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A Lucca la “Japan generation”: manga, anime e cosplay, così il Polo Fiere si trasforma in un quartiere di Tokyo
Dall’esordio con pochi espositori a una città popolata di appassionati e curiosi: «L’interesse è cresciuto in modo esponenziale»
LUCCA. Al Lucca Comics and Games sono arrivati in punta di piedi. Una tenda con due o tre espositori nel Cortile degli Svizzeri con i primi gadget giapponesi e poco altro. Era il 2007 e il mondo dei manga e delle anime sembrava ancora così lontano da qui. Almeno per i non addetti ai lavori. Una scommessa, nata da un’intuizione che si è rivelata vincente. Tanto che oggi quello che 17 anni fa si chiamava “Padiglione Giappone” è diventato grande quasi come una città. In parallelo a questa crescita è cambiato anche il nome: “Japan Town”; un’area di 8 mila metri quadrati al Polo Fiere capace di attirare migliaia di visitatori ogni giorno e che trascina sempre di più la manifestazione.
Come nasce
L’interesse per tutto ciò che ruota attorno alla cultura giapponese – dai fumetti all’animazione, passando per giochi, cosplay e food – è cresciuto soprattutto tra le nuove generazioni tanto che i manga ormai si trovano anche al supermercato. E il primo a scommettere su questo successo è stato Francesco Niccolai, che ha messo la prima pietra del Padiglione Giappone e che dal 2007 è il coordinatore della Japan Town.
«Io ero un visitatore del Lucca Comics quando ancora era al palazzetto alle Tagliate – racconta Niccolai mentre il Polo Fiere si riempie nella giornata clou del festival – poi sono diventato uno standista e insieme ad altri “colleghi” colsi un sentiment: c’era un interesse verso il mondo di manga e anime e così nel 2006 decisi di proporre al direttore del Lucca Comics and Games, che a quel tempo era Renato Genovese, di creare qualcosa sul mondo giapponese. E lui disse sì. La prima location era nel Cortile degli Svizzeri e andò bene».
La storia
Tanto bene che l’anno dopo il Padiglione Giappone viene spostato in uno spazio più grande: l’auditorium San Romano dove rimarrà anche nel 2009. «Dicevano che non sarebbe andata bene – racconta Niccolai – perché San Romano era lontano dal clou della manifestazione ma non fu così». Nel frattempo infatti l’interesse cresce, il pubblico aumenta ed è necessario trovare uno spazio ancora più grande in cui accogliere la grande mole di visitatori. «Nel 2010 il Padiglione Giappone si trasforma in Japan Palace e si trasferisce al Real Collegio – racconta ancora Niccolai – la capienza era 800-900 persone e da cinque o sei importatori di gadegttistica erano diventati 10-20. Al Real Collegio siamo stati quattro anni, usando pure il secondo piano. E anche qui dicevano: “Nessuno verrà al secondo piano”. E invece non è stato così. Infatti il pubblico aumentava e in generale la parte ovest della città iniziava a essere un po’ stretta…». Nel 2014 la decisione di spostarsi nell’area est del centro storico “ospiti” dell’Imt.
Il viaggio
«Gli spazi erano meravigliosi – spiega – la Sala Guinigi, il Giardino degli Osservanti e la Chiesa di San Francesco. Siamo stati molto bene, è nata la “Japan Town” ma comunque il problema degli spazi c’era. Gli standisti si sentivano compressi, avevano bisogno di più spazio in altezza». Poi il Covid – con l’edizione del 2020 quasi tutta in digitale – e nel 2021 la decisione forse più difficile e in parte rischiosa: portare la “Japan Town” fuori dalle Mura. E la scelta è ricaduta sul Polo Fiere a Sorbano del Giudice. «Sentivamo il bisogno di allargarci – spiega Niccolai – le persone uscivano dal periodo della pandemia e avevano paura degli assembramenti. Lucca Crea ha acquisito il Polo Fiere e abbiamo deciso di trasferire qui la Japan Town. Da quel momento non ce ne siamo più andati. L’anno scorso ci sono stati 85mila visitatori nei cinque giorni di festival: questo è il secondo polo espositivo più grande dopo il Carducci».
I vestiti
E sabato 2 novembre di gente ce n’era davvero tantissima: alcuni vestiti da cosplay, altri venuti solo per curiosare tra i gadget di Dragon Ball, Lupin, Sonic e Pokemon per citarne solo alcuni. «L’area può ospitare 4mila persone circa – dice Niccolai – e quest’anno abbiamo aggiunto anche una tensostruttura. Abbiamo anche un palco, sale incontri e un’area dedicata al food e all’artigianato tradizionale giapponese. L’interesse intorno al mondo manga e anime è cresciuto in modo esponenziale: con internet è più facile reperire il materiale e poi gli editori ci hanno creduto. Ora i bambini già a 6-7 anni sanno che il manga si sfoglia al contrario». Oggi è l’ultimo giorno del festival e il sipario calerà anche sulla Japan Town. Ma Niccolai è già al lavoro per la prossima edizione.