Il caso
Da L’Avana a Livorno: ecco il nuovo primario di Medicina
Il medico cubano vive in città da molti anni e ha preso il testimone da Camaiti: «Il reparto sta reggendo, nonostante i 2.200 ricoveri avuti negli ultimi 12 mesi»
LIVORNO. «In 12 mesi sono stati oltre 2.200 i ricoveri. Medicina interna ha retto e lavoreremo tutti insieme per migliorare la risposta nei confronti delle esigenze del pronto soccorso e implementare la rete con le altre unità di Medicina interna dell’Azienda sanitaria per una migliore gestione dei pazienti complessi». Il dottor Javier Rosada, 52 anni, è il nuovo direttore facente funzione dell’Unità operativa complessa di Medicina interna dell’ospedale di Livorno.
Prende il posto del primario Alberto Camaiti, alla guida del reparto per oltre 15 anni e in pensione dal 31 gennaio scorso, e sa che le sfide che lo attendono sono tante e tutte diverse. Ma lui, nato all’Avana (Cuba) e livornese d’adozione, spiega di essere pronto ad affrontarle. Una dopo l’altra.
Dottor Rosada, lei si è laureato nel 1997 a Cuba con il massimo dei voti con equipollenza di laurea estera all’Università di Pisa nel 2000 per poi specializzarsi in Medicina interna nel 2006, sempre nello stesso ateneo: ne ha fatta di strada prima di arrivare a Livorno.
«Dalla specializzazione ho lavorato in numerosi ospedali: a Savigliano (Cuneo), San Marcello Pistoiese, Pistoia, Carrara e Cisanello a Pisa, dove ho svolto diversi ruoli, fra cui quello di responsabile dell’attività ambulatoriale dedicata allo scompenso cardiaco a elevata comorbilità. Poi, più di tre anni fa, l’arrivo agli Spedali Riuniti. Ho sempre vissuto a Livorno e mi sento livornese di adozione».
Da aprile 2021 ha ricoperto l’incarico di direzione dell’unità operativa Presa in carico precoce e urgenze internistiche in Medicina interna, ora la nomina a primario facente funzione: come affronta questa nuova sfida?
«Innanzitutto ringrazio la direzione aziendale, guidata dalla dottoressa Maria Letizia Casani, per la fiducia e per l’opportunità di guidare, nell’attesa del concorso per direttore, l’unità operativa di cui faccio parte da tre anni, affiancato da un gruppo di lavoro dal grande valore umano, in continuità con il lavoro svolto dal mio predecessore. Questa nomina sarà l’occasione per raccogliere tutte le sfide che la Medicina interna, in una città come Livorno, è chiamata a compiere».
Quali?
«Migliorare la risposta nei confronti del pronto soccorso e implementare la rete con le altre unità di Medicina interna dell’Azienda per gestire al meglio i pazienti complessi. Questi obiettivi devono andare di pari passo con la crescita professionale dei miei colleghi, persone dal valore umano inestimabile. Dal mio ingresso all’ospedale di Livorno ho sempre avuto il sostegno della direzione di presidio, del gruppo di bad managment (che si occupa della gestione dei posti letto e del flusso dei pazienti in ospedale, ndr), del gruppo Cot (Centrali operative territoriali) e la collaborazione dei colleghi, tutti, appartenenti all’area medica e in particolare del pronto soccorso. Tutti insieme coinvolti nella risoluzione delle tante problematiche cliniche-assistenziali e sociali presenti ogni giorno».
Qual è il ruolo del medico internista oggi?
«L’internista è il medico capace di cogliere la complessità del malato, in altre parole di inquadrarlo. Anche perché dobbiamo confrontarci con una popolazione sempre più anziana e di conseguenza con la presenza di più patologie in contemporanea (comorbilità). Al momento, agli Spedali Riuniti, in Medicina interna abbiamo posti letto limitati ma la sfida, per il futuro, sarà anche quella di potenziare il reparto con più spazi e ambulatori. Per questo il nuovo ospedale è una necessità non più rimandabile».
Anche perché la sanità sta attraversando un momento molto difficile.
«Il momento più difficile di sempre l’abbiamo vissuto durante la pandemia, ma anche nella difficile situazione che attraversa oggi il sistema sanitario italiano, riconosco le grandi potenzialità dei professionisti che ci lavorano e cercherò di dare tutto me stesso perché vengano sfruttate».
Ribadisce spesso l’importanza del valore umano e professionale dei colleghi: ha provato in prima persona il valore che può avere il suo riconoscimento?
«Assolutamente sì e anche per questo sento di rivolgere un ringraziamento particolare al dottor Alberto Camaiti, mio predecessore per il lavoro svolto in questi anni, e al dottor Roberto Andreini, mia guida dal primo giorno in questa grande Azienda».
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