L’allarme
Ha ucciso, poi ha cambiato coltello
La moglie trovata senza vita nel letto, il marito ai suoi piedi. In cucina la colazione pronta
LIVORNO. Il male che gli era nato in testa si chiama Alzheimer e si è mangiato un giorno alla volta 60 anni di vita coniugale, l’affetto dei figli, di un esercito di nipoti e di tutti i ricordi buoni.
Il mostro che ha agito ieri mattina in un appartamento al quarto piano dello stabile al numero 37 di via Guarducci, strada di confine tra il quartiere Stazione e via Garibaldi, è cresciuto nonostante le cure e le richieste di ricovero da parte dei familiari, fino a trasformare Luciano Rinaldi, 85 anni, ex camionista e magazziniere, in un assassino; capace di uccidere la moglie Cosetta Barsotti, 81, tagliandole la gola con un coltello di quelli che si usano per il pane, mentre era ancora al letto a dormire.
«Dopo averla quasi decapitata - spiegano i carabinieri che conducono le indagini - è andato in cucina, ha cambiato coltello, è tornato in camera da letto, e ha cercato di togliersi la vita pugnalandosi al petto e al braccio».
Prima però ha staccato la luce e chiuso la porta d’ingresso con il chiavistello come se volesse restare solo dentro al buoi delle propria mente.
La scoperta del delitto
A scoprire il delitto, intorno alle 9,45, uno dei due figli della coppia che aveva accompagnato a casa dei genitori la badante che da qualche tempo aiuta i due anziani per i lavori domestici.
«Sono salita come faccio tutte le mattine - ha raccontato la donna agli investigatori - ma quando ho suonato non mi ha aperto nessuno. Ho provato da sola, ma la porta era chiusa dall’interno. Allora non avendo le chiavi dell’appartamento ho chiamato Valter, il figlio della coppia e l’ho avvisato».
A quell’ora, di solito, la signora Cosetta doveva essere già pronta per uscire di casa e andare fuori a fare la spesa, nonostante l’età e gli acciacchi che le rendevano impegnativi tutti gli spostamenti. «Camminava male ma non voleva arrendersi», racconta una vicina.
Invece della madre con le buste della spesa vuote, quando il primogenito, 57 anni, è salito per le scale e ha aperto la porta si è trovato davanti l’inferno. «Ho visto mia madre morta in camera - ha spiegato - mentre mio padre era seduto ai piedi del letto con il coltello ancora in mano».
Valter a questo punto si è precipitato in strada e ha chiamato i soccorsi. Quando i carabinieri sono arrivati nello stabile con gli avvolgibili azzurri e le piante all’ingresso, hanno dovuto attraversare la normalità di un appartamento dove vive una coppia di anziani prima di arrivare dentro alla camera dell’orrore.
L’orrore dentro la normalità
Sul tavolo di cucina i carabinieri hanno trovato la colazione pronta, in bagno gli asciugami freschi di bucato, in tutta la casa pavimenti puliti e finestre senza aloni.
«Oltre alla camera da letto - spiega chi è entrato - c’erano solo due cose fuori posto in tutto l’appartamento: il coltello che ha usato per uccidere appoggiato sul mobile della cucina e a terra nell’ingresso un punteruolo per affilare i coltelli».
Per il momento è difficile per gli investigatori fissare l’orario del delitto. Anche se l’omicidio potrebbe essere avvenuto tra le 7,30 e le 9 del mattino. Toccherà al medico legale Luigi Papi, incaricato dal pubblico ministero di turno Antonella Tenerani, ricostruire con esattezza la dinamica e i tempi dell’omicidio.
«Una tragedia annunciata - si sfogano i figli della coppia - abbiamo bussato a tutte le porte perché seguissero nostro padre ma ci hanno tutti voltato le spalle. In una città come Livorno per i malati di Alzheimer ci sono 16 posti letto».
Il marito fuori pericolo
Le condizioni di Luciano Rinaldi inizialmente sono apparse gravi. L’uomo è stato quindi soccorso dai volontari dell’Svs e trasferito in ospedale. L’ultimo bollettino medico arrivato in serata, però, racconta di un quadro clinico stabile. «Solo ferite superficiali». Tanto che già oggi l’uomo, arrestato con l’accusa di omicidio, potrebbe essere ascoltato dagli investigatori. Che ancora non sanno se si troveranno di fronte il mostro malato o un marito pentito.
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