guerra di testamenti e lasciti. Con la Toscana al centro. Anche in questo caso, sentenze e accordi privati hanno rimesso i cocci insieme. Così oggi, la Fondazione Puccini di Lucca possiede la casa natale del compositore, con l’altana segreta dalla quale si scorge l’angelo della facciata della chiesa di San Michele: in certe notti di luna si vede pure un raggio che illumina il diamante (di marmo) al suo dito. La Fondazione lucchese l’ha comprata da Simonetta e ci ha trasferito il piano su cui Puccini ha composto Turandot: tanto la Fondazione possiede anche la casa di Viareggio. Simonetta, invece, ha mantenuto per sé la casa di Torre del Lago, dove ci sono ancora due piani, fatti restaurare da Mecagli di Livorno. È la casa che il nonno acquistò per viverci oltre 30 anni. La casa con il caminetto di Galileo Chini. Dove sono nate Madama Butterfly, La Fanciulla Del West, Il trittico, La Rondine. Dove nel 2010 Simonetta riceve Vargas Llosa e per anni migliaia di ospiti. La casa davanti al teatro d’opera di Torre del Lago, dove Simonetta ha sempre avuto una poltrona riservata. Lei in rappresentanza del nonno. Che fine farà questo mausoleo? Simonetta ha lasciato indicazioni precise sulla propria eredità che comprende anche una quota dei diritti di autore di Turandot, Trittico e Fanciulla. Ma fino a mercoledì sembra che resteranno segrete. Il mistero dei Puccini.
Vicina al nonno, dunque. In vita e in morte. La chiesa delle esequie non è lontana dal cimitero di Viareggio, ma soprattutto dall’ultima casa dove suo nonno è vissuto. Gli anni dell’esilio da Torre del Lago, di Turandot. La villa del viaggio senza ritorno per Bruxelles per l’operazione alla gola, devastata dal cancro. Questa casa non rientra nell’eredità che alla fine il tribunale le riconosce. Non tutta: un pezzettino, in effetti - la ex casa del guardiano - è sua e della Fondazione Simonetta Puccini che nasce nel 2005. Con un duplice scopo: dare impulso all’Istituto di Studi pucciniani (con sede a Milano) e promuovere l’opera del Maestro. Anche attraverso la valorizzazione delle case che Puccini si compra e costruisce in Lucchesia. Un patrimonio culturale (oltre che immobiliare). Che a Simonetta arriva dopo un contenzioso di decenni.
Solo nel 1973, infatti, riesce a farsi riconoscere come figlia naturale di Antonio Puccini. Simonetta ha più di 40 anni e questa battaglia un po’ l’ha indurita. Resa diffidente. Di sicuro, acquisendo il cognome sente di acquisire anche il diritto - lei sì - di difendere l’opera “autentica” del Maestro. Lei che, pure, nata nel 1929, non incontra mai il nonno (morto nel 1924). Lo conosce attraverso i racconti del padre Antonio, ingegnere. Ma fino al 1973, per la società resta comunque Simonetta Giurumello. E non può avanzare pretesa alcuna sul patrimonio di famiglia, valutato - a fine anni Settanta - intorno a 120 miliardi di lire.
Sono cifre da favola. Ma non astruse. E non solo per i diritti d’autore che opere come Madama Butterfly, Tosca, La Bohéme ancora rendevano. Puccini, infatti, in vita sfrutta la propria immagine come testimonial per i cappelli (Borsalino), perfino per un’acqua minerale (Nocera umbra) e per il digestivo Evandrina. Contribuiscono a creare il patrimonio. Quando Simonetta è riconosciuta nipote legittima, è ancora enorme. Ma inaccessibile. La moglie di Antonio, Rita Dell’Anna è viva e l’eredità è nelle sue mani. Poi passa al fratello, Livio, un avvocato, amante della bella vita (e delle Rolls Royce) con il vezzo di farsi chiamare “barone”. Servito e riverito da un maggiordomo - Pasquale Belladonna - al quale poi lascerà il patrimonio.
Così avrebbe rischiato di andare dispersa l’eredità (anche culturale) di Puccini se non fosse esplosa una guerra di testamenti e lasciti. Con la Toscana al centro. Anche in questo caso, sentenze e accordi privati hanno rimesso i cocci insieme. Così oggi, la Fondazione Puccini di Lucca possiede la casa natale del compositore, con l’altana segreta dalla quale si scorge l’angelo della facciata della chiesa di San Michele: in certe notti di luna si vede pure un raggio che illumina il diamante (di marmo) al suo dito. La Fondazione lucchese l’ha comprata da Simonetta e ci ha trasferito il piano su cui Puccini ha composto Turandot: tanto la Fondazione possiede anche la casa di Viareggio. Simonetta, invece, ha mantenuto per sé la casa di Torre del Lago, dove ci sono ancora due piani, fatti restaurare da Mecagli di Livorno. È la casa che il nonno acquistò per viverci oltre 30 anni. La casa con il caminetto di Galileo Chini. Dove sono nate Madama Butterfly, La Fanciulla Del West, Il trittico, La Rondine. Dove nel 2010 Simonetta riceve Vargas Llosa e per anni migliaia di ospiti. La casa davanti al teatro d’opera di Torre del Lago, dove Simonetta ha sempre avuto una poltrona riservata. Lei in rappresentanza del nonno. Che fine farà questo mausoleo? Simonetta ha lasciato indicazioni precise sulla propria eredità che comprende anche una quota dei diritti di autore di Turandot, Trittico e Fanciulla. Ma fino a mercoledì sembra che resteranno segrete. Il mistero dei Puccini.