Il Tirreno

Sua maestà la Posidonia

La pianta nelle profondità del mare è una garanzia per la biodiversità

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Ha foglie, fusto e anche radici dove si nascondono innumerevoli creature e dà ossigeno alle nostre acque

22 agosto 2023
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È il rifugio per innumerevoli creature marine e grembo materno per i loro piccoli, “angelo custode” dei litorali, ossigenatrice delle nostre acque, collezionista di reperti archeologici.

La Posidonia (Posidonia oceanica) non è un’alga ma una pianta a tutti gli effetti, una pianta superiore come direbbero i botanici, indicando con questa espressione un organismo vegetale che, a differenza delle alghe senza tessuti specializzati, è dotato di radici, fusto e foglie. Questo la rende del tutto simile al geranio che avete innaffiato ieri sera, all’acero fuori dalla vostra finestra o all’insalata che avrete nel piatto a pranzo o a cena.

Centinaia di milioni di anni fa, da alcune alghe verdi che riuscirono a conquistare la terraferma, ebbero origine tutte le piante presenti oggi nel mondo, con la loro immensa varietà di forme, ambienti e stili di vita. La Posidonia, dal canto suo, ha percorso il tragitto inverso: da pianta terrestre erbacea abitante delle zone di marea è ritornata al mare, chiudendo il cerchio evolutivo. Ma in questo viaggio, non ha dimenticato le proprie origini e ancora oggi la Posidonia fiorisce e fa frutti.

Endemica nel Mediterraneo, questa specie, che ha parenti stretti soltanto nelle acque australiane a testimonianza dell’antica origine comune del nostro mare e del lontano Pacifico, si sviluppa dalla superficie fin dove la luce ne permette la crescita, di norma fino a 30-40 metri di profondità. Questa pianta ha bisogno infatti di una forte illuminazione, da cui ne consegue come sia la trasparenza dell’acqua sia la profondità siano fattori determinanti per la sua crescita.

Crescita ed espansione della pianta di Posidonia sono possibili grazie al possesso di radici e di rizomi, che crescono sia orizzontalmente sia verticalmente, mentre la diffusione della specie è affidata ai frutti. Il primo tipo di crescita consente alla pianta di colonizzare il territorio circostante mentre lo sviluppo verticale di contrastare la sedimentazione di cui essa stessa è causa e che, se accentuata, può portare alla sua scomparsa. In autunno le vecchie foglie, di colore bruno-verdastro e fittamente ricoperte di organismi incrostanti, cadono e vengono accumulate sulle spiagge dove formano cumuli spesso imponenti o palle (egagropili) per l’azione del mare sui residui più resistenti.

La fioritura avviene generalmente nei mesi autunnali, anche se non tutti gli anni, e i frutti che ne derivano, detti “olive di mare”, galleggiano e sono quindi a volte rinvenibili sulle spiagge. Non è un caso, inoltre, che per la Posidonia si parli di “praterie”. Come altrimenti definire una distesa di piante erbacee che può coprire anche diverse centinaia di metri quadrati? La sua estensione è notevole, ma ancora più importante dal punto di vista ecologico è il suo spessore, che può essere anche di diversi metri. I rizomi della Posidonia sono difatti profondamente intrecciati tra loro, formando uno spesso strato che prende il nome di matte. Tenendo presente che la crescita verticale di una prateria è di circa un centimetro all’anno, si può derivare quanto alcune siano antiche e bacini di tesori archeologici gelosamente e pazientemente custoditi. La prateria riveste, quindi, un ruolo estremamente importante come polo di biodiversità, in quanto ospita circa il 20-25% di tutte le specie presenti nel mar Mediterraneo.

L’importanza delle praterie di Posidonia supera di gran lunga la superficie che esse occupano, pari a meno dell’1% dei fondali mediterranei, rivestendo un ruolo fondamentale nell’economia generale delle aree costiere.

La loro importanza per la vita del mare è tale che i numeri, meglio di qualunque descrizione, parlano chiaro. Ogni metro quadrato di prateria può contare anche 1.000 ciuffi fogliari, con 5-6 foglie ciascuno a dare una superficie totale di oltre 40 metri quadrati. Foglie e rizomi offrono una superficie ideale per l’insediamento e lo sviluppo di organismi sessili sia animali sia vegetali, i quali contribuiscono a richiamare un’incredibile varietà di altre specie, sia per l’abbondanza di nutrimento a disposizione per ogni categoria di animali (erbivori, detritivori, carnivori, planctofagi) sia per la protezione che esse offrono, al momento della riproduzione, alle uova e ai giovani.

La complessa struttura di un posidonieto, dove è possibile riscontrare la presenza di numerosi micro habitat, spiega come un ettaro di prateria possa ospitare una biomassa animale di circa 15 tonnellate, comprendente circa 350 specie diverse appartenenti a tutti i gruppi faunistici, dai poriferi ai pesci, senza contare alghe e microrganismi. Grossi labridi come la Donzella Pavonina (Thalassoma Pavo) si mimetizzano tra le foglie, al di sopra delle quali nuotano saraghi, salpe e orate, mentre ai margini o tra le radure sabbiose si aggirano mormore, triglie, pesci pettine e razze.

Contributo a cura del Centro Studi dell’Osservatorio Nazionale Tutela del Mare

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