Il Tirreno

La sentenza

Carrara, accusati di furto aggravato dieci anni fa, vengono prosciolti perché manca la querela

Carrara, accusati di furto aggravato dieci anni fa, vengono prosciolti perché manca la querela<br type="_moz" />

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione

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Carrara La riforma Cartabia sul punto, come osserva la Cassazione, è chiara: se non c’è una denuncia scritta e circostanziata, il reato di furto anche se aggravato (articoli 624 e 625 codice penale) salvo eccezioni non può essere punibile. Così, a distanza di dieci anni dai fatti, la Suprema Corte ha definitivamente annullato la sentenza d’appello (che aveva confermato quella di primo grado), nei confronti di due persone (un terzo aveva già ottenuto un proscioglimento) che furono sorprese a Montemurlo di Prato, nel 2014, a prendere grossi tubi di acciaio. Si tratta di un carrarese di 46 anni e di un pistoiese di 32. Nella sentenza, si osserva che i due erano stati giudicati responsabili del reato come detto di furto aggravato, commesso il 2 aprile 2014, con la recidiva aggravata per il primo e reiterata ed aggravata per il secondo. Ma il primo motivo di ricorso è già decisivo: si è fatta notare tra l'altro, l'improcedibilità dell'azione penale per mancanza di querela, e questo, si aggiunge, ha indotto la Corte a compulsare il fascicolo processuale e a registrare che in atti è sì presente una "denuncia orale" sporta dinanzi ai carabinieri di Montemurlo in data 3 aprile 2014 dalla persona offesa, peraltro non costituita parte civile, ma priva, anche nei contenuti narrativi, di qualsiasi «istanza di punizione nei confronti dei responsabili».

Pertanto, ecco il punto decisivo, «deve darsi atto che l'entrata in vigore della cosiddetta riforma Cartabia ha determinato «un mutamento del regime di procedibilità per il reato di furto», si è stabilito che "Il delitto è punibile a querela della persona offesa", salvo che non ricorrano circostanze aggravanti peculiari, che non rilevano nel caso di specie.

Insomma, proscioglimento pieno, il reato non è procedibile per difetto di querela.

La vicenda fu singolare. I tre erano stati sorpresi a sezionare con la fiamma ossidrica quattro grossi tubi di acciaio del valore di 50mila euro; spiegarono di avere l’autorizzazione del Comune, nel senso che prima di prendere quel materiale che era in un terreno senza recinto, anche se di proprietà privata, erano stati in Comune per essere autorizzati a prelevare quei tubi. Da palazzo civico montemurlese accertarono, così era stato ricostruito, che il Comune non aveva diritti. E il taglio avvenne di giorno. Un passante avvertì i carabinieri, che li aveva arrestati per furto aggravato, visto che era proprietà privata. Oggi, l’assoluzione. Dieci anni dopo.l

M.B.

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