Montignoso, banda della “bodrega”: patteggiamento per quattro giovani coinvolti in furti e danneggiamenti
Per un quinto, la cui posizione era la più defilata, deciso lo stralcio
MONTIGNOSO. Due pene patteggiate superiori ai due anni; un patteggiamento a due anni, un altro a pochi mesi; una quinta posizione stralciata, vista la tenuità delle contestazioni, con ammissione alla prova con i servizi sociali e appuntamento al 5 giugno per la definizio del programma.
È questo l’esito dell’udienza preliminare per una delle vicende che più hanno colpito la comunità di Montignoso e non solo, soprattutto per la giovane età dei cinque giovani protagonisti finiti sotto accusa e per alcuni dei reati contestati, il più grave dei quali era, in un caso, il furto, e in altri tre la ricettazione. Vi è anche da dire che nessuna delle potenziali parti o persone offese si è costituita parte civile, ricordiamo che danneggiamenti o furti vi erano stati alla scuola Giorgini, al Comune di Montignoso, all’Asd Academy Massa Montignoso, al Pd sempre di Montignoso, alla Parrocchia di Santa Maria della Rosa, alla Baccanella. A quanto risulta, tutti, chi più chi meno, avrebbero ricevuto un risarcimento.
E alla fine, a prevalere è stata la volontà, sembra di capire, di concedere una seconda prova ai giovani. Fra di loro vi è anche chi ha già scontato dei mesi di arresti domiciliari.
Di fronte al giudice dell’udienza preliminare, nei giorni scorsi, sono comparsi Giancarlo Cocchiara, che era ancora ai domiciliari (avvocato Cristina Guerci); Emanuele Dell’Amico, ai domiciliari, avvocati Luca Pietrini e Carlo Pellerano; Gabriele Giandomenici, ai domiciliari, avvocato Michela Biasini. Le posizioni meno gravi: Gianmaria Bertolini, avvocato Fabio Trabucchi, e Gabriele Papini, avvocato Giovanna Barsotti, entrambi in stato di libertà. Per quattro, come detto, gli avvocati hanno proposto il patteggiamento; per il quinto, Papini, la sospensione del procedimento con messa alla prova.
Il pm Marco Mansi, per Cocchiara e Dell’Amico ha espresso parere contrario alla revoca degli arresti domiciliari, ma il giudice Fabrizio Garofalo è stato di parere contrario: ai due sono stati revocati gli arresti domiciliari e quindi ne è stata disposta la liberazione; per Giandomenici la misura cautelare è invece stata dichiarata cessata e quindi ovviamente libero. In definitiva, ecco il verdetto: per Giancarlo Cocchiara (contestazione più grave, la ricettazione), tra attenuanti e scelta del rito, tre anni di reclusione e mille euro di multa, pena sostituita con lavori di pubblica utilità (già calcolati in 14 ore settimanali, per un totale complessivo di 2.190 ore); per Emanuele Dell’Amico (contestazione più grave, il furto), due anni e sei mesi, 750 euro di multa, pena che sarà convertita in lavori di pubblica utilità (già calcolati in 14 ore settimanali, 1.800 totali). Per Gabriele Giandomenici (ricettazione), due anni e 724,67 euro di multa, sospensione condizionale della pena. Infine, per Gianmaria Bertolini (ricettazione come ipotesi più grave), 4 mesi e 13 giorni, 133 euro di multa, sospensione condizionale della pena.
Al di là dell’esito in tribunale, l’auspicio comune è che questa dura esperienza sia servita agli interessati come monito a non ricascarci mai più. Ricordiamo che l’inchiesta era stata condotta dai carabinieri, e aveva portato all’emissione di tre ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti giovani di Montignoso, arrestati e messi ai domiciliari, tutti e tre maggiorenni. Degli altri tre indagati, due i maggiorenni la cui posizione era stata ritenuta meno grave e quindi sempre a piede libero; e un altro, minorenne, per il quale gli atti sono stati inviati alla procura del tribunale dei minori di Genova.
La pm titolare dell’inchiesta, la dottoressa Clarissa Berno, non aveva ravvisato il reato associativo, in quanto in realtà, secondo le accuse, non si sarebbe trattato di un’associazione a delinquere con una organizzazione, quanto più di una specie di banda di ragazzi che, sempre secondo le accuse, avrebbero commesso furti, danneggiamenti nelle scuole e nelle sedi di partito e se la sarebbero presa anche con animali. Tra le fonti di prova, video che sarebbero stati ricavati dai cellulari dei ragazzi. L’inchiesta ha preso il nome di "Bodrega" perché quella era un po’ la "firma" del gruppo nelle loro azioni, Bodrega è un termine gergale, che in pratica vorrebbe dire sporcare, insozzare, ma anche saltare la scuola, anche se non tutti erano più in età scolastica. L’indagine era partita dopo il danneggiamento della sede del Pd di Montignoso, alla fine del mese di ottobre 2023. I patteggiamenti mettono la parola fine alla parte giuridica. Come detto, l’auspicio è anche che nessun altro possa ripetere simili errori: la giustizia fa il suo corso e le conseguenze possono essere pesanti.