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Pistoia, nuovi aumenti della Tari: atteso un +28% in quattro anni

di Lorenzo Carducci
Pistoia, nuovi aumenti della Tari: atteso un +28% in quattro anni

Cresceranno ancora i costi di raccolta e smaltimento rifiuti

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PISTOIA. Proprio nel periodo in cui scade la terza rata della Tari, la prima calcolata sulla base delle tariffe del 2024, e dunque più cara dell’anno scorso, per le famiglie e le attività pistoiesi arriva la conferma che gli aumenti della tassa sui rifiuti sono solo all’inizio. Gli importi delle tariffe per il 2025 saranno calcolati nel dettaglio e approvati nella prossima primavera – precisamente entro il 30 aprile, dopo l’aggiornamento del piano finanziario da parte di Ato Toscana Centro – ma nel bilancio di previsione triennale di cui il consiglio comunale comincerà a discutere da dopodomani, il Comune di Pistoia ha inserito, come ogni anno, la previsione di gettito Tari per 2025, 2026 e 2027.

Le prospettive sull’aumento delle tariffe

La proiezione fotografa nitidamente la crescita dei costi del servizio di raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti imputabile al comune, variazione che implica necessariamente l’aumento delle tariffe. A fronte dei 23,6 milioni di euro chiesti per la Tari del 2024 ai cittadini pistoiesi, nel 2025 la cifra stimata supera di poco 25 milioni, che diventano 26, 5 nel 2026 e 28 milioni e 140 mila euro nel 2027. Si tratta di un incremento annuo di circa il 6%, o che lo sfiora di qualche decimale, per un gettito che alla fine del nuovo triennio si prospetta gonfiato quasi del 28% rispetto al 2023, dopo l’aumento del 55% nel quinquennio 2018-2023, balzo che fu il più alto tra i capoluoghi di provincia toscani.

Quando arrivano i rincari

Naturalmente, queste stime sulla Tari non sono a discrezionalità dell’amministrazione comunale, bensì si basano sull’andamento dei costi per le annualità successive contenuto nell’aggiornamento al piano economico finanziario 2024-25, approvato la scorsa primavera dalla comunità di ambito Ato Toscana Centro. In base al regolamento comunale per l’applicazione della Tari, i primi effetti dei nuovi aumenti verranno accusati da famiglie e imprese a partire dalla terza rata del 2025, che scadrà il 16 dicembre. Perché le prime due, con scadenza fissata rispettivamente al 16 aprile e al 16 settembre, saranno calcolate a titolo di acconto dell’80 per cento sulla tassa dovuta nel 2024, mentre l’ultima sarà calcolata sulla base del 20% rimanente del 2024 più il conguaglio con le tariffe 2025.

Ma in realtà negli ultimi anni gli incrementi non si sono mai fermati e, come indicato dalle previsioni, il trend continuerà verosimilmente ad essere il solito. Anche perché, al 2024, l’effettivo costo del servizio che Alia rimette al Comune di Pistoia è di circa 35 milioni di euro, ben 11 milioni in più rispetto ai 23,6 milioni di gettito complessivo. Per assottigliare la differenza, dunque, la Tari è destinata a salire ancora.
Non ovunque i costi salgono
L’amministrazione ha sempre imputato l’aggravio dei costi alla politica ambientale della Regione, che, in mancanza di impianti, non avrebbe consentito di smaltire “in casa” a basso costo. Le opposizioni replicano che Pistoia ci mette del suo con inefficienze e record negativi, visto che l’importo pro capite per i rifiuti è più alto che in città simili e che il 52,53% di raccolta differenziata, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, vale ancora l’ultimo posto tra i capoluoghi di provincia della Toscana. Come evidenzia il capogruppo di Pistoia ecologista e progressista Mattia Nesti, non sono infatti pochi i comuni nei quali il costo del servizio, anziché aumentare, rimane stabile o addirittura diminuisce, proprio grazie all’efficienza del sistema di raccolta.

Tra fine 2025 e inizio 2026 Alia potrebbe poi cominciare i lavori di riconversione del Dano, che diventerà un impianto di trattamento e recupero di carta e cartone provenienti dalla raccolta differenziata e finalizzato alla produzione di materia prima seconda (derivata cioè dal recupero e dal riciclaggio dei rifiuti) da inviare al distretto cartario. E resta da capire se, in che modo e quando gli oltre 2 milioni pagati dal gestore al Comune a titolo di indennità di disagio ambientale per la conversione dell’impianto impatteranno sui contribuenti.

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