Il Tirreno

Montecatini

Nessun responsabile per l’annegamento di Isabella Bertolini

Nessun responsabile per l’annegamento di Isabella Bertolini

La ragazza originaria di Montecatini morì nel luglio 2012 a Porto Ercole durante un’immersione

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GROSSETO. Il giudice delle indagini preliminari ha archiviato il fascicolo su Isabella Bertolini, la commessa 23enne lucchese, ma originaria di Montecatini, morta il 22 luglio del 2012 durante un'immersione al largo di Porto Ercole, a Capo d'Uomo. Accogliendo le tesi dei sostituti procuratori Giuseppe Coniglio e Salvatore Ferraro e respingendo l'opposizione della famiglia di Isabella, il giudice Marco Bilisari ha ritenuto che non ci siano elementi per individuare responsabilità nei tre soggetti indagati, Stefania Mensa - titolare del diving di Porto Ercole che aveva fornito l'imbarcazione e parte delle attrezzature al gruppo di cui la giovane faceva parte - Franco Nottoli - presidente del club Sub Lucca, dal quale la ragazza aveva ricevuto il giubbetto gav indossato durante l'immersione - e Roberto Olivieri - sub lucchese che avrebbe dovuto far coppia con lei durante la discesa.

In un'articolata motivazione, il giudice spiega perché nessuno di loro tre possa aver avuto una qualche forma di responsabilità penale. Nessuno di loro rivestiva quella che si chiama una posizione di garanzia. La premessa è che quella in corso quel giorno non era un'attività didattica ma una semplice attività ludica, ricreativa. La Mensa si era sostanzialmente limitata a fornire il mezzo di trasporto dei partecipanti alla gita sul luogo dell'immersione, l'imbarcazione Abracadabra. Il club era solamente promotore dell'iniziativa e non aveva altri tipi di responsabilità. Il sub non aveva alcun ruolo di affidamento: è consuetudine che nelle immersioni si formino appositamente delle coppie ma a Olivieri, pur se ritenuto “esperto”, non era stato affidato alcun compito.

A corollario, la notazione che tutta l'attrezzatura era risultata perfettamente funzionante, come aveva accertato il consulente della Procura, il perito Giorgio Sgherri dei vigili del fuoco, esperto sub: il giubbetto gav ad assetto variabile non aveva alcun problema (era stato fornito in comodato gratuito da un negozio lucchese); tutto ok anche per bombole e respiratore.

Il corpo di Isabella era stato ritrovato adagiato su un fondale di 43 metri, sotto la perpendicolare dell'imbarcazione. Era stato un subacqueo brevettato a ritrovare il corpo senza vita, quasi un'ora e mezzo dopo che era stato dato l'allarme, quando fatto l'appello di Isabella non era stata trovata traccia. Era adagiata sulla schiena. Aveva perso le pinne e uno dei guanti. Chi aveva eseguito il recupero aveva realizzato un breve filmato: si vede che Isabella è senza respiratore. E il giubbetto non funzionava, quando era stato azionato in quel momento: era stato gonfiato a bocca. Forse uno strappo troppo forte aveva ostacolato il funzionamento, ha spiegato chi era presente. I pesi erano stati sganciati mentre il corpo di Isabella era stato fatto risalire in superficie. Sulle cause della morte, soltanto ipotesi. O un'onda oppure un crampo non rilevabile dall’ autopsia.

Pierluigi Sposato

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