Il Tirreno

2023: l’estate della tartaruga

A Eliopoli l’incontro di TirrenoBlu per sapere tutto su questi animali

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Il vicepresidente di Legambiente Pisa, Yuri Galletti, ha svelato i segreti di una specie affascinante che va tutelata

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«Cosa mi emoziona quando vedo spuntare dalla sabbia le tartarughine? Tante cose, ma soprattutto mi piace l’armonia che c’è tra loro e l’ambiente circostante in quel momento».

Nella fresca serata di giovedì scorso sul litorale di Calambrone (Pisa), un brivido scalda i cuori nella platea di “Eliopoli”, dove TirrenoBlu, è tornato per parlare, stavolta, con Legambiente e con Arpat, dell’incredibile nidificazione di tartarughe marine sulle spiagge toscane quest’estate.

Sara Fenicia, 25 anni, sale sul palco, durante l’incontro con il vicepresidente di Legambiente Pisa, il biologo marino Yuri Galletti, condotto dai giornalisti Massimo Marini e Francesca Ferri.

E le sue parole coronano un racconto – quello di Galletti – che ha incantato il pubblico. Perché le tartarughe marine Caretta caretta sono davvero animali straordinari e irresistibili. E quello che è successo quest’estate in Toscana, e in Italia in generale, ha dell’incredibile.

«Nel 2009, quando ero ancora uno studente, i libri su cui mi preparavo parlavano di 40 nidi di Caretta caretta all’anno in tutta Italia», ha spiegato Galletti. «Quest’estate, al 27 agosto, erano stati censiti 400 nidi: 138 in Sicilia, 117 in Calabria, 53 in Campania, 37 in Puglia, 15 in Sardegna, 14 nel Lazio, uno in Abruzzo e uno in Emilia Romagna», ha aggiunto. Quanto alla Toscana, i nidi presenti a quella data erano 21, ma nel frattempo ne è stato scoperto un altro all’Isola del Giglio, dunque il totale è di 22 nidi.

Ma cosa si intende per “nido di tartaruga marina”? Ovviamente non ha niente a che fare con un nido di uccelli.

«Le tartarughe scavano una camera nella sabbia che può variare da 25 a 50 centimetri – ha spiegato Galletti – e lì depongono fino a un centinaio di uova. Poi ricoprono tutto e se vanno. Possono arrivare a nidificare fino a quattro volte in un’estate, ogni2-3 anni».

Le uova dopo poco più di due mesi si schiudono. E se saranno fiocchi rosa o fiocchi celesti lo decide il termometro.

«Se la temperatura resta sotto i 29 gradi – ha spiegato Galletti – nascono tartarughini maschi, se supera i 29 gradi nascono tartarughine femmine».

Il rischio è che con l’aumento della temperatura, nascano sempre più femmine rispetto ai maschi. E questo col tempo può indebolire questa specie.

Ma Galletti ha rassicurato: «In realtà Caretta caretta non è una specie a rischio e ha di buono che ha una grande capacità di adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente. Non dimentichiamoci che questi sono animali antichissimi, preistorici, e, adattandosi, sono arrivati fino a noi».

Ciò non significa che la loro vita sia semplice. A partire proprio dai primi momenti di vita. «In media riesce ad arrivare all’età adulta una tartaruga su mille nate», ha spiegato Galletti. I primi momenti sono i più rischiosi: se il nido non viene portato via da una mareggiata o danneggiato – accidentalmente o no – le tartarughine neonate devono raggiungere il mare, e questo è un percorso fondamentale per loro, perché riescono a registrare il luogo dove sono e, quando saranno adulte, e arriveranno alla maturità sessuale, tra i 23 e i 29 anni, torneranno proprio su quella spiaggia per deporre le uova. Una volta in mare hanno davanti a sé 24 ore di nuoto per arrivare in mare aperto, dove trascorrono i primi anni di vita. Ma in questo percorso devono riuscire a non farsi mangiare dai predatori (gabbiani, pesci), a non farsi travolgere da imbarcazioni, a non rimanere impigliate nelle reti da pesca.

Come se non bastasse, l’uomo ha creato un ulteriore pericolo: la plastica. Sacchetti finiti in mare sono scambiate dalle tartarughe per uno dei loro cibi preferiti, le meduse. Se non vengono intercettate e curate, possono morire.

Per fortuna gli uomini sono anche amici delle tartarughe.

Legambiente, ad esempio, è da sempre impegnata per la conservazione delle tartarughe marine. Organizza i campi, con volontari, per salvaguardare i siti di ovodeposizione – una volta fuoriuscite le tartarughe, il nido viene aperto per verificare il totale delle schiuse e delle nascite e questo viene svolto con l’Università di Pisa –, ha partecipato alla stesura del Piano di Azione per la Tutela della Tartaruga Marina (Patma), e da quest’anno coordina il progetto Life Turtlenest, co-finanziato dall'Unione Europea per conservare e proteggere la Caretta caretta dalle minacce legate al disturbo antropico nei siti di nidificazione del bacino del Mediterraneo occidentale. E i risultati si vedono.

Proprio giovedì sera, mentre era in corso l’incontro, Galletti ha ricevuto un video sul cellulare: a Pescoluse, nel Salento, stavano nascendo delle tartarughine proprio in quel momento.

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