Reti biodegradabili e ami selettivi: la pesca cambia ed è più sostenibile
L’Osservatorio per la tutela del mare: «Le risorse ittiche non sono inesauribili, ci sono già strumenti per ridurre l’impatto sull’ambiente»
Sono lontani i tempi romantici in cui i comandanti delle lampare e delle paranze si orientavano nelle acque del largo per le loro battute di pesca usando le “mire a terra”, oppure calcolando le profondità marine con il segnapassi e stimando la velocità della barca e delle correnti scrutando la superficie dell’acqua. L’esperienza acquisita in lunghe giornate in mare e le conoscenze tramandate da generazioni rappresentavano l’imprescindibile bagaglio di conoscenze che veniva gelosamente custodito e che, spesso, era il fattore determinante per ottenere le catture più di abbondanti di cui farsi vanto al rientro in porto.
Un tempo la tecnologia a bordo era ai minimi termini, la vita del pescatore era segnata dalla fatica e dagli imprevisti, che ne facevano uno dei mestieri più duri e a rischio. Oggi le cose sono cambiate: e nonostante il mestiere del pescatore sia ancora impegnativo e di sacrificio, è stato modificato dall’introduzione di nuove e moderne tecnologie. Le grandi barche da pesca hanno in plancia un moderno quadro comandi con sistemi di localizzazione satellitare, sofisticati ecoscandagli e strumentazioni per la pesca sempre più performanti. La maggior parte dei pescatori usa il tablet per comunicare le catture giornaliere attraverso i quaderni di bordo detti “logbook” ed è attiva sui social per condividere le esperienze oppure per promuovere il prodotto. È indubbio che il progresso abbia migliorato tanto la sicurezza quanto le condizioni di lavoro e l’efficienza di cattura del pesce, ma rimane ancora tanto da fare.
Sono altrettanto lontani i tempi in cui si credeva che le risorse ittiche fossero inesauribili. Ormai è accezione comune che solo una pesca sostenibile praticata con il dovuto rispetto degli ecosistemi e dei cicli biologici delle specie potrà avere un futuro. Anche su questo aspetto le innovazioni tecnologiche possono essere di aiuto e possiamo fare tanti esempi in proposito.
Sono disponibili o in fase di sperimentazione dispositivi per ridurre l’impatto dei sistemi di pesca. Pensiamo a sensori e telecamere da posizionare sulle reti, che trasmettono informazioni in tempo reale sulle catture e permettono di pianificare la giornata di lavoro; oppure all’utilizzo di “ami circolari”, tali da permettere la cattura di pesci ma allo stesso tempo in grado di non trattenere le tartarughe che possono liberarsi da sole senza riportare danni. In alcune zone e per certi tipi di pesca si stanno utilizzando griglie di selettività, montate sulla rete, che permettono di far entrare solo il pesce commerciale ma non specie accessorie come gli squali. Sono a disposizione dissuasori sempre più sofisticati (pinger), piccoli dispositivi che vengono installati sulle reti e producono impulsi sonori insopportabili per i delfini che si allontanano dalle reti, evitando sia di essere catturati, sia di predare il contenuto delle reti stesse. Nei retifici si stanno studiando fibre tessili biodegradabili per reti da posta e nasse, per ridurre l’impatto sui fondali delle attrezzature da pesca che accidentalmente vengono perse e si adagiano sui fondali continuando quello che comunemente viene chiamato “ghost fishing” o pesca fantasma. Sono in fase di sperimentazione, infatti, motori innovativi con alimentazione ibrida, che ne incrementa il rendimento a fronte di minori consumi, riducendo le emissioni inquinanti e abbattendo i costi di carburante, la maggiore voce di spesa per un’impresa di pesca. Allo stesso tempo, gli aspetti legati alla tradizione, alle consuetudini di pesca tramandate da generazioni, continuano a essere un elemento fondamentale e distintivo della nostra pesca locale. Ne sono una vivida testimonianza le decine di piccole imbarcazioni che animano i numerosi punti di approdo presenti lungo la costa e nelle isole dell’Arcipelago.
Per un’attività di pesca sinonimo di tutela e corretta gestione dell’ambiente marino, è necessario che innovazione e tradizione continuino a convivere ed integrarsi. Questo è l’impegno concreto dell’Osservatorio nazionale della tutela del mare.
*Ontm-Osservatorio nazionale tutela del mare e ricercatore al Centro interuniversitario biologia marina a Livorno.