Mps, Banco Bpm e Unicredit: il futuro delle banche italiane e la guerra politica di Salvini
Mentre il governo cerca di mantenere una forte componente nazionale nel settore bancario, la reazione di Unicredit e l’operato di Andrea Orcel potrebbero ridisegnare gli equilibri: il punto della situazione
Il sistema bancario italiano sta vivendo un periodo di grandi cambiamenti, con operazioni che stanno scuotendo il panorama economico e finanziario del paese. A far parlare di sé, in particolare, sono le mosse di Unicredit, la maggiore banca italiana, che sotto la guida del suo Ceo Andrea Orcel sta portando avanti una serie di acquisizioni cruciali, tra cui quella di Commerzbank e la possibile scalata a Banco Bpm. Tuttavia, le dichiarazioni del leader della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, evidenziano un netto cambio di posizione rispetto a queste operazioni.
Il cambio di posizione di Salvini su Unicredit
A distanza di due mesi, le parole di Salvini sul sistema bancario italiano sono cambiate notevolmente. Il 30 settembre 2024, il leader della Lega sollevava una questione di principio: «Perché quando c’è un soggetto italiano che compra in Germania è un atto di stile e quando arrivano i francesi in Italia è un atto di fraternità?». Una domanda che sembrava sottolineare la disparità di trattamento tra gli investimenti esteri in Italia e quelli italiani all'estero. Ma a fine novembre 2024, Salvini ha assunto una posizione più critica nei confronti di Unicredit. «Unicredit ormai di italiano ha poco e niente, è una banca straniera», ha affermato. Aggiungendo che la Lega è molto interessata a garantire che altre istituzioni bancarie italiane, come Banco Bpm e Montepaschi (Mps), non vengano messe in difficoltà.
La privatizzazione di Mps e l'intervento del governo
La critica di Salvini si inserisce in un contesto più ampio di trasformazioni che coinvolgono Mps e Banco Bpm. Negli ultimi mesi, il governo di centrodestra ha portato avanti un’importante operazione di privatizzazione di Mps, che ha visto l'ingresso di un nucleo di investitori italiani: Banco Bpm, Anima (la sgr sotto OPA di Banco Bpm), Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio. Questi investitori hanno acquisito il 15% di Mps, venduto dal Tesoro italiano. L'operazione ha ricevuto il sostegno del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (anch’esso esponente della Lega), che ha visto in questa mossa una possibilità per consolidare un “terzo polo bancario” a trazione italiana. Un progetto che include l'integrazione di Banco Bpm con Mps e il supporto del Tesoro, che ancora detiene una quota dell'11% di Mps. Tuttavia, la scalata di Orcel su Banco Bpm ha messo in discussione questi piani e ha creato una frizione con il governo, tanto che lo stesso Giorgetti ha criticato l'operazione come «non concordata».
Le reazioni e le difficoltà di Unicredit
Nonostante le critiche, la minaccia di un intervento del governo tramite il golden power contro l'acquisizione di Banco Bpm da parte di Unicredit appare limitata. Le fonti vicine al dossier sostengono che, pur non essendoci margini per fermare l'acquisizione, Unicredit potrebbe trovare difficoltà nell’imporre modifiche operative che ne alterino i termini. Inoltre, non sembrano esserci rischi per la sicurezza nazionale, uno dei presupposti per l'applicazione di una norma tanto invasiva. Orcel, infatti, ha sempre dichiarato che l'acquisizione di Banco Bpm non comporterà spostamenti significativi all'estero, ma piuttosto rafforzerà la presenza di Unicredit in Italia, anche in vista di una possibile espansione in Germania.
Cosa accadrà a Mps se Unicredit conquisterà Banco Bpm?
Il futuro di Mps resta incerto, ma le previsioni più accreditate vedono la banca senese come una realtà ancora indipendente. Con un forte nucleo di nuovi azionisti privati, tra cui Anima, Delfin e il Tesoro, Mps potrebbe rimanere un player rilevante nel sistema bancario italiano, anche se con una gestione più privata rispetto al passato. Il Tesoro potrebbe continuare a mantenere la sua quota senza rischiare penalizzazioni dalle normative europee sugli aiuti di Stato. In questo scenario, Mps potrebbe anche assorbire alcune delle filiali che risulterebbero in esubero dalla fusione Unicredit-Banco Bpm.
E ora cosa succede?
Il sistema bancario italiano si trova a un bivio, con operazioni cruciali che coinvolgono alcuni dei suoi principali attori. Mentre il governo, rappresentato dalla Lega, cerca di mantenere una forte componente nazionale nel settore bancario, la reazione di Unicredit e l'operato di Andrea Orcel potrebbero ridisegnare gli equilibri, con l'obiettivo di rafforzare la posizione della banca in Europa. Se Unicredit dovesse davvero acquisire Banco Bpm, il futuro di Mps, pur rimanendo un'incognita, potrebbe assumere una forma privata, con il Tesoro che manterrebbe un ruolo strategico ma meno vincolante rispetto al passato. Resta da vedere come si evolveranno le dinamiche politiche e aziendali nelle prossime settimane, con l'incognita dell'integrazione delle due banche e le possibili resistenze che potrebbero emergere lungo il cammino.