Gli aggiornamenti
Stefano Bini «Ripartiamo dal valore di ciò che ci è mancato»
Cosa ci ha insegnato l’emergenza secondo il regista delle passerelle
Rivalutazione. È questa la parola chiave. Intesa in questa accezione: guardare al passato da un punto di vista diverso. Se vogliamo con occhi diversi, rivalutando quella vita libera che a volte ci stava stretta, ci stressava, ma era anche piena di momenti belli. Insomma una quotidianità stravolta dal Covid che però ci manca tremendamente. E che vorremmo riconquistare, magari con la maggiore consapevolezza dei valori che la caratterizzavano prima dell’emergenza Covid.
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A Stefano Bini, volto noto pisano, ma da tempo conosciuto anche a livello nazionale, per la sua attività di regista nell’ambito della moda, a stretto contatto con sfilate, aziende e stilisti, la pandemia ha permesso di riflettere a lungo, sul pre-Covid, e vedere il lato positivo e bello di ciò che la pandemia ci ha negato. «Questo periodo di clausura, ed in particolare quest’ultimo, – spiega il professionista – vissuto a stretto contatto con un familiare positivo è stato per me da un certo punto di vista più breve, ma più duro. Mi ha portato a rivalutare il tempo che sembrava scorrere veloce, ma quando sei chiuso in casa non passa mai. A rivalutare quei momenti che sembravano noiosi o scontati come le aggregazioni, le semplici cene con gli amici o andare in giro. A rivalutare quelle giornate che una volta definivo faticose e stressanti, fatte di piccoli e lunghi viaggi per lavoro, ma che adesso mi mancano terribilmente. Oltre a rivalutare il concetto di libertà, una libertà che diamo per scontata perché siamo nati in un periodo dove non è mai mancata, ma che in questo momento ci è stata negata. Abbiamo conosciuto tutti cosa vuol dire non poter uscire di casa, senza una autocertificazione. Ebbene, questo periodo di stop forzato mi fatto riavvolgere il nastro, ma in maniera positiva. Rivalutando tutto ciò che sembrava scontato, seccante e stressante, dandogli adesso un valore diverso, un sapore decisamente migliore».
Ma non è solo questo. Per Stefano Bini la pandemia è stato anche una occasione per riallacciare vecchie amicizie. «È stato piacevole risentire persone o amici, magari non stretti, o persone che hanno fatto un pezzo di vita con me, che non sentivo da tempo, perché ognuno di noi vive nel proprio microcosmo, e invece questa dilazione del tempo ci ha consentito anche a questo».
E dal futuro che cosa si aspetta? «Dal punto di vista lavorativo, essendo un imprenditore a partita Iva, che il mio settore legato al benessere delle aziende possa riprendere a marciare quanto prima. La pandemia ha toccato pesantemente chi lavora in proprio e questo virus cambierà sicuramente qualcosa nel breve periodo. Mentre dal punto di vista non lavorativo non credo alla frase che sento pronunciare spesso: niente sarà come prima. Non penso che ci abitueremo allo smart working, a stare seduti davanti a un computer ed essendo un ottimista per carattere, io credo invece che rivaluteremo le cose che facevamo un tempo, in quanto la libertà e la socialità solo valori fondamentali. Prendiamo ad esempio le tante vituperate discoteche che tutti davano per morte negli ultimi anni ed era vero, secondo me riprenderanno a vivere, insieme a teatri, cinema e stadi, solo per il semplice fatto che quando una cosa è vietata, non vedi l’ora di poterla fare” .