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Serie B: l’intervista

Il grande (doppio) ex Varela non ha dubbi: «Questo Pisa è tanta roba e vi dico perché»

di Andrea Chiavacci
I giocatori del Pisa salutano i tifosi a Mantova
I giocatori del Pisa salutano i tifosi a Mantova

Ha giocato anche nel Bari e anticipa i temi del prossimo big match all’Arena

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PISA. Allo stadio Martelli di Mantova ad applaudire il Pisa c'era anche un ex mai dimenticato dai tifosi nerazzurri: l’uruguaiano Ignacio Lores Varela. Che oggi studia da direttore sportivo, dopo aver lasciato pochi mesi fa il calcio giocato a soli 33 anni con l'esperienza al Taranto in Serie C, e che è uno dei tanti doppi ex di Pisa-Bari che si giocherà venerdì sera alle 20,30 all’Arena. La sua bilancia, però, pende sul nerazzurro. Dodici gol in 60 partite tra il 2015 e il 2017 a Pisa ,e la promozione in B con Rino Gattuso, appena 8 presenze da gennaio a giugno del 2014 a Bari con la squadra che si giocherà i playoff per la Serie A.

Varela, che Pisa ha visto a Mantova?

«Era la prima volta che vedevo allo stadio una partita del Pisa dopo aver chiuso la carriera di calciatore e devo dire che mi ha fatto un'ottima impressione. Ho visto una squadra forte, che merita il secondo posto in classifica. Ti impressionano perché hanno una grande concentrazione fin da subito. Potevano chiuderla prima ma anche il Mantova ha dimostrato di essere una buona squadra. Il Pisa però ha meritato per l'intensità e la pressione che ci ha messo. E per le occasioni create. Moreo è stato fantastico, non solo per il gol. È il primo che va ad aiutare i centrocampisti».

Chi l’ha sorpresa di più in positivo?

«Piccinini, perché non lo conoscevo. Mi ha davvero impressionato. Insieme a Marin fa un lavoro incredibile a centrocampo. Ci mette qualità, grinta e personalità».

Secondo lei dove può arrivare questa squadra?

«Non voglio dire nulla perché il campionato è molto lungo. Comunque sono fiducioso che il Pisa possa restare lì fino alla fine, a giocarsela con Sassuolo e Spezia. La fiducia arriva per il modo in cui giocano. C'è molto di Pippo Inzaghi in questa squadra. Partono sempre forte così ,come hanno fatto a Mantova. Non è un caso. Certo in questo modo rischiano anche tanto, perché è davvero dura tenere quel ritmo a lungo. Quando il Pisa è stanco deve stare più attento ma quando va in pressing è devastante».

Che partita si aspetta venerdì sera tra Pisa e Bari?

«È una sfida di alta classifica, quindi ci sarà equilibrio anche se il Pisa ha dieci punti di vantaggio in questo momento. Il campionato è molto lungo ma questa è una di quelle gare che più di tante altre ti fanno capire dove puoi arrivare e come stai».

Chi può deciderla?

«Entrambe le squadre hanno diversi singoli che possono fare la differenza. Nel Bari uno di questi è sicuramente l’ex nerazzurro Sibilli. La forza del Pisa, però, probabilmente è quella di avere una rosa un po' più lunga. In panchina si può permettere di tenere un giocatore come Nicholas Bonfanti dopo l'esplosione di Lind. In più potrebbero recuperare dall'inizio Matteo Tramoni».

Facciamo un po’ di fantacalcio: se giocava in questo Pisa sarebbe andato a nozze con tutti questi brevilinei?

«Penso proprio di sì. Tramoni è un giocatore che mi fa impazzire. Sa cambiare passo, sa sterzare e andare dritto verso la porta. Dà la sensazione che appena prende palla sa come far male all'avversario. Mi sarebbe piaciuto tantissimo giocare con lui. Anche Arena, comunque, è molto bravo. Ha una tecnica incredibile».

Dopo aver concluso la carriera agonistica adesso qual è il suo obiettivo?

«Vorrei diventare direttore sportivo. Ma voglio però farlo un passo alla volta. Già dallo scorso anno mi sono iscritto all'università di Teramo per portare avanti questo percorso come si deve. Intanto vorrei iniziare a fare l'osservatore o il collaboratore. Insomma, la classica gavetta».

Decisione difficile quella di smettere di giocare?

«Dopo l'ultimo infortunio che ho accusato al menisco facevo fatica a trovare lo sprint giusto. Avevo una sensazione di impotenza, di non riuscire a sfruttare le mie armi migliori. Con il fatto che avevo già iniziato a pensare a un futuro diverso nel mondo del calcio ho anticipato un po’ i tempi, ma la decisione era un po' nell'aria».

È rimasto due soli anni a Pisa che però la ricorda sempre con affetto: il sentimento è reciproco?

«Assolutamente sì. Pisa è casa mia, come lo è Montevideo. In città ho ancora tanti amici, tante persone che mi vogliono bene e a cui voglio bene. E questo va al di là del calcio. Nel mio periodo nerazzurro ho passato momenti belli ma anche momenti dolorosi e difficili. In quel periodo, infatti, è venuto a mancare mio padre e per me non è stato affatto semplice. La gente di Pisa, però, mi è stata vicina soprattutto in quel momento. E sono cose che non si possono dimenticarlo, almeno non posso dimenticarlo io. La città, poi, mi ricorda anche gli ultimi momenti belli vissuti proprio insieme a mio padre».
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