Piccolo, ma di lusso: ecco cos’è il rossetto, delizia "protetta" che vive nel mare toscano
Misura massimo 6 centimetri e ha un colore biancastro tendente al rosa: dal 2010 la pesca di questa specie avviene per mezzo di uno specifico piano di gestione, il primo della Regione
*Ontm-Osservatorio nazionale tutela del mare e ricercatore al Centro interuniversitario biologia marina a Livorno
Se dovessimo fare un elenco dei pesci che spuntano prezzi elevati nei nostri mercati, tra i primi nomi ci verrebbero in mente l’aragosta, il gambero rosso, il tonno rosso ma non certamente un piccolo pesce rosato che fa bella mostra di sé nel periodo invernale, raggiungendo anche i 60-70 euro al chilo. Si tratta dei rossetti, un pesce di nicchia, forse non conosciuto da tutti, ma apprezzato e ricercato da molti, che fa parte della tradizione gastronomica di molte località, specie in Toscana e Liguria.
La pesca del rossetto in Toscana è un’attività praticata da metà autunno a fine inverno da imbarcazioni della piccola pesca che utilizzano lo “sciabichello”, una rete dotata di un sacco a maglia fine (3 millimetri), il cosiddetto “tulle”. Il rossetto, nome latino Aphia minuta, è un pesce di piccole dimensioni, massimo 6 centimetri, biancastro tendente al rosa, che si trova nelle acque della fascia costiera. Trascorsi i primi mesi di vita, i rossetti lasciano il fondale e salgono nella colonna d’acqua; di giorno si aggregano in densi banchi, seguendo le correnti che trasportano lo zooplancton, il loro alimento preferito.
La tecnica di pesca richiede esperienza e abilità. Il banco di rossetti vene individuato con l’ecoscandaglio: il comandante, dopo averne valutato la consistenza, dà il via alle operazioni di pesca, che avvengono in silenzio e secondo automatismi di movimenti; basta un piccolo errore, per inficiare l’esito della pescata.
La pesca al rossetto in Toscana e Liguria è un importante esempio di gestione sostenibile delle risorse ittiche. Con il Regolamento mediterraneo, finalizzato a preservare risorse ed ecosistemi marini, l’Unione Europea nel 1996 ha fissato precise regole, tra cui il divieto di usare reti con maglie piccole. La continuazione della pesca al rossetto con la sciabica è stata possibile grazie ai dati raccolti negli anni, in particolare da Arpat. I ricercatori hanno dimostrato che questa pesca è praticamente monospecifica (la presenza di altre specie è meno del 10%) e ha un impatto trascurabile sui fondali. Il soddisfacimento di questi requisiti, dimostrati dagli studi scientifici, ha permesso di ottenere una deroga alle disposizioni del Regolamento mediterraneo.
Dal 2010 la pesca del rossetto avviene quindi per mezzo di uno specifico piano di gestione, il primo della Regione Toscana. Grazie alla collaborazione tra pescatori, ricerca e autorità, sono state fissate precise regole sul numero di barche (massimo 50), su attrezzi, zone e tempi di pesca (da novembre a marzo di ogni anno) consentiti, e istituito un monitoraggio permanente delle catture che non possono scostarsi da un valore soglia. Le regole possono cambiare di anno in anno, a seconda dello stato della risorsa; la finalità è tutelare questa specie ittica e mantenere una tecnica di pesca economicamente rilevante e che fa parte delle tradizioni e della cultura delle comunità di pescatori locali.
Piccola precisazione: attenzione a non confondere il rossetto con il bianchetto. Questi ultimi non sono pesci adulti, ma giovani, essenzialmente di sardina, la cui pesca non è consentita per le dimensioni inferiori a quanto stabilito dai regolamenti comunitari. Ma questa è un’altra storia.