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Minacce al nostro collaboratore: «Cancella tutti gli appunti o ti butto in acqua»

Minacce al nostro collaboratore: «Cancella tutti gli appunti o ti butto in acqua»

Livorno, si spaccia per poliziotto, pretende i documenti del giornalista e li fotografa. Il direttore del Tirreno e l’editore pronti ad avviare un’azione legale

11 febbraio 2021
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LIVORNO. Sono le 15 di mercoledì 10 febbraio sugli scali Rosciano. Un collaboratore del Tirreno sta facendo il proprio mestiere: deve fare un servizio sul presidio-protesta della "Associazione per la tutela e la conservazione delle tradizioni marinare e del porto Mediceo" che si svolge davanti alla sede dell’Autorità portuale. Una delegazione dei circoli (il così detto "popolo delle barchette") viene finalmente ricevuta a Palazzo Rosciano - in ballo ci sono le imbarcazioni che dovrebbero lasciare il Mediceo per far posto al porto turistico - e fa ritorno quando mancano pochi minuti alle 18.

Il nostro collaboratore, unico giornalista presente dopo quasi tre ore di attesa, raccoglie le dichiarazioni dei rappresentanti dei circoli: Roberto Lippi, Paola Turio e l’avvocato Antonio Bellesi. Attorno a loro si raduna una dozzina di persone, il nostro collaboratore scrive gli appunti sul smartphone.Deve scrivere sul giornale quello che è il punto di vista del "popolo delle barchette" dopo il recente ultimatum dell’Autorità Portuale. Vuole così dar voce alla controparte. Tutto normale, almeno fin qui.Ma subito dopo le interviste e i saluti cordiali, appena si allontana di qualche passo e rimane da solo viene avvicinato da un uomo che gli chiede gli appunti. «Devo andare via» è la risposta. Ma l’uomo insiste, e dichiarando di essere della polizia, gli impedisce di andarsene e pretende di conoscere nome e cognome. Non gli basta sapere che è un giornalista.

Poi chiama il resto del gruppo e inizia a gridare al nostro collaboratore che deve cancellare gli appunti e mostrargli i documenti «perché altrimenti ti butto in acqua».Una minaccia che viene chiaramente sentita dagli altri presenti. Una reazione improvvisa e inattesa: il giornalista evita di replicare alla provocazione - e fa bene, visto che gli animi si stanno riscaldando - ma è circondato da cinque o sei persone.A quel punto, per evitare guai maggiori, consegna il tesserino professionale e l’uomo lo fotografa ma ancora non è ancora contento. Si avvicina sempre più al giornalista e lo minaccia ripetutamente costringendolo alla fine a cancellare gli appunti dal telefonino. Solo allora lo lascia andare via. Il tutto davanti ai delegati dei circoli che, sorpresi e increduli, non intervengono.

Con le minacce e la violenza si è dunque cercato di impedire al collaboratore del Tirreno di fare il suo lavoro: un gesto inqualificabile e inaccettabile, ma che ovviamente non ha impedito al collega di realizzare egualmente il servizio. La cosa ancora più incomprensibile è che ad aggredire il nostro collega sia stato uno dell’associazione a cui il giornale voleva dare voce. In considerazione della gravità dell’accaduto, il direttore del Tirreno e l’editore già da questa mattina si attiveranno per avviare ogni azione legale utile per tutelare la sicurezza dei propri cronisti e in difesa della libertà di informazione.

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LE REAZIONI

Un giornalista, collaboratore del quotidiano Il Tirreno, è stato minacciato durante una manifestazione a Livorno. È quanto denunciano il presidente Sandro Bennucci e tutti gli organismi dirigenti dell'Associazione Stampa Toscana (Ast), e il presidente di Odg Toscana, Carlo Bartoli, che ha inviato oggi una lettera al prefetto di Livorno Paolo D'Attilio per segnalare quanto avvenuto. L'episodio non il primo caso che avviene a Livorno.

Come spiegato nella lettera, l'episodio si è verificato in occasione di una protesta nei pressi della sede dell'Autorità portuale. Il collaboratore "è stato avvicinato da un sedicente poliziotto che gli ha intimato con prepotenza di cancellare gli appunti presi e di consegnargli i documenti. L'episodio accaduto vicino a numerosi testimoni che per non sono intervenuti in difesa del giornalista". Odg Toscana ha chiesto alle autorità di fare piena luce e di adottare tutte le iniziative necessarie a contrastare ogni forma di minaccia o intimidazione nei confronti dei giornalisti. L'Ast si schiera con il collaboratore del Tirreno e anche con il direttore, Stefano Tamburini, con il Cdr e con tutto il corpo redazionale della testata, pronta ad affiancarli in qualsiasi iniziativa vogliano intraprendere per ottenere giustizia. Il sindacato dei giornalisti richiama, ancora una volta, l'attenzione del prefetto di Livorno e delle forze dell'ordine, affinché il lavoro dei cronisti venga tutelato in ogni forma.

Solidarietà al cronista del Tirreno minacciato arriva dal presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo.    "L'aggressione di cui è stato vittima il giornalista è particolarmente grave - sottolinea Mazzeo in una nota -, sia perché si tratta di un atto di violenza intimidatoria inaccettabile sia perché volta a impedire il diritto costituzionale del giornalista di informare e quello dei cittadini di essere informati. Chiedo, a nome di tutto il Consiglio regionale, che sia fatta piena luce su quanto accaduto e che se ne accertino le responsabilità affinché i responsabili ne rispondano davanti alla giustizia".

Su quanto accaduto è intervenuto anche il presidente della Toscana Eugenio Giani che parla di "un atto grave, per il suo fare intimidatorio ma anche perché volto a limitare uno dei capisaldi della democrazia: quello del diritto dei cittadini ad essere informati e dei giornalisti a informare". "Mi auguro - conclude Giani - che le autorità chiariscano velocemente quanto accaduto e prendano adeguati provvedimenti".

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