Il Tirreno

Prato

A distanza di tredici anni altre due vittime nella "casa maledetta"

Sopra alcune immagini della palazzina di via Firenze 123 rimasta distrutta da un’esplosione nel 1998: al centro Raffael Persechino, il giovane che fece saltare la sua latteria per riscuotere l’assicurazione
Sopra alcune immagini della palazzina di via Firenze 123 rimasta distrutta da un’esplosione nel 1998: al centro Raffael Persechino, il giovane che fece saltare la sua latteria per riscuotere l’assicurazione

07 maggio 2011
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PRATO. Gli abitanti del quartiere la chiamano "casa maledetta". Se lo fanno, c'è un motivo. C'è una storia triste che si nasconde in quelle mura domestiche macchiate di sangue in via Firenze 123. Un destino che, senza scomodare troppo la superstizione, sembra volere male a chi mette piede in quella palazzina già balzata agli onori della cronaca il primo settembre 1998. La maledizione stavolta ha colpito la coppia Desiré Zumia e Giuseppe Milazzo, vittime di un omicidio-suicidio dal movente probabilmente passionale. E due morti si contarono anche 13 anni fa: niente lame di coltelli infilzati, ma un mucchio di macerie per l'esplosione dello stesso edificio. Allora il crollo costò la vita nel sonno a Roberto Bonaiuti che abitava al primo piano e a Domenico Iannetta, l'attentatore che appiccò il fuoco alla "Latteria Rosa" del piano terra.  Fu un colpo violentissimo che svegliò mezza Prato: un piccolo giallo che si risolse in un batter d'occhio quando si capì subito che in realtà il molisano Iannetta, esecutore materiale dell'attentato, aveva orchestrato tutto con il giovane titolare della latteria, Raffael Persechino, nel tentativo di truffare l'assicurazione. La famiglia infatti navigava in brutte acque dal punto di vista economico: tant'è vero che nel 1999 Cariprato chiederà al condannato Persechino 35 milioni di lire per debiti contratti verso l'istituto di credito. Ma qualcosa del piano non avrebbe funzionato e Iannetta non avrebbe fatto in tempo ad innescare la miccia. La vicenda ebbe numerosi echi dal punto di vista giudiziario. Iniziamente la pena per i due responsabili dell'incendio doloso di via Firenze, Raffael Persechino e Fernando Notte (un altro complice), doveva essere di 10 anni e 4 mesi e 6 anni e 8 mesi di reclusione. Sentenza annullata dalla Corte di Cassazione e alla fine la condanna fu portata a 18 anni per Persechino e 12 per Notte. La palazzina incendiata venne ricostruita successivamente e lì prese poi casa la coppia siciliana. Una curiosità: nonostante i guai con le banche, Persechino era riuscito a comprarsi un'Harley Davidson da 40 milioni di lire. Sembra che anche Giuseppe Milazzo, l'omicida-suicida di Desiré, avesse un debole per lo stesso modello di motocicletta.
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