Il Tirreno

Pisa

l’intervista 

Joseph Dayo Oshadogan doppio ex con tanto amore

Alessandro Marone
Joseph Dayo Oshadogan doppio ex con tanto amore

Romeo Anconetani e Lillo Foti  i suoi presidenti più grandi, ma in carriera ha anche sfiorato la Champions con il Monaco L’emozione in Nazionale

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PISA. Il pisano Joseph Dayo Oshadogan, difensore classe’76, è cresciuto nel settore giovanile nerazzurro e ha esordito nella massima serie con gli amaranto; in carriera Oshadogan ha indossato anche le maglie di Foggia, Cosenza, Monaco, Ternana, Widzew Lodz e Lanciano. Al settore giovanile del Pisa arrivò dopo aver tirato i primi calci al pallone con Freccia Azzurra e Ospedalieri: «Avevamo la fortuna di avere un grande presidente – ricorda – un vero conoscitore di calcio, abilissimo nello scouting. All’epoca c’erano squadre Primavera davvero forti, ma anche la nostra ha visto diversi calciatori arrivare a buoni livelli. Eravamo come una famiglia, con molti dei miei ex compagni ci sentiamo ancora, il legame è rimasto. Anconetani aveva visione, poi era un presidente d’altri tempi. Dopo la scuola andavo a mangiare in via Risorgimento e c’era il presidente che cucinava...».

Dopo il fallimento passò giovanissimo al Foggia ed esordì in serie A con la Reggina nella stagione 99/2200… «Feci il ritiro con la Roma, ma parlai con Capello e mi consigliò di andare a fare esperienza. La squadra giallorossa era piena di campioni e l’anno successivo vinse lo scudetto: in difesa c’erano Aldair, Cafu, Candela… avrei faticato a trovare spazio. Presi l’aereo e, quando arrivai a Reggio Calabria, trovai ad accogliermi un omone con le braccia aperte che mi disse “benvenuto nel club più forte del mondo”. Era il presidente Foti. Quell’anno tutti ci davano per spacciati, invece riuscimmo a salvarci. Eravamo una squadra giovane, ma c’erano tanti giovani interessanti: Pirlo, Baronio, Mozart. La salvezza fu la nostra vittoria. Poi, nella gara di ritorno, vincemmo 2-0 all’Olimpico contro la Roma e venni eletto miglior giocatore del match. Al rientro a Reggio Calabria c’erano 3.000 persone all’aeroporto: un calore incredibile».

Lei è “famoso” anche per essere stato il primo calciatore di colore ad indossare la maglia della Nazionale...

«Sarò sempre grato al ct Cesare Maldini. Il portiere era Buffon, già si vedeva che era un fenomeno. Erano i tempi di Fiona May e Carlton Myers. Venne data grande risonanza mediatica alla notizia, con enorme sorpresa del sottoscritto. Ricevere la convocazione è stato bello, emozionante. Sono stato orgoglioso di rappresentare il mio Paese».

Lei ha sfiorato anche la vittoria della Champions League con il Monaco di Deschamps nel 2003/04…

«In estate ero svincolato dopo l’esperienza a Cosenza: feci due settimane di prova e firmai. Esordii subito, peccato che mi infortunai gravemente al ginocchio. È stata un’annata allo stesso tempo bellissima e bruttissima: eravamo un gruppo eccezionale, c’erano Morientes, Giuly, Evra, Roma... Feci la riabilitazione con Nonda. I compagni dopo ogni partita dicevano: “Vi aspettiamo”. Abbiamo eliminato ai quarti il Real Madrid, nella semifinale d’andata contro il Chelsea eravamo entrambi in panchina: Nonda entrò e firmò la rete del 3-1. In finale contro il Porto di Mourinho andò male, comunque emozioni fortissime».

Pisa-Reggina come finisce?

«Per me è una partita dal sapore speciale. Sono un pisano doc e il Pisa è la mia squadra del cuore, ma anche la Reggina mi ha dato tanto e sono legato ai colori amaranto. Spero che sia una bella partita, una vittoria dei nerazzurri sarebbe stupenda in questo periodo della stagione…». –

Alessandro Marone

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