L’allarme
Superbonus, le preoccupazioni degli architetti pisani: «Lo stop? Un’operazione scellerata»
L’appello della categoria dopo la decisione del governo Meloni: «Una confusione che rischiano di pagare migliaia di imprese e di professionisti che sono ormai al collasso»
PISA. «La decisione assunta dal governo sul superbonus di impedire di ricorrere allo sconto in fattura e di vietare alle pubbliche amministrazioni di acquistare i crediti fiscali mette a repentaglio migliaia di imprese e decine di migliaia di posti di lavoro». Da superbonus a supermalus, insomma.
Lo sostiene Patrizia Bongiovanni, presidente dell’Ordine provinciale degli Architetti Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori di Pisa. «Ancora una volta, senza confronto con la rappresentanza della filiera delle costruzioni, vengono assunte decisioni che modificano le “regole del gioco” a partita in corso – inizia il suo intervento Bongiovanni – . L’operazione appare tanto più scellerata se si considerano le motivazioni addotte come giustificativo basate su dati parziali e prive di una più ampia valutazione complessiva».
Dalla sua conversione in legge il Superbonus 110% e il meccanismo di cessione del credito sono stati modificati oltre venti volte a cui si aggiungono ulteriori cambiamenti di circolari applicative, provvedimenti della direzione centrale dell’Agenzia delle entrate e centinaia di interpelli.
Stando alla presidente si è ingenerato «una confusione che rischiano di pagare migliaia di imprese e di professionisti che sono ormai al collasso e la cui unica colpa è aver utilizzato, in maniera corretta, le regole emanate dallo Stato che improvvisamente si è “rimangiato” la parola data rendendo impossibile la cessione dei crediti e il proseguo dei lavori. Il tutto, guarda caso, dopo le recenti elezioni regionali con un provvedimento così veloce che ha lasciato tutti interdetti».
Secondo l’Ordine degli Architetti «le decisioni assunte, senza occuparsi del vero tema, cioè dei crediti bloccati, pongono una pietra tombale sul superbonus 110%. Ma non solo. Si attua un provvedimento capace di favorire esclusivamente i ceti con maggiore capienza fiscale, mettendo a rischio gli impegni assunti dalle famiglie per il miglioramento delle loro abitazioni. Scordiamoci gli interventi di messa in sicurezza e di riqualificazione energetica sull’edilizia sociale o sui piccoli condomini, che sono tra l’edilizia più diffusa nel nostro Paese. I professionisti che hanno garantito trasparenza e correttezza, spesso assumendosi responsabilità che non competevano loro, si sono ritrovati in balia di richieste sempre più astruse e contraddittorie».
Da tempo Abi, Ance, le Associazioni Condominiali, le reti delle professioni tecniche, gli ordini professionali, Confedilizia e Cna richiedono interventi risolutivi rispetto al blocco nella cessione dei crediti che rischia di paralizzare un settore.
«È evidente che l’applicazione della legge sul superbonus necessiti di correttivi sanzionatori in presenza di comportamenti poco virtuosi quali ad esempio sulle speculazioni dei materiali da costruzione. Gettare però via “il bambino assieme all’acqua sporca” non pare una soluzione accettabile e tantomeno sensata – conclude la presidente – . Queste le valutazioni complessive che dovrebbero far riflettere e condurre a un quadro di regole chiare e stabili, capaci di considerare l’impatto della spesa pubblica in termini di risorse economiche attivate, di occupazione aggiuntiva, di risparmio energetico assicurato e di gettito fiscale che copre una parte della spesa dello Stato, dunque, adottando un’analisi che consideri molteplici variabili, economiche e sociali, nel medio-lungo periodo».
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