Lucca, incastrato dal mozzicone di sigaretta: condanna confermata
La Cassazione respinge il ricorso di uno degli autori del furto in una villa a Badia di Cantignano
CAPANNORI. Nessun errore nell’acquisizione delle prove che, a livello genetico, collocarono nella notte tra il 3 e il 4 agosto 2013 senza ombra di dubbio l’imputato nella villa a Badia di Cantignano di un imprenditore depredato di preziosi, un’auto e orologi di pregio per oltre 120mila euro. La Cassazione scrive l’ultima parola del processo in cui per Monali Glaudi, 48 anni, residente a Maggiano, diventa definitiva la condanna a 4 anni per furto aggravato inflitta in primo grado con rito abbreviato. Il difensore aveva contestato presunti vizi di forma da parte dei carabinieri nel reperire le tracce biologiche per la comparazione che alla fine era risultata decisiva per la condanna di Glaudi quella notte in azione con due persone rimaste sconosciute. Per la Suprema Corte «in tema di indagini genetiche, l'eccepita inosservanza delle regole procedurali prescritte dai protocolli scientifici internazionali in materia di repertazione e prelievo del Dna non comporta l'inutilizzabilità del dato probatorio ove non si dimostri che la violazione abbia condizionato in concreto l'esito dell'esame genetico comparativo fondante il giudizio di responsabilità. Tanto più che, nel caso concreto, lo si ripete, non si è accertata alcuna irregolarità nella complessa procedura di prelievo delle tracce, del Dna del prevenuto, e di comparazione degli esiti che non sia quella meramente formale della redazione, nell'immediato, dei relativi verbali». I carabinieri avevano repertato tracce di sangue su un copricuscino e un armadio. Nei pressi della villa dell'abitazione svaligiata avevano sentito una vicina che aveva notato una vettura risultata appartenere alla sorella di Glaudi sul quale indagavano per altri furti, uno dei quali commessi utilizzando la vettura della familiare nella cui abitazione era stata trovata parte della refurtiva. A quel punto gli investigatori escogitarono uno stratagemma semplice. Andarono a casa di Glaudi per una perquisizione e durante l’attività videro Monali che stava fumando. Senza farsi vedere recuperarono il mozzicone e lo spedirono al Ris di Roma. A sua insaputa aveva fornito l’elemento per la comparazione del Dna con il sangue trovato nella villa.