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Il lutto

Addio a Vlasta Strassberger, era stata confinata ad Altopascio: «Testimone di speranza e coraggio»

Addio a Vlasta Strassberger, era stata confinata ad Altopascio: «Testimone di speranza e coraggio»

Aveva 105 anni e nel 2021 era stata nominata cittadina onoraria

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ALTOPASCIO. Lutto per la morte di Vlasta Strassberger, 105 anni, avvenuta venerdì 13 dicembre, dal 2021 cittadina onoraria di Altopascio. Originaria di Zagabria, negli anni ‘40 era stata confinata assieme al compagno Giulio Blei, ad altri ebrei e a persone ritenute politicamente pericolose, ad Altopascio, divenuto comune di “internamento libero”.

Dopo l’8 settembre 1943 i luoghi di internamento libero vennero progressivamente chiusi e gli ebrei presenti furono deportati nei campi di concentramento. Il destino di Vlasta, del marito Davide e del figlio Davide nato nel frattempo, sembrava segnato. Ad aiutarli ci pensò Francesco Rosellini, gestore dell’agenzia di Altopascio del consorzio agrario di Lucca, già in dissenso con l’amministrazione fascista comunale di allora. Fu lui a portarli in salvo, fornendo loro nascondiglio (a Vetriano, nel comune di Pescaglia), soldi e documenti falsi, necessari per raggiungere la sicura Svizzera.

Nel 2021 Vlasta ha ricevuto la cittadinanza onoraria dalla sindaca Sara D’Ambrosio, che nel giorno della morte ha voluto ricordarla così sulla sua pagina Facebook. «Ho conosciuto la sua storia prima di conoscere lei, ho conosciuto la vita di una donna che qui ad Altopascio fu internata nel campo di internamento libero. Cosa videro quegli occhi, quali sensazioni provò quella giovane donna più di 80 anni fa qui nel nostro paese. Grazie Vlasta. Grazie per avermi permesso di conoscerti, grazie per averci fatto entrare nella tua vita. Perché la tua vita, la vostra vita, quella tua e di Giulio, è per noi occasione preziosa e unica per trasferire alle nuove generazioni una storia. Una storia di vite che hanno conosciuto la cattiveria e la violenza più grandi e brutali che l’umanità abbia generato contro se stessa, la guerra e l’odio. Una storia che intreccia la brutalità con la solidarietà, di quel Francesco di Altopascio che trovò per Vlasta e Giulio documenti falsi, soldi e nascondigli per consentire loro, dopo l’8 settembre 1943, di fuggire in Svizzera e scampare ai campi di concentramento. Una storia di vita che mi ha fatto commuovere quando ti consegnai quella piccola riconoscenza e che mi fa commuovere ora che dobbiamo salutarti per il viaggio più lungo».

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