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Livorno, l'appello di madre e figlia sulla sedia a rotelle: «Sole e in difficoltà, abbiamo bisogno di aiuto»

di Martina Trivigno
Livorno, l'appello di madre e figlia sulla sedia a rotelle: «Sole e in difficoltà, abbiamo bisogno di aiuto»

L'appello di Piera Biagianti, 80 anni, che da mezzo secolo si prende cura di Fabiana: «La malattia mi ha sconvolto la vita, ma non mi arrendo: le istituzioni battano un colpo»

26 giugno 2024
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Livorno «Siamo sole per gran parte della giornata. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti». Due donne, una madre e una figlia, entrambe sulla sedia a rotelle. Piera Biagianti, 80 anni, vive alla Scopaia. Non si è mai arresa, neppure quando è arrivata la malattia che le ha impedito di camminare. Non poteva permettersi di fermarsi – racconta – perché con lei vive la figlia Fabiana, 50 anni, di cui si prende cura da sempre. Ora però le cose sono cambiate perché la sedia a rotelle non le consente più la libertà di movimento di un tempo. Sia chiaro: lei cerca di fare tutto come se nulla fosse successo, ma deve fare i conti con la realtà. «Riesco ancora a cucinare – spiega la donna – ma la difficoltà più grande è quella di sistemare la spesa o prendere i prodotti dagli scaffali. Non è facile». In effetti, come precisa Piera Biagianti, la mattina c’è una dipendente di una cooperativa sociale che aiuta le due donne, ma i problemi si manifestano soprattutto il pomeriggio e la sera quando si ritrovano completamente sole tra le mura domestiche. Così per le urgenze si affidano al buon cuore di una vicina che oltrepassa la soglia di casa per dare loro un aiuto. «Ad esempio per prendere qualche oggetto dal terrazzo – racconta la donna – ma non possiamo gravare su di lei. Abbiamo bisogno di qualcuno che stia con noi per una parte del tempo».

Biagianti scuote il capo, mentre racconta di sentirsi abbandonata soprattutto dalle istituzioni. Proprio lei che – spiega – ha lavorato 30 anni per il Comune di Livorno. «Sono stata nella cucina del centro mensa per 14 anni – prosegue la donna – poi in un nido comunale e anche al Centro infanzia adolescenza e famiglia (Ciaf) . Non mi sono mai tirata indietro nonostante dovessi prendermi cura di mia figlia. Ho sempre lavorato con passione e uscire di casa era anche il modo per avere uno svago tra molte difficoltà». Ed è proprio a quelle istituzioni che lei ha servito come dipendente pubblica che ora Piera Biagianti si rivolge perché i soldi che entrano in quella casa non bastano più tra spesa alimentare, bollette e farmaci. «Sicuramente non sono sufficienti per pagare anche una badante che resti con noi per gran parte del giorno», precisa la donna che dice di essersi rivolta al Comune in quanto ente più prossimo al cittadino. «Purtroppo però mi è stato risposto che non ci sono soldi per la nostra assistenza – sottolinea Biagianti – ma noi continuiamo a credere nelle istituzioni e che qualcuno si decida ad aiutarci».

È quasi l’ora di pranzo e Piera Biagianti si sposta in cucina, poi si avvicina ai fornelli. «Ecco quello che succede – dice, scuotendo il capo – se qualche ingrediente si trova troppo in alto non riesco a prenderlo. È davvero molto difficile per me, nonostante la buona volontà e la determinazione non vengano mai meno, ma non è giusto che due donne siano abbandonate a se stesse. Chi di dovere si metta una mano sulla coscienza».

All’improvviso suona il campanello, Piera Biagianti sorride. «È la mia vicina, è venuta a portarci la spesa. È impensabile che, nel 2024, chi di dovere non si interessi a due donne sole. Per fortuna esistono ancora persone gentili, ma non può essere questa la soluzione a tutti i problemi», dice, chiudendosi la porta di casa alle spalle.l

M.T.

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