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Pescia, lavori infiniti al Ponte all’Abate. Stop al traffico fino ad aprile

di Luca Signorini
Pescia, lavori infiniti al Ponte all’Abate. Stop al traffico fino ad aprile

La Provincia di Pistoia ha accolto la richiesta della ditta per una proroga di novanta giorni al cantiere

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Pescia C’è scritto in una ordinanza della Provincia di Pistoia pubblicata il 3 gennaio: Ponte all’Abate chiuso totalmente al traffico fino al 10 aprile 2025, in seguito alla richiesta della ditta incaricata dei lavori di consolidamento (la Intersonda con sede a Castelnuovo Garfagnana) di prorogare il cantiere per altri novanta giorni.

Un colpo al cuore per la viabilità di collegamento tra le province di Pistoia e Lucca, resta l’autostrada A11 che però non è gratis. La strada regionale Lucchese (o via Pesciatina) spezzata in due per altri mesi ancora tra Collodi e Veneri e il territorio comunale di Capannori (San Gennaro, Lappato). Un tratto di asfalto percorso ogni giorno, a cose normali, da migliaia di auto e almeno cinquecento camion (ai quali aggiungere gli autobus del trasporto pubblico), perlopiù diretti alle cartiere di Villa Basilica.

Un colpo al cuore poi per le decine di attività commerciali presenti nella zona, che hanno subito un calo drastico di passaggi e dunque di clienti da quando il cantiere è iniziato e il Ponte all’Abate è stato chiuso alla circolazione, era il 17 giugno scorso (dopo tre slittamenti, prima il 21 maggio, poi l’11 giugno). Mentre le prime opere di rifacimento sono partite il 15 aprile scorso e nei quattro anni precedenti il tratto di strada fuori Collodi è rimasto percorribile a senso unico alternato di marcia. Nei fatti, una vera e propria odissea della quale non si intravede una fine certa.

L’ordinanza che proroga lavori e chiusura è una risposta a strettissimo giro ai consiglieri di minoranza del Comune di Pescia (Giancarlo Mandara, Vittoriano Brizzi, Oreste Giurlani, Annalena Gliori, Giacomo Melosi e Celeste Vassallo) che proprio in questi giorni hanno sollecitato alle autorità competenti la convocazione di un’assemblea pubblica per avere chiarimenti sulla data di riapertura al traffico. Eccoli serviti.

L’intervento sul ponte sopra il fiume Pescia costruito nel primo dopoguerra costa quasi un milione e mezzo di euro, finanziato dalla Regione Toscana. Doveva concludersi forse in questo mese di gennaio, intenzioni e speranze della scorsa estate dicevano anche dicembre 2024, prima del clou delle vacanze natalizie ormai andate in archivio e per dare respiro a un’economia danneggiata. Lo chiedevano a gran voce le associazioni dei commercianti e anche la Confindustria. E invece si andrà fino ad aprile, un anno dopo più o meno la collocazione delle prime transenne e fettuccine.

Quando è stato chiaro che il mese di dicembre non avrebbe portato la riapertura - era stata la delegata alla viabilità della Provincia di Pistoia, Lisa Amidei, a confermare i ritardi accumulati al Tirreno - si è fatta strada la richiesta, avanzata dal Comune di Pescia, di arrivare a un compromesso: ovvero il via libera almeno alle auto a senso unico alternato entro la fine di questo mese di gennaio. La richiesta resta sul tavolo, ma incombe un nuovo provvedimento di chiusura totale.

Resta sullo sfondo il procedimento con la Regione per attivare una forma di ristoro verso i negozi e le aziende che hanno subito un calo del giro di affari (con l’istituzione di una “zona rossa”) e anche gli sgravi e le agevolazioni da ottenere su affitti, mutui e bollette (discorso aperto con banche, gestori e Agenzia delle entrate). La vicenda poi ha portato anche a diverse raccolte firme e a una battaglia di carte bollate, come non bastasse: ci sono infatti dodici attività della zona di Ponte all’Abate che si sono rivolte a un legale - l’avvocato Cino Benelli del Foro di Firenze - per mettere in mora la Provincia di Pistoia, il Comune di Pescia, la Regione Toscana e la società Intersonda, colpevoli della mancata riapertura entro Natale. «Tutto ciò senza che siano stati approntate da parte degli enti in indirizzo le indispensabili misure di indennizzo e compensazione a fronte dei gravissimi disagi subiti che hanno determinato, oltre ad un consistente calo degli incassi, fenomeni di sviamento della clientela, inclusa quella fidelizzata, verso esercizi più agilmente raggiungibili», ha scritto l’avvocato. L’ordinanza del 3 gennaio è una nuova doccia gelida. l


 

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