Mondo del lavoro o università: ecco le scuole migliori a Livorno
Dossier della Fondazione Agnelli: performance top per chi esce da Iti ed Enriques. Il 67% dei diplomati al Galilei trova il primo contratto significativo già dopo 7 mesi
LIVORNO. Università o lavoro? È questo il dilemma per molti degli studenti livornesi che a breve dovranno scegliere quale istituto superiore frequentare. In loro aiuto, però, arriva Eduscopio, il portale della Fondazione Agnelli – nato nel 2014 e gratuito – che si propone di aiutare i ragazzi e le loro famiglie nel momento della scelta della scuola dopo la terza media. Questo il quadro: a Livorno tre istituti professionali su otto raggiungono il “6” (cioè almeno il 60 per cento degli studenti trovano lavoro) e tra questi al primo posto troviamo l’Iti Galilei. Sul fronte dei licei, invece, cinque su nove sfornano delle ottime matricole una volta all’università. E sul gradino più alto della classifica troviamo il Liceo scientifico Enriques. Anche se – precisa la Fondazione Agnelli – i dati risentono degli effetti della pandemia.
Verso l’impiego
Secondo l’analisi di Eduscopio – e prendendo in considerazione l’indice di occupazione – il 67 per cento degli studenti diplomati al Galilei (277 in un anno) trova lavoro a circa 12 chilometri da casa e dopo un’attesa di 211 giorni il primo contratto significativo.
In particolare il 27 per cento dei diplomati ha lavorato più di sei mesi in due anni e il 25 per cento ha un impiego e studia all’università, mentre soltanto il 5 per cento è disoccupato. Segue il Vespucci-Colombo con un indice di occupazione del 54,39 per cento e il primo contratto significativo dopo 251 giorni dal diploma. Infine l’istituto “Orlando-Cappellini-Buontalenti”. In particolare per il professionale Orlando, il 60 per cento degli studenti trova un lavoro dopo l’esame di maturità, ma in tutti i casi non è coerente con il titolo di studio conseguito. Nel caso del Cappellini, invece, nonostante l’indice di occupazione si abbassi al 45,46 per cento, il 20,6 per cento dei ragazzi, a due anni dal diploma, ha un lavoro coerente con il titolo di studio. Nel caso del Buontalenti, invece, il 40 per cento dei diplomati trova un impiego che è coerente con il titolo di studio soltanto nel 4, 3 per cento dei casi.
Proseguire gli studi
Non solo lavoro, ma anche università perché l’obiettivo di Eduscopio è quello di assolvere due compiti educativi fondamentali: da una parte, come detto, “misurare” la capacità degli istituti tecnici e degli istituti professionali di preparare gli studenti a un ingresso (positivo) nel mondo del lavoro per quanti, dopo il diploma, non intendono andare all’università e vogliono subito trovare un impiego; dall’altra stimare la capacità dei licei, ma anche degli istituti tecnici, di preparare e orientare gli studenti a un successivo passaggio agli studi universitari. E analizzando proprio i licei scientifici, sul gradino più alto c’è l’Enriques e, poco sotto, il Cecioni. Per il primo, l’84 per cento dei diplomati si immatricola all’università e supera il primo anno (la media regionale è dell’82 per cento), mentre la percentuale scende all’80 per cento per il Cecioni. Passando al classico, l’82 per cento dei diplomati al Niccolini-Palli sceglie di frequentare l’università, perlopiù materie giuridiche (29,5 per cento) e umanistiche (26,2 per cento). Ma, fa sapere Eduscopio, in questa edizione la più recente delle tre coorti di diplomati è quella dell’anno scolastico 2020- 2021: in pratica studenti che hanno superato la maturità nel giugno 2021, con un percorso scolastico pesantemente condizionato dalla pandemia, per metà del quarto anno (il primo lockdown) e per quasi tutto il quinto anno.
L’effetto pandemia
«I dati analizzati confermano come la pandemia abbia prevedibilmente avuto effetti assai negativi per gli esiti universitari dei diplomati di quegli anni, in particolare, con una preoccupante crescita della percentuale di chi non ha dato esami al primo anno - commenta il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto - . Più confortanti, invece, i dati sull’occupazione di quanti non hanno proseguito all’università, ritornati per i diplomati del 2021 negli istituti tecnici e professionali a livelli pre-Covid».
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