Lucio Corsi e il debutto a Sanremo, il padre: «Niente Ariston, tiferemo per lui dalla tv»
È la vigilia del gran debutto del cantautore di Vetulonia all’Ariston
VETULONIA. È la vigilia del debutto di Lucio Corsi al Festival di Sanremo.
Il trentunenne cantautore castiglionese sarà il quinto maremmano di sempre a salire sul palco dell’Ariston, dopo la band arcidossina Santarosa, il gavorranese Erminio Sinni e le grossetane Liliana Tamberi e Jessica Brando.
Lucio è sbarcato ieri nella Città dei fiori, pronto a entrare nella centrifuga della più importante manifestazione canora, tra prove con l’orchestra, interventi alle radio, interviste. La stampa specializzata, dopo il primo ascolto, lo ha collocato ai primi posti con una pagella tra il 7 e l’8,5: un piccolo assaggio di quello che potrebbe accadere da domani. Corsi si esibirà per 26º, probabilmente in piena notte, ma i televisori degli spettatori maremmani resteranno accesi in attesa della sua esibizione.
«Non vede l’ora che sia tutto finito – dice il padre Marco Corsi, ex cameraman della Rai e di Teletirreno – Ci sentiamo più volte al giorno, mi sembra tranquillo, sta affrontando questa esperienza senza ansie e pressioni, con la riservatezza che da sempre lo contraddistingue. Per lui la partecipazione a Sanremo non è competizione, ma un arricchimento personale, che gli darà l’opportunità di lavorare tutto l’anno, di stare sempre di più al fianco del suo gruppo».
Marco Corsi, la moglie Nicoletta Rabiti e nonna Milena Marchetti – la fondatrice del ristorante di Macchiascandona, a 86 anni ancora in prima linea con i suoi insuperabili tortelli e che il cantautore definisce una maestra di vita – non seguiranno Lucio a Sanremo, ma tiferanno per lui dalla televisione.
«È meglio così, l’abbiamo concordato insieme – aggiunge il babbo Marco – Lucio ha preso da noi, non amiamo stare sotto i riflettori. Con nostro figlio ci sentiamo più volte al giorno, siamo felici se lui stia bene, ma è giusto che faccia il suo percorso. Lo aspettiamo al termine del Festival».
Val di Campo, una località nelle campagne di Vetulonia, torna frequentemente nei discorsi di Lucio Corsi: è la sua oasi di pace, il luogo nel quale nascono le sue canzoni, le sue ispirazioni.
“Volevo essere un duro”, il brano che presenterà da domani sera, è nato un anno e mezzo fa per il disco che sta preparando in vista della tournée che effettuerà con la sua band, con gli amici del Liceo Scientifico che lo accompagnano da sempre nella sua vita.
«Le canzoni non vanno pensate e forzate – è il pensiero di Corsi – Vanno amate a prescindere dalla strada che prendono. Il pezzo che presento a Sanremo è una ballata, la forma di canzone a cui sono più legato: mi consente di utilizzare parole in comodità, considerando la ricchezza della nostra bella lingua italiana. Le mie sensazioni? Sono emozionato, non impaurito. È un posto magico se ripenso a chi l’ha calcato, compresi alcuni artisti che amo da quando ho iniziato a fare musica».
Corsi ha attirato l’attenzione per la sua semplicità, il suo anticonformismo, ha scelto per la sua serata dei cover di duettare con un partner speciale, Topo Gigio, con il quale riproporrà un’icona della musica italiana, “Nel blu dipinto di blu”, di Domenico Modugno.
«L’hanno cantata tutti – dice – da Paul Mc Cartney a David Bowie, persino Massimo Troisi. Penso che un sogno così non ritorni mai più».