Il Tirreno

Livorno

Il lutto

Addio al musicista Sergio Adami: era il batterista degli Ottavo Padiglione

di Stefano Taglione
Sergio Adami, a sinistra, con Bobo Rondelli
Sergio Adami, a sinistra, con Bobo Rondelli

Livorno: è stato uno storico volto della band, poi per 12 anni ha suonato nei Furminanti. Il ricordo di Bobo Rondelli: «Suonavamo insieme il rock and roll per la strada»

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Livorno In città lo chiamavano “Il maestro”. Perché per i batteristi livornesi lui era un punto di riferimento. Un esempio da seguire, un faro. «Abbiamo iniziato a suonare il rock and roll per strada, l’ho conosciuto così – sono le parole del cantautore Bobo Rondelli, suo grande amico – aveva una visione molto ampia della musica». È lutto per la scomparsa di Sergio Adami, 64 anni, ex componente degli Ottavo Padiglione di Bobo (prima ancora “Les Bijoux”) e de “I furminanti”, gruppo per il quale ha suonato 12 anni. Il musicista – che da tempo si era trasferito a Calci, in provincia di Pisa, e lavorava come custode all’Università di Pisa – è morto nella notte fra venerdì scorso e ieri all’ospedale di Santa Chiara, dove era ricoverato nel reparto delle cure palliative a causa di un tumore che aveva scoperto negli ultimi tempi, dopo una degenza nella clinica di San Rossore.

Di stampo jazz, con un’impostazione classica, fra gli album registrati in studio con “Les Bijoux” ricordiamo “My home” nel lontano 1988, quando aveva 29 anni, insieme a Rondelli (voce e chitarra) e al compianto Alessandro Minuti (voce e basso), morto prematuramente. Cresciuto nel quartiere di Colline, in via Catalani, dopo aver trovato lavoro a Pisa, nel portierato dell’ateneo, si era trasferito a Calci. Con l’università aveva lavorato alla facoltà di ingegneria e ultimamente come custode in una biblioteca. In passato è stato anche dipendente dell’impresa di pulizie “Fulgida”, che aveva vinto un appalto per le stesse strutture pubbliche, e alle Poste. «Taciturno, brillante e simpatico – prosegue Bobo – Sergio era anche intelligente e divertente. Lo ricordo come una persona un po’ introversa, siamo stati grandi amici». «La sua scomparsa mi ha colto di sorpresa, mi ha sconvolto – sono le parole del batterista Rolando Cappanera, docente di musica e membro della storica band heavy metal “Strana Officina” – e non posso dimenticare la bella persona che era Sergio. Ci vedevamo sempre con grande piacere, era bello passare del tempo con lui. Lo chiamavamo tutti “Il maestro”, proprio perché era un faro per noi nel suonare la batteria, lo faceva davvero molto bene. Io, ad esempio, sono un autodidatta istintivo, lui era il contrario: preparatissimo, con un’impostazione classica jazzista, tradizionale. Era stupendo vederlo suonare, lo faceva con grande qualità». «Abbiamo iniziato la carriera insieme, condividendo gran parte del nostro percorso – racconta il collega Carlo Cavallini – era un ottimo batterista, che dalla vita ha avuto meno di quanto si meritava». «Era il mio “fratellone” – racconta la cognata Giovanna Colombi – e lo adoravo. Era la persona più buona e più calma di questo mondo. Non ha voluto mai dirmi del cancro per non farmi preoccupare».

«Ha suonato con noi per 12 anni – spiega Claudio Bartoli de “I furminanti” – Una persona dolce, squisita, affabile, buona e generosa. Eravamo amici di infanzia ai Salesiani, io sono cresciuto in via Cherubini, lui in via Catalani, dietro al Tirreno: è stato un grandissimo batterista. La musica è sempre stata la sua passione principale, mentre io da piccolo ero più orientato verso il pallone e ho preso in mano la chitarra più tardi».

«Era una persona gentilissima e amabile – racconta il ristoratore Gian Paolo “Piulle” Castellani, suo grande amico – che ascoltava più che parlare, ma quando apriva la bocca dispensava consigli preziosi. Sono andato a trovarlo in ospedale tre giorni fa (quattro per chi legge ndr), rideva insieme a noi e scherzava. Purtroppo, invece, non era così: nelle ultime 24 ore della sua vita ha perso conoscenza ed è morto. Aveva un tumore».

«“Sergino” se n’è andato stanotte, provo tristezza nel sapere che non potrò più sentire il tuo incredibile tocco percussivo – così lo ricorda la musicista Aurora Loffredo – Come il non vedere più quella lunga barba tipica degli spiriti profondi e miti come i vecchi montanari. Per me che ti ho visto sin da piccola rappresentavi un grande mistero, nel tuo silenzio. Adesso vola libero nel tuo mondo che non ho mai conosciuto». Da ieri, a cura delle onoranze funebri della Svs di via San Giovanni, dopo il trasferimento del feretro al cimitero dei Lupi, è stata allestita la camera ardente. Il funerale verrà celebrato domani, alle 11, alla chiesa Nostra signora di Fatina, in Corea. l

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