Il Tirreno

Demanio

Piombino e il caso-scogliera, contestato il canone: Mariani si rivolge al tribunale

di Manolo Morandini

	Una veduta della scogliera (foto Lorenzo Manzini)
Una veduta della scogliera (foto Lorenzo Manzini)

«Applicato il parametro come se vi piantassimo ombrelloni»

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PIOMBINO. Ha anche la dimensione del paradosso. Non bastassero le questioni aperte da 18 anni sulla scoglierina di fronte all’hotel Esperia, sul lungomare Marconi. L’ha realizzata a proprie spese la società Mariani, proprietaria della struttura ricettiva, per un fine pubblico: la protezione di quel tratto di costa. Eppure, l’ufficio del Demanio del Comune di Piombino ritiene che si possa utilizzare per istallarvi ombrelloni e sdraio, lucrando quindi sull’area “indebitamente” occupata. «Basta vederla per capire l’assurdità di tale pretesa, dalla quale è scaturito il contenzioso dinanzi il Tribunale di Livorno», sottolinea l’avvocato Alessandro Bonni, legale Mariani Srl.

«La Società lamenta che le venga addebitata un’indennità d’occupazione per la superficie della scogliera, fatta a sue spese e per fini pubblici e pari a circa 195 metri quadrati, con un costo parametrato a quello previsto per una concessione rilasciata per fini turistico - ricettivi – sostiene il legale –. Applicando correttamente i parametri previsti dal Codice della navigazione, l’ufficio Demanio avrebbe dovuto applicare semplicemente un’indennità simbolica, pari a zero euro, come si prevede per la realizzazione di un’opera avente interesse pubblico da parte del privato».

Quella scoglierina di fronte all’hotel è un’opera necessaria, ma realizzata in modo difforme dal progetto autorizzato. Tant’è che da 18 anni si contesta l’occupazione di quel tratto di mare, al di fuori dall’area data in concessione alla Mariani Srl, e puntuali fioccano le richieste di indennizzo per l’occupazione. «Quella scogliera non è stata realizzata abusivamente, ma non è altro che la rifioritura della scogliera che proteggeva fin dai primi anni del secolo scorso l’approdo per barche di pescatori denominato Porto Pidocchio. E trattandosi di semplice rifioritura, ancorché costosa, dovendosi immergere solo massi ove si trovava il cosiddetto piede della scogliera si prescinde dall’esistenza o meno di una concessione dello specchio acqueo impegnato dalla scogliera. E ciò risulta provato dalla sentenza del Tribunale penale di Livorno che ha assolto la legale rappresentante della Società Mariani dall’accusa d’indebita occupazione di spazio demaniale per quella scogliera».

L’avvocato Bonni ricorda che «la rifioritura della scogliera è stata eseguita dalla Società Mariani a sue spese, regolarmente autorizzata dalla Provincia di Livorno per l’immersione dei massi, vista l’inerzia del Comune di Piombino, rimasto sordo alle note della Capitaneria di porto di Piombino che segnalava la necessità e l’urgenza di provvedere ad opere protettive della costa, anche in conseguenza dell’impatto che il nuovo porto turistico di Salivoli stava provocando sulle correnti e, di conseguenza, sulla forza delle mareggiate che si abbattevano sul tratto costiero del Canaletto». E sottolinea che «la scogliera protegge un bene pubblico, e cioè la costa, bene inalienabile ma solo soggetto a concessione».

La querelle con il Comune di Piombino è aperta. «Il Tribunale amministrativo regionale della Toscana non ha affatto dato ragione al Comune – afferma l’avvocato –, ma senza entrare minimamente nel merito ha dichiarato il suo difetto di giurisdizione, poiché il ricorso andava introdotto dinanzi l’autorità giudiziaria ordinaria, e cioè il Tribunale di Livorno dinanzi al quale la causa sarà riassunta». 

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