Un quarto della costa apuana “mangiato” dal cemento: i numeri comune per comune
A Massa, in un solo anno, consumati 1,6 ettari di terreno e continuano i progetti di nuove edificazioni su spazi verdi
MASSA. Quasi un quarto della costa è già stato mangiato dal cemento o dalle escavazioni e la colata grigia non sembra arrestarsi. Lo dicono i dati di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) secondo cui nel solo 2022 a Massa sono stati consumati 1,6 ettari per un totale di 2.078,84 (il 22,14%), a Carrara 2,5 ettari per un totale di 2.216,27 ettari (31,07%), a Montignoso 0,31% per un totale di 347,04 ettari (20,76%). Nel 2022 il consumo di suolo più alto in provincia si è registrato in realtà ad Aulla con 3,12 ettari mangiati, ma qui la percentuale totale di cemento è molto inferiore rispetto alla costa: 8,82% per un totale di 529,52 ettari. Come d’altronde il resto della Lunigiana dove il verde prevale ancora sul grigio.
Il consumo di suolo
Con consumo di suolo si intende la perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale. Ispra parla di «variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato)». L’impermeabilizzazione del suolo è la forma più evidente di copertura artificiale. Le altre forme di copertura vanno dalla perdita totale della “risorsa suolo” attraverso l’asportazione per escavazione (comprese le attività estrattive a cielo aperto), alla perdita parziale, più o meno rimediabile, della funzionalità della risorsa a causa di fenomeni quali la contaminazione e la compattazione dovuti alla presenza di impianti industriali, infrastrutture, manufatti, depositi permanenti di materiale o passaggio di mezzi di trasporto.
La legge regionale
La Toscana è stata la prima Regione italiana a lanciare nei suoi strumenti urbanistici il concetto di “consumo zero di nuovo suolo” attraverso la legge regionale 65/2014 sul governo del territorio e il Pit con valore di Piano paesaggistico. La normativa promuove gli interventi di rigenerazione urbana quale alternativa strategica al nuovo consumo di suolo. Eppure questo concetto viene puntualmente disatteso.
Le nuove edificazioni
Solo nel comune di Massa ci sono due grandi progetti edilizi che andranno a consumare terreno. Progetti contestati dalle associazioni ambientaliste (e non solo) come Legambiente che li definisce «nuove edificazioni assolutamente non necessarie». Uno è quella della nuova questura al parco degli Ulivi, l’altro è la casa e ospedale di comunità vicino alla stazione ferroviaria, un’area peraltro considerata ad alto rischio.
I vecchi edifici
Secondo Francesco Rossi, presidente della sezione di Massa e Montignoso di Legambiente, «i nuovi progetti edilizi non sono davvero necessari. Basterebbe andare verso il recupero del vecchio patrimonio che abbiamo in abbondanza». A Massa ci sono ad esempio: il vecchio ospedale Santi Giacomo e Cristoforo, la vecchia sede della Banca d’Italia, l’edificio in via dei Margini 7 nato per essere un supermercato ma poi abbandonato. «Anche al mercato delle Jare - continua Rossi - ci sono spazi che potrebbero tranquillamente ospitare la nuova questura e invece si preferisce mangiare terreno verde. Ci aspettiamo che nel piano strutturale si vada nella direzione del consumo di suolo zero come chiede la Regione». E questa è Massa. Poi c’è Montignoso: anche qui c’è in ballo la realizzazione di una rsa di 10mila metri quadrati negli spazi delle vecchie segherie al Cinquale. «È assurdo che si consumino 10mila metri quadrati - continua Legambiente -. Dobbiamo riutilizzare quello che già c’è, i cambiamenti climatici ce lo impongono».
Carrara, maglia nera
In provincia la maglia nera va a Carrara dove, oltre alle edificazioni, pesa molto l’escavazione. Secondo Paola Antonioli, presidente di Legambiente Carrara, «oggi le nuove edificazioni sono diverse rispetto al passato: prima si vedevano crescere grandi costruzioni, ora sono piccole unità abitative che magari saltano meno all’occhio ma ci sono. In teoria gli strumenti urbanistici andrebbero nella direzione di non costruire ma nel piano regolatore vigente le previsioni di costruzioni erano enormi. Solo a Villa Ceci si parla dell’insediamento di 1.300 nuclei familiari. Ed è sì vero che il Poc ha detto, dopo l’alluvione, che lì non si può costruire, ma il Poc scade. Quello che fa fede è il piano regolatore».
Cambiamento climatico
Secondo Legambiente «il cambiamento climatico e l’aumento degli eventi estremi ci fanno capire - dice Antonioli - che non si può continuare a impermeabilizzare il suolo ma bisogna procedere in senso opposto. Ad esempio tutti i parcheggi asfaltati andrebbero disasfaltati. Ogni spazio disponibile andrebbe reso permeabile». Poi, dicono entrambi i referenti dell’associazione ambientalista, «è importante ripiantumare. Lo dobbiamo fare per la sicurezza idraulica e per la qualità della vita». L’associazione ha anche lanciato il concetto di città spugna. Secondo Legambiente, bisognerebbe rendere più permeabile il suolo, togliendo quindi asfalto e cemento ovunque questa operazione sia possibile: si potrebbero utilizzare parcheggi, parchi pubblici o aree di servizio per inserire pavimentazioni che siano permeabili all’acqua per permettere l’infiltrazione delle acque piovane.
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