Gli aggiornamenti
Prato, il Tribunale senza cancellieri frenato anche da una app. E i ritardi si accumulano
Il procuratore Tescaroli ha elencato nella sua relazione per l'inizio dell'anno giudiziario, tutti i problemi in attesa di soluzione: tra questi anche disservizi legati alla digitalizzazione
PRATO. Mancano i cancellieri, i giudici e computer, ma in qualche modo la giustizia a Prato cerca di far quadrare i conti, anche se non è sempre facile, con gli ascensori del Tribunale perennemente guasti, il riscaldamento che ogni tanto si ferma e i lavori esterni che non finiscono mai. Il quadro certamente non idilliaco della macchina della giustizia emerge dalla relazione depositata dal procuratore Luca Tescaroli in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, avvenuta ieri in Corte d’appello a Firenze. Un quadro datato, perché si ferma allo scorso 22 settembre. Nelle settimane seguenti la situazione è peggiorata, perché il trasferimento di alcuni magistrati e il pensionamento del presidente Gratteri ha costretto alla riduzione dei collegi giudicanti da tre a uno e al congelamento di alcuni ruoli dei giudici monocratici. La conseguenza è che il tempo medio di fissazione dei procedimenti monocratici, quelli per i reati meno gravi ma comunque di consistente impatto sociale, è di 937 giorni, cioè due anni e mezzo.
Ma in qualche modo, come si diceva, la giustizia cerca di tirare avanti, come dimostrano i numeri dei procedimenti portati a termine dal 1° luglio 2023 al 30 giugno 2024, che è il periodo preso in considerazione dalle relazioni per l’inizio dell’anno giudiziario. Nel corso dell’anno sono stati iscritti 553 procedimenti per reati contro le fasce deboli (maltrattamenti, atti persecutori) e ne sono stati definiti 532. Ne sono stati iscritti ben 948 in tema di lavoro e infortuni. Di questi ne sono stati definiti 828. E ancora, 348 procedimenti in materia di ambiente ed edilizia, di cui ne sono stati definiti 414. Complessivamente i procedimenti pendenti sono in aumento, ma non come ci si sarebbe potuti aspettare.
Il problema è che dalla fine di settembre la situazione è peggiorata. Non solo per il trasferimento dei giudici e della diminuzione dei collegi giudicanti, ma anche per le nuove norme sul processo penale telematico, quelle che dispongono il deposito in forma digitale degli atti. È stata una falsa partenza, non solo a Prato, come ha ricordato ieri il presidente della Corte d’appello, Alessandro Nencini. A Prato si è visto quasi subito: più di un’udienza è saltata perché al cancelliere non funzionava la firma elettronica e l’applicazione fornita dal ministero era inservibile. I procedimenti si stanno accumulando e non sarà facile recuperare il tempo perduto.
«Solo chi non ha la più pallida idea di come funzionano le cose può pensare che con un decreto del dicembre 2024 si possa ottenere l’informatizzazione – ha detto Nencini – L’applicazione App non funziona e questa informatizzazione scarica sul giudice compiti che non sono suoi. La digitalizzazione deve essere governata dalla magistratura, non deve governare la magistratura». Nei processi civili ci sono voluti anni prima che il sistema andasse a regime, forse accadrà anche nei processi penali.
Intanto la Procura cerca di far buon viso a cattiva sorte. Il procuratore Tescaroli ha ricordato nella relazione quanto ha detto giorni fa anche ai senatori della commissione contro lo sfruttamento e per la sicurezza nei luoghi di lavoro, cioè la massiccia presenza di una criminalità che si muove su più fronti. Quello più caldo riguarda lo sfruttamento e l’evasione fiscale nelle aziende cinesi, con la complicità di molti colletti bianchi italiani.
Relativamente ai fenomeni di caporalato, nell’anno preso in considerazione sono stati iscritti 18 procedimenti per intermediazione illecità di prestazioni lavorative e ne sono stati definiti 14 (sette esauriti con richiesta di archiviazione, uno riunito a un altro procedimento, tre definiti con rito ordinario e due definiti con rito alternativo.
Quanto agli organici del Palazzo di giustizia, la relazione di Tescaroli riporta le solite cattive notizie. Dei 32 posti di personale amministrativo previsti da una pianta organica già sottodimensionata, ne sono presenti solo 20. Inoltre manca da anni il dirigente amministrativo (le cui funzioni sono svolte dal procuratore) e un autista. I cancellieri esperti dovrebbero essere sei e invece ce n’è solo uno, idem per gli assistenti giudiziari (quattro su nove) .
A questo va aggiunto che i computer sono pochi e spesso vecchi e che l’ultima fornitura delle stampanti risale al 2018.
Il presidente della Corte d’appello ha voluto ricordare anche che 2024 si è chiuso con 90 suicidi in carcere, cinque dei quali avvenuti alla Dogaia di Prato. «La questione carceraria va affrontata, lo dice anche Mattarella – ha detto Nencini – Non si può andare avanti così. Il carcere non si può trasformare in una discarica sociale».